MUSICA




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Sanremo, il talent dei talent show, un guaio difficile da risolvere

Il talent show dei talent show. Questo è diventato il Festival di Sanremo e non se ne esce ormai neanche con la Golden Share, che l'anno scorso dalla sala stampa aiutò a far vincere Vecchioni mentre oggi si è limitata a spingere al terzo posto Noemi che stava in zona Cesarini. E' diventato un destino che i figli Mediaset di Maria De Filippi, da Marco Carta a Valerio Scanu a (ora) Emma, prenotino il primo posto nella kermesse. E' un fenomeno figlio del televoto, massima (e a volte un po' sospetta, s'è visto in passato) forma di democrazia televisiva, frequentato da giovanissimi, da communities e da social network. Va da sé che il gatto si morde la coda: più vince qualcuno di «Amici», più si sceglieranno per Sanremo ragazzi da «Amici» o «X-Factor», e meno si troveranno personaggi di buona caratura in generazioni più avanzate disposti a candidarsi alla gara. Solo gli snob autentici, da Vecchioni ai Marlene Kuntz a Finardi, hanno risposto all'invito di Morandi; ma l'esito di questo giro scoraggerà ulteriori candidature in futuro.

Le ragioni della deriva della kermesse, la sua trasformazione in talent show dei talent show, dura strisciante da quando X-Factor e Amici si sono presi il monopolio della formazione dei futuri artisti italiani: le case discografiche multinazionali, poche e sbandate nell'ultimo decennio almeno per proprie colpe e mancanza di fiuto sul futuro, hanno abdicato da tempo al ruolo di ricercatori di talenti. Sony ha trovato più conveniente metter su in proprio un format mondiale come X-Factor, dove far quattrini reclutando aspiranti divi; in Italia però è Amici soprattutto a promettere l'alloro sanremese, per una qualche propensione in più all'utilizzo di materiale umano ruspante.

Sarebbe però ingeneroso non ricordare che diversa è l'attitudine della discografia indipendente: con la Sugar Caterina Caselli ha lanciato l'anno scorso Raphael Gualazzi, mentre quest'anno è toccato al premio della critica Eric Mou. Altri si agitano con risultati discontinui, e da Fae nza arriva il tamburo battente delle associazioni degli indipendenti. Ma ora bisognerà ricominciare, ancora una volta, tutto da capo.



Marinella Venegoni



www.lastampa.it