MUSICA




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Il ritorno di Paolo Conte: "Non mi dimetterei mai da cantautore"

L'artista parla di "Gong-Oh", una raccolta di successi con una sola canzone nuova, "La musica è pagana". Ma anche della situazione della discografia e di colleghi che si ritirano
di Carlo Moretti

Ad un anno dal suo ultimo album di inediti che si intitolava "Nelson" e nel bel mezzo di una tournée che lo vede trionfare sui palcoscenici dei teatri più prestigiosi d'Europa, torna Paolo Conte e anche se "Gong-Oh" che esce proprio oggi è una raccolta di successi arricchita da una sola nuova canzone intitolata "La musica è pagana", poche note inedite del grande cantautore astigiano sono sufficienti a far vibrare di interesse qualsiasi appassionato di musica che sia degno di questo nome. Perché, dopo tanti anni di onorata carriera, Paolo Conte resta uno dei più ispirati cantautori italiani, quello che ha saputo inscrivere la sua cifra stilistica nel firmamento dei più grandi, senz'altro il più apprezzato dei nostri musicisti all'estero, specialmente in Francia, dove lo considerano quasi uno chansonnier di casa.

In questo suo inedito "La musica è pagana" si avverte una tentazione, per così dire, elettronica: da dove è nata l'esigenza? E farebbe mai un disco completamente elettronico? Di campioni musicali e macchine, più che di strumenti canonici e musicisti in carne ed ossa: o lo considera in antitesi con il suo mondo stilistico e compositivo, almeno per come si è consolidato negli anni?
"Proprio per celebrare la "paganità" della musica ho adottato per contrasto strumenti di sintesi che, intendiamoci sempre, non suonano da soli ma vanno adoperati, cioè suonati, da mani musicali".


Questa raccolta non è la prima nella sua carriera: quanto partecipa in prima persona alla realizzazione di questo tipo di pubblicazioni? Quanto c'è di suo in termini di scelta dei brani o di idea generale?
"Francamente non molto. Tuttavia condivido le scelte dei brani".

Il mondo della discografia è completamente mutato nel giro di pochi anni: come sono cambiate le sue abitudini di ascoltatore-consumatore di musica? È un novello nostalgico del vinile come tanti in questo periodo oppure non disdegna affatto gli mp3 e la musica cosiddetta liquida che viaggia via Internet?
"Se devo fare il nostalgico scelgo addirittura i dischi a 78 giri. Non disdegno tuttavia le nuove tecnologie, più o meno comode che siano".

Nelle scorse settimane Ivano Fossati si è dimesso da cantautore con un annuncio in tv: potrebbe mai fare una scelta simile anche lei? E cosa pensa della possibilità di poter prendere una decisione simile da parte di chi si è sempre espresso attraverso la musica? Non sarebbe un po' come decidere di smettere di parlare? In una parola: ci si può dimettere da artista, musicista, poeta?
"Ci sono artisti che desiderano morire in scena, altri che se la sentono di praticare la difficile arte di fare i pensionati. Ma poi, di notte, col favore delle tenebre, la musica potrebbe bussare alla porta...".

Come le sembra la musica composta e suonata oggi in Italia e c'è qualcosa o qualcuno che le piace particolarmente ascoltare?
"Sinceramente, sono poco informato e non me la sento di fare scelte".

Il successo, ma di recente anche i clamorosi flop, dei talent show televisivi: secondo lei la tv aiuta o uccide la musica e i giovani artisti in cerca di una possibilità?
"Anche qui sono impreparato".

Lei è spesso in tournée all'estero: quando non è in Italia, cosa le manca del nostro paese e di cosa al contrario proprio non avverte la distanza?
"Apprezzo i paesi stranieri ma niente batte l'Italia".

Cosa le piace e cosa le dispiace nel giudizio che le sarà capitato di raccogliere nei suoi viaggi all'estero su di noi italiani, come popolo e come paese?
"Sotto sotto ci invidiano".

Mi permetta di chiederle un ricordo dell'amico e manager Renzo Fantini e anche di cosa la sua scomparsa ha significato per lei dal punto di vista umano e professionale.
"Con la scomparsa di Renzo Fantini se n'è andato un mio carissimo amico e un art director di talento notevole".

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