MUSICA




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Sanremo, e noi paghiamo - Festival Rai: spreco di soldi pubblici senza spettacolo

Lasciamo perdere Luca e Paolo, ce li potevamo risparmiare, e sorvoliamo anche sull’ondata di stecche che si è abbattuta sul Festival come uno tsunami. Ma questi sono cantanti o ciabattini? Eppoi la storia ridicola del sistema di voto. Che figuraccia per la Rai! Se ne sono accorti in molti, pure in sala stampa: tant'è che i fischi non sono mancati. Meno male che c’è Rocco Papaleo, vera sorpresa (noi ci avevamo scommesso) della serata, capace anche di sostituire l’inutile valletta. Meglio se la Ceca resta ricoverata. Oddio non è che Belen e la Canalis siano ‘sta gran cosa, bellezza a parte. Ma siccome il corredo serve...
SERVIZIO PUBBLICO A USO PRIVATO. Detto ciò il nodo, il clou della serata, il momento catartico, è stato l’one man show di Adriano Celentano, un uomo capace di cannibalizzare il Festival ancor prima di aver aperto le fauci. E nella serata inaugurale ha mantenuto le promesse.
Dopo il blocco pubblicitario delle 22,15 il palco dell’Ariston è diventato suo, come se la Rai glielo avesse appaltato. Non per essere monotoni, ma trattasi di abuso del servizio pubblico per uso privato. Troppa grazia per uno solo.
Peccato, però, che non abbia affatto strabiliato. Anzi ha quasi annoiato, nonostante i botti, le scene apocalittiche da fine del mondo, gli spezzoni di guerra, l’arrivo sul palco salutato dalla finta ovazione del pubblico presente in sala, la finta rissa con Pupo e la faccia contrita di Gianni Morandi.
L'ATTACCO ALLA CHIESA COME DA MENU. Si parte con l’attacco alla Chiesa, con i sermoni dei preti che non si sentono, con la mancanza di spazio data agli ultimi, senza risparmiare il Vangelo, la Bibbia, il Paradiso e i giornali inutili come Famiglia Cristiana (che lo ha duramente attaccato) e Avvenire, che dovrebbero chiudere perché non parlano di Dio.
Ah già, lo fa lui….Eppoi tira dentro Luca di Montezemolo con i suoi treni e i vip presenti in prima fila, da Massimo Giletti ai vertici della Rai.

Il bello, o il brutto, arriva con l’apparizione dell’attrice che impersona l’Italia, con cui lancia la sua canzone. Irriverente? No. Sarcastico? Nemmeno. Ironico? Figuriamoci. Fuori dal coro? Bella fatica. Inutile? Si, molto. Ma soprattutto arrogante.
Soprattutto quando parte con la sparata contro la politica e il popolo sovrano chiamando Rocco Papaleo a fare da maître a sua Immensità.
Domanda semplice: ma quale luce ha visto Celentano? Quella di Antonio Di Pietro, del quale difende la scelta fatta del Referendum sostenendo che la Consulta ha commesso un errore.
PURE PAPALEO HA DA DIRE SUL GOVERNO. Papaleo si esercita sul governo Monti, accusandolo di essere facile «all’ossido dei partiti» e di non essere stato eletto. E a quel punto la platea, libera dai lacci e laccioli della Rai, acclama Papaleo, vera star.
Non Celentano, ormai ridotto a recitare l’ombra di se stesso, costretto a fare il giullare di una corte che non c’è, finendo con il battibeccare (tutto preparato) con Pupo, attaccato da Celentano che a sua volta lo attacca dicendo: «Tu non sei nessuno». «Tu hai la verità in tasca».
LA FALSA RECITA (CON LITIGATA) DI PUPO. Sceneggiata o farsa? Anche l’attacco alla Rai, al direttore generale, Lorenza Lei, sul caso Santoro è una sceneggiata o una farsa? Pupo, terzo attore in commedia, recita così male da non convincere nemmeno sua madre.
Assurdo, folle, demenziale. Perché quando i giullari si sentono Re e decidono quali sono le regole giuste o quelle errate, significa che qualcosa di sbagliato sta accadendo. E sì, buttiamola in vacca con una versione casereccia che più casereccia non si può dei Blues Brothers de’ noantri.
Ma davvero la Rai ha speso tutti questi soldi per questa buffonata? E legittimo, lecito, concedere un palco come quello di Sanremo a uno che non sa più cosa dice? Consulta, referendum, popolo sovrano, elezioni, governo, sono cose da maneggiare con cura, non in modo superficiale e sciocco. Andando persino contro l’azienda che ti ospita, oltre che contro il solito Aldo Grasso del Corriere della Sera.
IL CORAGGIO DI ESSERE SERVIZIO PUBBLICO. Perché Morandi ha fatto da spalla a Celentano? E ora la Rai avrà il coraggio di essere servizio pubblico oppure si mostrerà canagliescamente coniglia? Viene la voglia di stendere un velo pietoso. Anche quando il Molleggiato attacca la Francia e l’Europa cinica e armata sino ai denti.
No, a questo punto è giusto alzare il sipario sulle polemiche. Tutte e senza censure, visto che secondo Celentano e Morandi la Rai censura. Bene, bravi, sette più. E, per favore, lasciate stare Dio. Un’altra cosa da maneggiare con cura, molta cura. Limitatevi a cantare, per favore, almeno quello resta accettabile, sapendo maneggiare la materia.



Renato Stanco

http://www.lettera43.it/attualita/39864/sanremo-e-noi-paghiamo.htm

Mercoledì, 15 Febbraio 2012