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Michael Kiwanuka - Home Again - Universal (CD) – Recensione Rockol

Quando ci si accosta ad un artista estratto da "BBC Sounds of", la lista che il network britannico compila ogni anno per individuare i nuovi talenti della musica leggera, si hanno sempre delle aspettative piuttosto alte. Di solito la BBC non sbaglia un colpo: l'elenco delle "next big thing" che ha scovato in questi anni è lungo e comprende nomi come Adele, Lady Gaga e James Blake. Quest'anno il prestigioso sondaggio è stato invece vinto da una giovane star del soul inglese di soli 24 anni. Lui si chiama Michael Kiwanuka, è cresciuto nel nord di Londra ed è figlio di genitori ugandesi, fuggiti dalle grinfie del regime di Idi Amin Dada. Dopo aver fatto il chitarrista in patria per un po' di anni e aver pubblicato un paio di Ep solisti per la Communion Records, l'anno scorso ha firmato per la Polydor e ora dà alle stampe il suo disco d'esordio, "Home again".
Chiariamolo subito, Michael Kiwanuka ha grande talento. Possiede una voce e una forza interpretativa non comuni per uno della sua età. Lo si capisce sin dalle prime note di questo disco. Il primo brano in scaletta, "Tell me a tale", alterna spunti di jazz alla John Coltrane a fughe soul. Il tutto condito da orchestra e flauti: un inizio coi fiocchi. Kiwanuka ha studiato a fondo il libro della musica black e si sente: Otis Redding, James Brown e tutti i maggiori interpreti del soul americano per lui sono come una stella polare. Così come il cantautorato bianco di Bob Dylan, Paul Simon e Van Morrison.
Fin dalla traccia successiva, "I'm getting ready", il disco però si sposta su atmosfere più riflessive: ecco che la tradizione del folk-gospel si incontra con il più recente spirito indie di Bon Iver. Un altro colpo a segno. Il numero soul "I'll get along" suona invece come una versione moderna di "(Sittin' on) The dock of the bay". Tornano i flauti, tornano quelle atmosfere sixties dell'inizio. Merito anche del produttore Paul Butler, leader dei Bees e cultore sfrenato delle sonorità vintage.
Fin qui tutto bene, insomma. Peccato però che l'album si perda un po' con l'andare delle tracce. Le buone premesse dell'inizio infatti, piuttosto che rafforzarsi, calano e si sfilacciano alla distanza. Brani come la titletrack "Home again" e le ballate "Always waiting" e "I won't lie" non graffiano, nonostante siano confezionate in modo impeccabile. Anzi, spesso prestano il fianco sconfinando un po' troppo nel citazionismo tout court. Anche "Bones", che cerca di cambiare passo all'album con il suo incidere doo-wop e i coretti molto divertenti, non basta a risollevare l'inerzia. Il discorso però cambia proprio allo scadere, con "Worry walks beside me": qui finalmente ritroviamo un bello spunto di fondo, soprattutto chitarristico, e una progressione vocale alla Marvin Gaye. Un ottimo finale.
L'impressione di fondo però resta: "Home again" ci lascia un po' di amaro in bocca. Per carità, l'autorità della BBC non si discute e Michael Kiwanuka è un musicista dall'avvenire assicurato. Il suo disco d'esordio però ci consegna un talento ancora un po' acerbo, che al di là dei suoi riferimenti non sembra ancora aver trovato un suono, un'identità ben definita. Gli arrangiamenti delle canzoni sono sempre raffinati, la sua voce è registrata al punto giusto. Ma a livello profondo, quel livello che spesso solo la musica nera riesce a dare, si sente che manca ancora qualcosa.


(Giovanni Ansaldo)

TRACKLIST:

“Tell me a tale”
“I'm getting ready”
“I'll get along”
“Rest”
“Home again”
“Bones”
“Always waiting”
“I won't lie”
“Any day will do fine”
“Worry walks beside me”


www.rockol.it

Michael Kiwanuka - Home Again

Michael Kiwanuka - Home Again