MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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E Fossati rigido come un palo cantò, poi sorrise (L'amore fa)

L'ultimo concerto della carriera lunedì allo Strehler

Ma questo benedetto uomo così schivo e appartato com'è, non poteva dirlo alla fine, ieri sera a mezzanotte dal palco del Teatro Strehler durante l'ultimo bis, che quello era il suo ultimissimo concerto ever?
Invece è stata un'agonia, per quanto piacevole, lunghissima, l'ultimo tour (ever) di Ivano Fossati. Un annuncio contrario alla sua natura: ma allora, perché?
Non staremo certo qui a psicanalizzare il cantautore genovese, e per giunta gratis (non si fa, con un ligure). Però la domanda, sarete d'accordo, s'impone. Sarebbe anche bello che, da qualche parte e in un'altra vita - a Nizza o a Sori - prima o poi lui desse una risposta: da conservare insieme con l'idea che abbiamo di lui, quella almeno che lui stesso ci ha costruito dentro in tutti questi anni attraverso le sue canzoni.
Adesso il rischio è che si scriva Ivano Fossati 1969-2012, come riferimento di carriera artistica naturalmente, facendo i dovuti scongiuri. Ma è un rischio davvero, questa non era mai successa: il definitivo nella vita creativa non esiste infatti, va' a sapere da che parte rispunterà la testa internamente irsuta dell'Uomo che ama viaggiare, vivere in Francia, e incontrare meno cristiani possibile.
Comunque sappiate che il concerto finalissimo allo Strehler è stato bellissimo. Scusate i superlativi. Ripeto: bellissimo. Ci sono andata con il mio braccino al collo, avanti e indietro in poche ore da Torino: ci ho visto pochi miei colleghi, e Severgnini tutto solo e bianco bianco di capelli, Noemi la cantante dai capelli invece rosso-fulmine estivo, Giulio Casale il cantautore che quando faceva Gaber lo imitava che mi faceva persin spavento, Dori Ghezzi che è sempre di una bellezza sfolgorante. Nessun altro vip, ché gli sembrerà brutto andare a onorare un collega; mi aspettavo di vedere Gad Lerner, un vero fan che quando era alla Stampa voleva sempre grandi pezzi su Fossati. Non c'era. C'era anche qualche posto vuoto, soprattutto in galleria (a forza di fare il ritroso...)
Ho visto i discografici, una pletora: ma sempre seduti fuori, loro, ché di queste cose vogliono sapere solo alle riunioni operative con i budget in mano (il risultato è sotto gli occhi di tutti) ; chissà perché viene in mente Goebbels: "Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola".
Ma questa è la cultura del cuore: "Cose che fanno ridere/L'amore fa/Cose che fanno piangere....", canta "L'amore Fa", una canzone di IF che adoro e che lui ha naturalmente cantato con ottimo intervento del suo micidiale bassista, Max Gelsi, il più bravo in assoluto di questa band marca leone: come si permette, Fossati, di disfare una simile formazione? Gli hanno anche dedicato a sorpresa "The End", il pezzo dei Beatles da "Abbey Road" ("The love You take/Is equal to the love You make") ma non crediate che si sia strappato i capelli dalla sorpresa: ha alzato un sopracciglio in segno di emozione. Ma intanto nel finale - e lui non ne sapeva nulla - sono arrivati tutti i suoi musicisti del passato, e il Fossatone un poco ha sbarellato, e anche i sei minuti di standing ovation e la pioggia di coriandoli finale avranno messo a dura prova il self-control, tanto che ha preso il flauto e ha sfornato sul momento "Dolce acqua", piena epoca Delirium. Incredibile. Insomma, è partito rigido come un palo, ha cominciato a sorridere strada facendo, come se diventasse sempre più leggero, mentre si cancellavano i minuti che ancora lo allontanavano dalla libertà.
Sono state tre ore di concerto pieno (a Fossati, Springsteen gli fa un baffo), con l'Uomo inizialmente sulle sue come sempre sul proscenio. Via via che il repertorio scorreva fluido, con quei concetti (così poco pop e così poco Emma) così difficili da tradurre in canzone per chiunque tranne che per lui, ha pescato da tutti gli album, fin da "La mia banda suona il rock" del '79 (ma la title track neanche morto). Si sono colte la complessiva profondità di idee, l'unitarietà di stile, la capacità di rielaborazione musicale, la modernità, la fuga continua dalla banalità. Mi piace ricordare "Il disertore" di Boris Vian: un suo tradizionale cavallo di battaglia, che praticamente solo lui ha tenuto in vita. E adesso?
Il concerto uscirà in DVD, lo godrete comodamente a casa vostra. Io sono strafelice di averlo visto per l'ultima volta dal vivo (ma se cambia idea, non ci vado più neanche morta).
Per ora, la scaletta:
Viaggiatori d'Occidente (Ventilazione, 84)
Ventilazione La Decadenza (Decadancing 2011)
Quello che manca al mondo (Decadancing)
Quello che manca al mondo (Decadancing)
Stella Benigna (Macramé 1996)
Settembre (Decadancing)
Lindbergh (idem, 1992)
Mio Fratello che guardi il mondo (Lindbergh)
L'Amore fa (L'Arcangelo 2006)
Ho sognato una strada (L'Arcangelo)
Cara Democrazia (L'Arcangelo)
Il disertore

La crisi (La mia banda suona il rock, 1979)
L'amore trasparente (Musica Moderna, 2008)
L'orologio americano (Macramé)
Carte da decifrare (idem 1993)
La musica che gira intorno (Le città di frontiera 1983)
Tutto questo futuro (Decadancing)
C'è Tempo (Lampo Viaggiatore 2003)
E di nuovo cambio casa (La mia banda suona il rock)
Di tanto amore (La mia banda suona il rock)
I Treni a vapore (Buontempo 1993)
Bis
Una notte in Italia (700 giorni, 1983)
La Pianta del Té 1988)
La costruzione di un amore (Panama e dintorni, 1981)
Il Bacio sulla bocca (Lampo Viaggiatore, 2003)
Buontempo (700 giorni)


Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Ivano Fossati - Dolce acqua - L'ultimo bis dell'ultimo concerto - Milano, 19 marzo 2012

Ivano Fossati - Dolce acqua - L'ultimo bis dell'ultimo concerto - Milano, 19 marzo 2012