MUSICA




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Marco Alemanno legge ''Le rondini” in un commosso addio spezzato dal pianto

L'addio al compagno Lucio Dalla








www.repubblica.it

Re: un bel tacer non fu mai scritto....

non so a chi attribuire la frase ma non importa, ciò che importa è che ieri più di una persona han perso l'occasione di tacere ( e non mi riferisco al suo compagno). Una volta tanto che non si "ostenta" il mondo gay, possibile che qualcuno , pur di mettersi in mostra, voglia dire "la sua"?!!!!!!!!

Re: un bel tacer non fu mai scritto....

penso che ci sia differenza dall'ostentare un tipo di comportamento sessuale o invece nel rispondere negativamente ad una diretta domanda fatta in passato da più di un giornalista analogamente da quanto fatto da Renato Zero. Il vboler negare a tutti costi una evidente realtà per certi artisti, purtroppo bisogna convenire con l'Annunziata, fa pensare ad una sorta di conveniente ipocrisia...

L’Annunziata è stata a dir poco inopportuna con le sue esternazioni a funerali in corso

A quale scopo avrebbe dovuto dichiararsi? Per far felice gente come lei o come Busi, un bestemmiatore che ha anche elogiato la pedofilia? Sono sicuro che Dalla fosse molto più felice di quanto non lo sia gente che nascondendosi dietro citazioni intellettuali fa solo chiacchiere da parrucchiera. Non sopporto l’ostinazione di voler scoperchiare la sfera privata di una persona appena scomparsa con una violenza intollerabile da parte di alcuni bigotti perbenisti o di gay eccessivi che in questo modo si dimostrano più moralisti dei primi. L’assioma per cui chi è omosessuale deve necessariamente fare coming out per non essere ipocrita è il primo pregiudizio cui i gay devono far fronte. Libertà, infatti, è anche quella di poter vivere la propria identità sessuale senza clamori o dichiarazioni ad effetto.

Magari la sua presunta storia con Marco non era una relazione omosessuale standard ma qualcosa di diverso. Considerata i quasi quarant’anni di differenza d’età, magari il desiderio di dare e ricevere affetto dal figlio mai avuto. Noi che ne sappiamo? Ma soprattutto che diritto abbiamo di giudicare e di pontificare a maggior ragione ora che non può difendersi? Il coming out deve essere una scelta, non un’imposizione sociale ed è un diritto anche quello di scegliere di vivere la propria eventuale omosessualità in modo privato. Qualunque fosse il ruolo di Marco nella vita di Lucio, sicuramente era qualcosa di bello, e nessuno prima della morte di Lucio si era permesso di alludere. Essere compagni di vita ha una miriade di significati, e dietro una parola come questa non è che necessariamente si debba nascondere qualcosa di sporco o sessuale. Ma siamo in Italia e resteremo anni luce dietro altri paesi che hanno fatto passi da gigante in questo.

Lucio Dalla, la privacy senza maschere

E si farà l’amore, ognuno come gli va...»: il verso della più bella canzone di Lucio Dalla, «L’Anno che verrà», esprime alla perfezione filosofia ed etica dell’artista: liberale, tollerante, discreto. Delle scelte personali, familiari, di preferenza sessuale, Dalla non ha mai voluto parlare in pubblico, neppure quando il clima culturale italiano, ormai assai meno conservatore dei giorni del suo debutto, avrebbe accettato senza problemi una netta dichiarazione di stili di vita.

Pur consapevole dell’affetto del pubblico e della maturazione dell’opinione pubblica, mai Dalla ha deciso di affrontare il tema e solo le persone a lui più vicine, la famiglia, gli amici cari, sanno perché, se per privacy di star abituata da sempre al palcoscenico, pudore di sentimenti da italiano nato il 4 marzo 1943 o discrezione di cattolico ai nostri difficili tempi, tra precetti di fede e tumulto di vita. In uno dei suoi testi vintage, il poco ascoltato retro del 45 giri di Sanremo 1967 «Lucio dove vai?» si chiede «Lucio chi sei tu?

Un vestito diverso non ti cambierà... Lucio chi sei tu? Perché hai coperto col berretto rosso

il grigio che c’è in te? E non sai più perché lo fai. Ridi, ridi. Lucio come stai? Le tue bugie ora le pagherai.

Lucio come stai? Cosa salvi dei momenti colorati che tu chiami vita?...». Un poeta sa dire la verità, anche senza virgolette no?

Chiusa la cerimonia nella cattedrale della sua città, invece, Dalla è stato trascinato in un dibattito postumo sull’outing, la decisione degli omosessuali di vivere a viso aperto la loro vita. C’è chi lo ha criticato per non averlo fatto, chi ha obiettato al doppio standard - tanti davano per inteso che Dalla fosse gay, ma senza dichiararlo -, chi ha accusato i cattolici di ipocrisia per la messa, chi ha preferito prendersela tout court con il nostro Paese, sempre pronto a far finta di nulla e tirare a campare. Coinvolti nella rissa i familiari, ignari e ancora in lutto.

Mi sono chiesto che cosa Dalla avrebbe detto del can can: credo nulla, credo avrebbe, ancora una volta, glissato. Le sue idee di amore, sentimenti, famiglia, erotismo, rapporti stabili o casuali, sensualità, affetti, passioni, flirt, matrimonio, fedeltà, innamoramento, desiderio, le abbiamo chiarissime dalle sue canzoni. Come Lucio la pensasse davvero sulle questioni cruciali di cuore, anima e corpo lo apprendete, amandole, dalle sue parole e note. Il «dibattito» cacofonico e greve, non aggiunge nulla.

Dalla ha fatto una scelta di assoluto riserbo, ma senza nascondersi o mascherarsi, niente false «fidanzate», «girlfriend» o «mogli» per lui come per altri artisti. Ho avuto modo di osservare su Twitter che sarebbe stato opportuno rispettarne il riserbo, non per ipocrisia, tartufesca prudenza o sessuofobia becera. Perché è giusto che ciascuno scelga la propria identità, pubblica, privata, di affetti e valori, e che tutte abbiano pari dignità nella nostra comunità finalmente capace di «fare l’amore ognuno come gli va». Discriminazioni contro qualunque identità sono odiose e vanno contrastate. Ma anche la scelta di tenere per sé e i propri cari l’intimità più importante va tutelata, per le star e per gli sconosciuti. Non è «vergogna» o negazione di sé, è rispetto, vera tolleranza. Nessuno ha il diritto di imporre agli altri un codice, qualunque questo codice sia, e schierare i morti a dispetto della loro volontà da vivi non è anticonformista, è un po’ maramaldo ed è bene che non diventi norma di un Paese civile. Lucio Dalla lo sapeva già, cantando in «Disperato erotico stomp». «Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale...».



Gianni Riotta

www.lastampa.it