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Celentano contestato all'Ariston

Contestazioni e fischi, ma anche applausi, all'Ariston. Polemiche fuori. Adriano Celentano torna a Sanremo nella serata finale e fa di nuovo discutere. Riprende il tema del suo primo intervento, l'attacco a Famiglia cristiana e Avvenire, e rilancia. Dalla platea arrivano fischi e urla ("Basta, basta", "Predicatore) e applausi. Il Molleggiato si interrompe, poi ricomincia a parlare. Canta due canzoni e fa un duetto con Morandi. In tutto resta sul palco una mezz'ora scarsa. Ma tanto basta a riaccendere gli animi.

Uscendo dal teatro Ariston, Claudia Mori incontra il consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro, che nei giorni scorsi ha duramente criticato Celentano e, stringendogli la mano, gli dice: "Complimenti per la buffonata che ha organizzato". Un chiaro riferimento alle contestazioni durante l'intervento del Molleggiato.

Ambienti della Rai, in una valutazione a caldo, esprimono un certo sollievo perché Celentano "ha fatto il
suo lavoro in modo corretto e attento: c'è soddisfazione per il suo discorso, vicino agli uomini, alle donne, alla realtà. E' stato bello ascoltarlo".

Ma poco dopo il presidente della Rai Paolo Garimberti giudica "di cattivo gusto il fatto che Celentano sia tornato ad attaccare i giornali cattolici, totalmente fuori contesto le teleprediche e il modo in cui sono stati toccati argomenti alti che andrebbero toccati in diverso contesto e con ben altro livello intellettuale". E poi esprime la sua "piena solidarietà al consigliere Antonio Verro che è stato fatto oggetto di un comportamento inqualificabile e inaccettabile da parte della signora Mori. Le tensioni di Sanremo non giustificano in alcun modo accuse gratuite ad alcun rappresentante della Rai".

Se Famiglia cristiana affida la sua replica immediata a Twitter, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio scrive che "non si prendono in giro milioni di persone, non si può pensare di riuscirci, neanche se si canta bene, si ottiene 'carta bianca' dalla Rai. Peccato. Davvero peccato". "Caro Celentano - continua - la delusione resta e s'aggrava. E come s'è capito in diretta tv non è solo nostra". Secondo il giornale dei vescovi, "cancellare uno schiaffo in faccia alla verità è difficile. Ed è difficile chiedere scusa a se stesso prima che a chiunque altro (nessuno di noi lo aveva preteso) allungando incredibilmente la lista dei presi di mira. Difficile, quasi, come gridare, sperando di essere creduto, che Avvenire e Famiglia Cristiana sono fatti da giornalisti che non si curano di Dio e distolgono lo sguardo dalla vita e della morte degli uomini e delle donne del nostro tempo (lui dov'era quando Avvenire chiedeva alla Rai di far parlare quelli che lottano la vita e si misurano col dolore e la morte?)". "Ma probabilmente - si legge ancora nel corsivo - è ancora più difficile pensare di poter sostituire un indicativo condito di imperiosa malizia ('Avvenire e Famiglia Cristiana devono chiudere definitivamentè) con un condizionale ingeneroso e furbetto ('andrebbero chiusi se...')".

E Dino Boffo, direttore di Tv2000 ed ex direttore di Avvenire, parla di "falso in atto pubblico". "Non si può mistificare la realtà. Dov'era Celentano quando le testate cattoliche parlavano di Eluana Englaro? Quando soprattutto Avvenire parlava di rispetto e di difesa della vita e della famiglia? Dove era Celentano in tutte le battaglie che abbiamo portato avanti per tutte le Eluane che oggi vogliono vivere e che non voglio essere abbandonate?". E ancora: "Sul quotidiano Avvenire si possono dire tante cose. L'ho guidato per 14 anni e si può anche dire che non è un bel giornale ma non si può certamente dire che non parla di vita e di Dio".

Lapidario Franco Siddi, segretario della Fnsi, il sindacato dei giornalisti: "Per fortuna Sanremo è finito, forse Celentano lo prendiamo troppo sul serio e bisogna far scivolare le sue parole per quello che sono, confuse anche se sono chiacchiere che pochi come lui possono fare a 16 milioni di italiani". "L'unica cosa positiva - aggiunge - è che nessuno abbia impedito la sua libertà di parola, che tuttavia grazie alla Rai raggiunge una potenza che la corporazione 'coalizzata' contro di lui non potrà mai avere. Sul diritto ad esistere dei due giornali cattolici, Famiglia Cristiana e Avvenire, non sarà lui a farci cambiare opinione e penso che gli italiani ora sono più avveriti. Tutti giudicano come vogliono, ma chi pretende di parlare del divino in questo modo deve fare i conti con chi pensa che Dio ha scelto la via della discrezione e non dell'audience televisiva per manifestarsi".

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