MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Sanremo, debutto del CeleFest - Passione (e pagelle) per i 14 big

Stasera, per problemi al sistema di rilevazione della giuria demoscopica, torneranno a esibirsi tutti quanti.


Mi hanno mandato gli auguri in tanti, alla vigilia del Festival. Come se dovessi compiere gli anni, come se cantassi pure io. Invece ho ascoltato per voi, e qui scrivo via via che le ragazze e i ragazzi (giovani, vecchi, coppie...) in gara scendono dal palco.


DOLCENERA: CI VEDIAMO A CASA
Discopop e discoimpegno, da ballare storditi dentro una cascata di effetti speciali. Sarà carina, l'avranno messa lì per prima come specchietto per attirare i ggiovani. Ma c'è del superfluo nella musica, la linea melodica è banale, non ha appeal la voce, è banale pure l'idea del testo: che vuole il disagio giovanile placato nella sicurezza dell'amore casalingo.
Voto: 4

SAMUELE BERSANI: UN PALLONE
E' il re delle metafore, outsider spaesato a Sanremo. Il pallone rubato che rotola per pericoli e speranze e rifiuti rappresenta l'Italia. Il brano ha idee, struttura non convenzionale, ritmica sferragliante, echi vintage, ponderata lievità.
Voto: 8

NOEMI: SONO SOLO PAROLE
Una voce che comporta un repertorio scelto, può arenarsi. Qui l’avvio è difficoltoso assai, poi - anche se il ritornello si rivela il più appiccicoso del Sanremone - il pezzo di Fabrizio Moro non convince, non prende e non aiuta l’interprete.
Voto: 5

FRANCESCO RENGA: LA TUA BELLEZZA
Superlativa resa vocale: la bravura fredda, frutto di anni di studio, è come riscaldata dalla capacità di comunicazione, in un brano poco convenzionale e molto tecnico che è un inno d’amore. L’emozione per la bellezza fisica diventa uno spunto morale.
Voto: 7

CHIARA CIVELLO: AL POSTO DEL MONDO
Pianista e cantautrice, la voce big più sconosciuta ai non jazzomani, nel pop perde un po’ di smalto e sicurezza, e peccato per la sofisticata milonga e le sue scalate nervose, fra fisarmonica e violini spiegati.
Voto: 6

IRENE FORNACIARI: GRANDE MISTERO
La figlia d’arte si scatena in una filastrocca zoofila e quasi rock di Van De Sfroos, cantando i misteri della natura. E’ anche uno dei pochi pezzi trascinanti in gara, piacerà ai bambini e ai grandi che vogliono tirarsi su con il morale.
Voto: 7

EMMA: NON E’ L’INFERNO
Il pop della crisi by Kekko viaggia fra «Signor Tenente» e i Modà, e trova una portavoce accorata e convinta nella pasionaria bionda, qui nei panni di un sessantenne che prega in preda all’angoscia per il futuro. Lei è brava, la canzone un po’ stucchevole.
Voto: 5

MARLENE KUNTZ: CANZONE PER UN FIGLIO
Alfieri del mondo indie, sono gli unici letteralmente rock in questa tornata sanremese. La ballad s’inerpica subito sulle chitarre, spezzate da una tromba inquieta. Cristiano Godano dà voce magnetica al tema del rapporto fra stupidità e felicità.
Voto: 7

EUGENIO FINARDI: E TU LO CHIAMI DIO
Prova interpretativa superba di un artista che migliora con il passare degli anni. Qui è alle prese con il non agile tema del bisogno umano di spiritualità, efficacemente risolto in melodia soprattutto grazie all’appassionata intensità di Finardi.
Voto: 8

GIGI D’ALESSIO/LOREDANA BERTE’: RESPIRARE
Specchi di Montecitorio oggi, dove niente è impossibile, il neomelodico e la rockettara si uniscono in un pop ritmato e lieve dove l’Autore (travolto) fa volontariamente da spalla, e la Sulfurea canta la propria nota resistenza alla felicità.
Voto: 6

NINA ZILLI: PER SEMPRE
L’ampio pezzo parte con qualche fatica, sognando Mina, le sue note e le sue grandi canzoni d’amore classiche dei primi Sessanta; poi s’inerpica e la bella Zilli porta alla fine la notevole impresa senza sbavature, ma non le resta il tempo per l’emozione.
Voto: 6.

CARONE E DALLA: NANI’
Echi della poetica dalliana e freschezza adolescenziale del più bravo figlio di «Amici» si mescolano nella ballata a presa rapida, fra candore e furbizia consumata, elettronica e chitarra, nell’eterna storia del ragazzo innamorato della prostituta.
Voto: 7

ARISA: LA NOTTE
Dimenticare il personaggio bamboleggiante. Arisa diventa drammatica e somatizza un amore perduto: la voce rischia l’anonimato, poi si riprende complice l’ottima orchestrazione di Mauro Pagani (ma ridateci l’occhialona svaporata).
Voto: 6

MATIA BAZAR: SEI TU
Sono tornati un pochino alle origini, morbidamente soft, da ascolto disinvolto. E’ tornata anche Silvia Mezzanotte, alla quale va riconosciuto lo sforzo di tentare di abbandonare l'antico vizio del virtuosismo a tutti i costi.
In bocca al lupo a tutti quanti.Voto: 5


Marinella Venegoni
www.lastampa.it