Genova - Il tempo in Rete ha una valenza fondamentale. È l’arbitro della verità: il web tutto conserva e nulla perde. Non è l’unica cosa che l’entourage di Mina non ha calcolato in questo “brutto pasticciaccio” della ricerca dell’autore sconosciuto su Internet. Ieri alle 18.36 l’Ansa batte la notizia: «Si tratta del musicista Mario Nobile, che 15 anni fa inviò alla cantante un provino piano e voce con testo di Paolo Limiti». L’agenzia di stampa attribuisce il ritrovamento «al tam tam sul Web». In realtà, a ben guardare il sito della cantante, la pagina su Facebook e i commenti a margine del video su YouTube, quella che si presentava come “redazione” di Mina nulla ha dichiarato sulla triste scoperta fino alle 20.17.
Un ritardo grave: ovviamente a quell’ora la notizia è già rimbalzata di sito in sito e sulla sola bacheca di Facebook sono centinaia i messaggi dei delusi, di chi si sente preso in giro, di chi ha realizzato quello che ieri avevamo scritto sulle pagine del Secolo XIX.
Questo è un progetto condotto male sin dall’inizio, criticato dagli esperti del settore ma, soprattutto, dal quel popolo del Web che è molto più maturo di quanto credono inesperti esploratori della pubblicità tradizionale. Imbarazzante, poi, come è stato svelato l’arcano sul sito ufficiale, soprattutto in chiusura del comunicato: «I due avevano già lavorato con Mina negli anni scorsi, componendo insieme brani come Credi, Viva Lei e Adagio». Una vecchia comitiva, insomma, e come scrive tale Camillo Mungiguerra sulla bacheca della Tigre di Cremona: «E noi poveri co...oni che ci abbiamo creduto veramente». Dal lancio dell’iniziativa fino alla scoperta degli autori, il tragitto segnato dallo sbarco di Mina sul Web è la parabola discendente di una triste storia di social media marketing all’amatriciana.