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Il grande ritorno degli Evanescence: nuovo disco e tour

Il grande ritorno degli Evanescence: nuovo disco e tour

di Simona Orlando

Se la sono presa comoda gli Evanescence. A cinque anni dall’ultimo The open door esce oggi il loro terzo disco, primo eponimo, disponibile sia in versione Standard che Deluxe con quattro tracce aggiuntive e un bonus dvd ricco di contenuti speciali. Cinque anni spesi soprattutto per tornare a vivere una vita normale. Dopo il successo mondiale di Fallen (diciassette milioni di dischi venduti), l’abbandono del co-fondatore Ben Moody per disturbi bipolari, vari scioglimenti e ricomposizioni, un altro disco multiplatino e tour estenuanti, la cantante Amy Lee si sentiva consumata, così si è dedicata alla sue cose: si è sposata, ha comprato casa, due gatti, un’arpa, e ha fatto vita casalinga - che a quei livelli rappresenta lo straordinario - salvo uscire di tanto in tanto per andare a qualche concerto a New York, a incamerare musica più che a comporla: Portishead, MGMT, Massive Attack la fonte di ispirazione principale.

Gli indizi sulla direzione che questo terzo disco avrebbe preso erano finora sbagliati. Inizialmente si parlava di un lavoro dal sapore quasi celtico, poi nel 2010 la band è entrata in studio col produttore Steve Lillywhite e si pensava a un progetto elettronico, ma le sedute furono subito sospese. «Era troppo presto - racconta Amy Lee alla stampa britannica - rischiavamo di incidere sotto pressione. Non siamo d’accordo con la filosofia del battere il ferro quando è caldo, quindi abbiamo rimandato. Se doveva essere il nostro grande ritorno, non era quello il materiale giusto. Abbiamo atteso il momento adatto e ora posso dire che questo è in assoluto il disco che preferisco e che mi rende più orgogliosa».

Tutto daccapo dunque con il produttore Nick Raskulinecz (già con Foo Fighters, Alice in Chains, Deftones), nei Black Bird Studios di Nashville, fino ad ottenere una formula di continuità coi precedenti dischi. C’è tutto quello che i fan hanno amato finora, il suono metal addolcito da melodie pop, l’alternanza fra la calma del piano e le distorsioni delle chitarre, l’epicità delle atmosfere, le esalazioni sentimentali, l’iconografia gotica, qualche tocco elettronico sparso qua e là (Swimming home), un azzardo banalotto nel singolo What you want come la cantante stessa ammette: «Quando ho scritto la melodia e il ritornello mi sono sentita un po’ in imbarazzo, pensavo che mi avrebbero presa in giro e paragonata a Janet Jackson, ma il gancio è buono e io mi diverto a cantarlo».

La differenza è stata piuttosto nel concepimento del disco, a cui hanno partecipato per la prima volta tutti i componenti, in squadra, da qui l’idea di titolare con il nome della band, quasi fosse la loro carta d’identità.

Il prossimo singolo pare sarà Made of stone, il tour è partito dagli Stati Uniti e arriva in Europa a novembre, per poi proseguire nel 2012, e già tramite Facebook li si chiede a gran voce per il Rock in Roma di Capannelle. Dal vivo promettono di potenziare i suoni rispetto al disco, passeranno da momenti più heavy a ballate con la Lee al pianoforte, lasciando spazio anche ai vecchi brani, Bring me to life in primis. E non è finita qui. Amy Lee parla sempre più spesso di un disco solista: «Molte delle canzoni che ho composto non erano adatte agli Evanescence: troppo acustiche o ricche di sintetizzatori. La mia testa è totalmente concentrata sul gruppo adesso ma credo che possano finire presto in un mio progetto personale».



http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=166095&sez=HOME_SPETTACOLO&ssez=MUSICA