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Il tour kolossal della Pausini

Rock e pop nel nuovo concerto della cantante che debutta al Forum il 22 dicembre: "Stavolta ballo e volerò sul palco"

di Paolo Giordano


E invece no. A molti il successo spegne l’entusiasmo. A Laura Pausini non se ne parla neanche: lo amplifica, altro che. E l’altra sera nell’umidità tropicale del 105 Stadium sono bastate le prime tre canzoni del suo nuovo concerto (Benvenuto, Io canto e Resta in ascolto), così gioiose così potenti, a confermare che questo Inedito World Tour - una robetta da centoventi concerti per l’intero 2012 - è la più colossale produzione mai messa in piedi da una popstar italiana.

Per dire, scintillante e glamour com’è, non sfigura di fianco ai megashow di Beyoncé o Rihanna. Ma è di sicuro meno pacchiano. «Non volevo uno show folcloristico» ha detto lei, gasatissima, giusto a pochi metri dal palco. Lo ha creato Mark Fisher (un architetto che ha progettato show per Pink Floyd e U2, non gente qualunque) ispirandosi addirittura a Gian Lorenzo Bernini: difatti la scenografia ruota intorno a una sorta di navata barocca con tanto di enormi colonne e capitelli, tutto rovesciato a favore del pubblico che si ritrova, guardando al centro della cupola, uno schermo ad altissima definizione. E, davanti al palco, ecco una passerella triangolare entra dentro la platea quasi a toccarne il cuore. Sorprendente, inutile negarlo. «L’ho voluta io», conferma lei, in gran forma. In scena, oltre a una pioggia di telecamere, ci sono altri due megaschermi, i coristi, sei ballerini e una band che macina suoni con precisione, forse addirittura troppa. E attenzione, quella dell’altra sera era una prova generale per poco più di un migliaio di fan, quindi sono perdonati qualche sbavatura nei tempi e i ghiribizzi dell’emozione, come quando le dita del bravo chitarrista Nicola Oliva hanno iniziato a tremare durante un assolo. Cose che capitano. E che giovedì saranno dimenticate quando il tour kolossal debutterà al Forum (la Pausini trascorrerà in concerto il Natale a Milano e il Capodanno a Roma perché «sono due anni che li passo a casa a far le tagliatelle e non ne potevo più»). Riassumendo, lo show dura due ore e rotti, contiene una trentina di brani alcuni dei quali, come La solitudine, Incancellabile e Strani amori, sono ricamati all’interno di medley e snocciola una potente Primavera in anticipo, una troppo dilatata La mia banda suona il rock e una splendida Bastava, autentico gioiello dell’ultimo cd Inedito. Insomma, come conferma l’ingegnere delle luci Patrick Woodroffe, «il concerto è una sorta di film fatto di episodi collegati». E in effetti è trasversale, con una parte rock (lei in scena con una chitarra bianca), un inserto dance attorno a Surrender e sprazzi di pop cantautorale. «Abbiamo costruito tutto intorno a Laura» spiega il regista Marco Balich che, detto tra noi, è uno dei più richiesti al mondo. Infine c’è lei. La voce, si sa, è duttile e potente, oltre che di una precisione sorprendente. E non conta neppure che, durante Invece no, lei voli su di una sorta di altalena esibendo una gonna lunga quattro metri e mezzo, zeppa di luci ed effetti luminosi, costata sessantamila euro. Conta che la Pausini sia il prototipo della popstar capace di stare dalla parte del pubblico. E che stavolta arrivi con uno show che se fosse, chessò, americano o inglese qui da noi tutti farebbero oohhh. Adesso lo faranno all’estero applaudendo questo Inedito World Tour. C’è da esserne orgogliosi. E da non dimenticarselo.

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