MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Mina, "Piccolino" e la malinconia (canta Sangiorgi, Faletti, il nipote)

Quanta malinconia, in quest’ultimo disco di Mina, quanto sapore amaro d’un autunno che ci sta addosso - e non solo per via del tempo bigio e uggioso, ma per la tristezza pesante dei conti ora difficili, del lavoro che si perde, della crisi che travolge certezze, speranze, futuro. Non che sia un disco "politico", no, nient’affatto, è certamente un disco "di Mina", del suo mondo sonoro, della sua straordinaria qualità interpretativa; ma sta nella forza stessa della musica, delle canzoni scelte, dire senza volerlo molto di più di quanto dicano la parole d’amore nude, saper disegnare atmosfere, emozioni collettive, sentimenti che coinvolgono un tempo e una società.

E, d’altronde, si sa bene come nascano ormai questi suoi dischi, con una selezione paziente, accurata, perfino pedante, delle abbuffate di materiale sonoro che arrivano al suo indirizzo. S’immaginano, ogni volta, i batticuori. Le mail mandate al figlio Massimiliano, con allegato il file mp3, oppure i demo all’antica spediti nello studio di Lugano, e l’attesa sfibrante di una risposta. Molti sono i candidati, pochi gli eletti. E anche per questo disco di inediti, «Piccolino», che esce oggi, Mina ha ascoltato come sempre tutto quello che le è stato spedito, e non sempre è roba fresca (pensiamo al singolo «Questa canzone», pubblicato da poco e però uscito senza il nome degli autori perché l’etichetta incollata sulla cassettina s’era perduta: c’è stata una frenetica caccia all’uomo in rete, finita con il ritrovamento di Paolo Limiti e del musicista Mario Nobile).

Pochi, dunque, sono gli eletti: dieci canzoni nel cd semplice, quattordici nella versione deluxe. Meno ancora gli autori benedetti, perché Nostra Signora The Voice ha raddoppiato talvolta le preferenze. Il nipote Axel Pani firma due pezzi in inglese: «Fly Away» dai sapori beatlesiani e poi l’ovattato «Only This Song»; c’è il premio del bis anche per Giordano Sangiorgi, l’ingombrante leader dei Negramaro, autore di due notevoli brani classici: arricchito di guizzi contemporanei, «Brucio di te» è degno di far tornare Mina nell’ascolto delle povere (di spirito) radio che spesso badano solo all’effettaccio; mentre «Così sia» è una sorta di cimento vocale, risolto senza risparmio di mezzi ma con misura.

Invece «Matrioska», titolo curioso (ma poco musicale) di una degna musica di Franco Fasano, ritrova l’artista nella sfida dell’interpretazione a piena voce, e così pure «Canzone maledetta», nel tipico stile sempre un po’ sopra le righe di Andrea Mingardi: è blues strappato di varie rabbie, che fa volare senza freni l’Ugola nazionale.

L’album si apre con «Compagna di viaggio» firmata da Giorgio Faletti, rimpianto liquido e accorato per una persona che non c’è più, un’amica della famiglia Faletti morta cadendo nella tromba dell’ascensore. Con una copertina più inquietante del solito che rielabora per la millesima volta il profilo dell’artista, «Piccolino» è diverso dagli ultimi dischi di inediti. Sembra qui che sulla voglia di sorprendere, o sulla preferenze per gli autori più trendy, prevalga una tensione verso partiture solide, ampie, senza età e voli sperimentali, impastate quasi sempre su uno sfondo di umori sconfortati (tanto che, nel finale del deluxe, Mina, forse per sollievo anche personale, dà vita al divertissement «Dr.Roberto», una gag che non è nemmeno una canzone, cose che può fare solo lei, Nostra Signora).

Confezionato con la solita suprema cura in studio, con musicisti di rilievo e ulteriori autori storici come Cogliati-Cassano, con arrangiamenti fra gli altri del figlio Massimiliano e di Gianni Ferrio (quest’ultimo riconoscibile nella direzione d’orchestra fin dalla prima nota in «L’uomo dell’autunno» di Maurizio Fabrizio: un brano elegante che Barbra Streisand ruberebbe subito), «Piccolino» è la musica degli umori di questi nostri giorni amari. Ma che voce, sempre, che voce, che voce per raccontarci chi siamo.



Marinella Venegoni



www.lastampa.it