MUSICA




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Neil Young: 'Il digitale non favorisce la musica, la degrada'

Sono le opinioni di una persona nata nel '45, che ha visto non i Cd, ma le musicassette, invadere il mercato quando aveva già superato i trent'anni, ma comunque di una persona che in quarant'anni di carriera ha sfornato la bellezza di trentaquattro album e che unanimemente è considerata tra i più grandi cantautori viventi: Neil Young, che già qualche giorno fa espresse la sua opinione riguardo alle moderne tecniche di registrazione, è tornato - in senso più lato - sull'argomento, dichiarando come, a suo avviso, l'universo digitale - invece che favori la musica, sotto ogni aspetto - la stia degradando. "Il mio obbiettivo? Cercare di recuperare l'arte che ho praticato negli ultimi cinquant'anni", ha detto il rocker canadese nel corso del suo intervento alla convention D: Dive Into Media: "Sfortunatamente, viviamo nell'era digitale. Era che non favorisce affatto la musica, ma la degrada". Il riferimento, oltre che alle tecniche di registrazione moderne, è anche - e soprattutto - alla modalità di fruizione di massa, il cui standard di è ormai attestato all'mp3 ascoltato su lettori portatili come l'iPod: "Steve Jobs è stato un pioniere della musica digitale, e l'eredità che ci ha lasciato è impressionante. Quando però tornava a casa dal lavoro e voleva ascoltarsi un disco, metteva sul piatto dello stereo un vinile. E, vi prego di credermi, se avesse avuto la fortuna di vivere abbastanza a lungo avrebbe cercato di fare la stessa cosa che sto cercando di fare io". Il problema, secondo Young, non è tanto il formato digitale in sè, quanto lo standard di riproduzione degli mp3, troppo basso per rendere giustizia alla musica riprodotta: "Non è che il digitale sia peggiore dell'analogico, è il modo nel quale lo si impiega che - secondo me - non rende giustizia all'arte: gli mp3 hanno solo il 5 percento dei dati inclusi nel file di registrazione originale. Avete capito? Siamo nel 2012 quello che ascoltiamo è il 5% di quello che abbiamo registrato nel 1978. Le dinamiche dell'era digitale hanno costretto le persone a scegliere tra qualità e convenienza: una scelta, questa, seguita da una decisione che nessuno avrebbe mai dovuto prendere. Altro che 'Occupy Wall Street'... 'Occupy music'".
Sempre nel corso dello stesso intervento, Young ha difeso in egual misura tanto le case discografiche quanto i "pirati", ovvero gli utenti del Web dediti al file sharing di file coperti da diritto d'autore: "La cosa che mi piace delle case discografiche è che, nonostante tutto, siano ancora capici di crescere un artista. Il fatto che negli ultimi tempi abbiano compiuto scelte sciagurate non comprendendo affatto quanto il Web stesse diventando importante è perché le etichette sono dirette da gente che si occupa di musica e di registrazioni in studio. Gente che vive in un altro mondo rispetto alla Silicon Valley". E, sui "pirati": "La pirateria, come la chiamano, è la nuova radio: E' così che la musica gira. Ed è questo il mondo nel quale stanno crescendo i ragazzi". L'idea di Young per riconciliare le parti sarebbe quella di lasciare agli mp3 il compito di rappresentare gli "assaggi" gratuiti in Rete - magari su piattaforme come Spotify - che stimolino l'acquisto di file dalla definizione molto più alta distribuiti in modo sicuro dalle case discografiche: "Ne parlai anche con Steve Jobs, a suo tempo", ha assicurato il rocker, "Ma dalla sua morte non è più successo granché...".
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