Vivere male e morire, sotto l'occhio del mondo, poco a poco. Chissà se davvero tutti (compresi i suoi), hanno fatto ciò che potevano per salvarla: non conta più ormai, ma è ancora su Amy Winehouse - scomparsa lo scorso 23 luglio a 27 anni - l'attenzione artistica nell'anno che finisce, con l'uscita di «Lioness: Hidden Treasures», terzo album postumo, messo insieme con sapienza e con i pochi resti della storia breve di un talento indubbio e tormentato.
I dodici pezzi ripescati e rielaborati dai due produttori con i quali Amy ha sempre lavorato (Salaam Remi e Mark Ronson), raccontano come una storia la voce della ragazza che amò e lanciò gli arrangiamenti retro e il vintage musicale. I sorprendenti sapori agrodolci di una diciottenne speranzosa e ribalda, ai tempi dell'album di debutto «Frank» del 2003, lasciano nel finale il posto alla sofferenza palpabile e strappata in una registrazione del 2009: «A song for You» è un classico di Leon Russell che un po' ci racconta come sarebbe stata, oggi, la sua arte.
Cartoline dal passato, frammenti di aldilà. Una versione inquieta del 2002 della «La ragazza di Ipanema», uno squarcio di attualità con il rapper Nas che cita «Occupy Wall Street» dentro «Like Smoke» che è un glorioso inno all'instabilità. E un testamento, «Between the Cheats», che racconta l'amore per il marito Blake Fielder-Civil, poco prima che lui fosse arrestato.

Marinella Venegoni

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Amy Winehouse - A Song For You