MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Rufus Wainwright - Sonnet 29

Rufus Wainwright - Sonnet 29





Sonnet 29 William Shakespeare

When in disgrace with fortune and men’s eyes
I all alone beweep my outcast state,
And trouble deaf heaven with my bootless cries,
And look upon myself, and curse my fate,
Wishing me like to one more rich in hope,
Featur’d like him, like him with friends possess’d,
Desiring this man’s art, and that man’s scope,
With what I most enjoy contented least;
Yet in these thoughts myself almost despising,
Haply I think on thee,—and then my state,
Like to the lark at break of day arising
From sullen earth, sings hymns at heaven’s gate;
For thy sweet love remember’d such wealth brings
That then I scorn to change my state with kings.


Sonetto 29

Talora, venuto in odio alla Fortuna e agli uomini,
Io piango solitario sul mio triste abbandono,
E turbo il cielo sordo con le mie grida inani,
E contemplo me stesso, e maledico la sorte,
Agognandomi simile a tale più ricco di speranze,
Di più belle fattezze, di numerosi amici,
Invidiando l'ingegno di questi, il potere di un altro,
Di quel che meglio è mio maggiormente scontento;
Ma ecco che in tali pensieri quasi spregiando me stesso,
La tua immagine appare, e allora muto stato,
E quale lodola, al romper del giorno, si innalza
Dalla terra cupa, lancio inni alle soglie del cielo:
Poiché il ricordo del dolce tuo amore porta seco
Tali ricchezze, che non vorrei scambiarle con un regno.


Trad. Alberto Rossi

Il sonetto è dedicatoall'Amore che soccorre il poeta smarrito dinanzi all'essere del Creato e all'apparire dell'Uomo. Nel ricordo del
sentimento lo Spirito si eleva.