MUSICA




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Concerto del Primo Maggio, Roma: il commento di Rockol

Prima di tutto, le doverose premesse: il Concerto del Primo Maggio, con la musica, c'entra per via tangenziale. E' una celebrazione - politicamente orientata - alla quale prendono parte gruppi e artisti, che si mettono al servizio di una festa il cui significato va ben al di là delle sette note. Fatta la tara, quindi, a ciò e a tutto quello che comporta, rimangono un cartellone, delle esibizioni e un'organizzazione che - bene o male - hanno saputo riempire (si parla di 500.000 persone, secondo stime non ufficiali) una delle piazze più grandi di Roma. Il cast, quindi: coraggiosa, da parte di chi ha assemblato il bill, la scelta di portare a San Giovanni Ennio Morricone, uno che con le platee avvolte da polvere e sudore e frustate dal sole poco ha a che fare. Complice anche un ottimo staff tecnico - ma, si sa, la diretta televisiva lascia pochissimo spazio al caso - l'esperimento che ha visto protagonisti il Maestro e l'Orchestra Sinfonietta può dirsi riuscito. Meglio quando è stato l'ensemble ad occupare totalmente la scena, in modo più opaco quando gli orchestrali si sono messi al servizio delle band di turno sulle assi, l'impatto del corpo musicale - pur filtrato dagli speaker approntati per l'occasione - ha comunque avuto il suo impatto, portando (ad orecchie comunque poco avvezze ai teatri d'opera) una ventata di novità nel programma del concertone. I big: dato anche il tema ("I 150 dell'Unità d'Italia - Storia, Patria e Lavoro"), Dalla e De Gregori non potevano mancare. La storia (della canzone italiana) sono (anche) loro, ed un passaggio a piazza San Giovanni ci è stato tutto. Certo, la collocazione del loro set non era facilissima: farli suonare al crepuscolo avrebbe fatto gridare alcuni al reato di lesa maestà, ma spenderli in tarda serata - dopo Subsonica e Caparezza - probabilmente è costato loro qualcosa in termini di confidenza col pubblico. Sempre in tema di "classici", va bene Finardi (che però ha chiesto un po' troppo al suo set, strizzando in un medley cinque canzoni in poco più di un quarto d'ora), ok Bennato (in forma, per carità) così come Barbarossa (più in combutta con l'amico Marcoré che in veste di artista "singolo") e Belli, e va bene anche Paoli (che tuttavia sembrava il più spaesato del lotto): eccezion fatta per il duo, titolare comunque di un repertorio sviscerabile - anche in forma iper superficiale - in altro che cinquanta minuti, tutti hanno tenuto - secondo il loro passo - i ritmi imposti dallo show. Riguardo ai big con qualche anno in meno: Subsonica e Caparezza sono stati di certo i più apprezzati, e difficilmemente avrebbe potuto andare diversamente, essendo situazioni come quelle di piazza San Giovanni a loro congeniali in tutto e per tutto. Poi ci sono gli abituée, leggi alla voce Bandabardò e Modena City Ramblers. Che comunque, in questa situazione, si attirano tanto i mugugni di chi ne ha le scatole piene di vederli suonare "Beppe e Anna" e "Bella ciao" davanti alle bandiere del Che che sventolano quanto i boati della folla in delirio agli attacchi delle stesse canzoni: vale però il discorso fatto all'inizio. Il concertone è (anche) una liturgia. Laica e tutto quanto, ma che ha comunque i suoi officianti. E a loro, che puntano più sul messaggio e sul coinvolgimento "di pancia" che sul momento astrattamente artistico, questo ruolo riesce ancora bene, almeno agli occhi (e alle orecchie) di quelli che hanno preso parte alla funzione. Poi ci sono artisti sicuramente più di nicchia, da Enrico Capuano a Edoardo De Angelis, passando per Avitabile, Raiz, Co' Sang, Lucariello, Servillo e Mesolella, che di certo sanno esprimersi al meglio anche in situazioni non di certo loro congeniali come il "mega-evento", ma che comunque hanno sufficiente talento ed esperienza per fare la loro bella figura. Le esibizioni: tutte precise, perfette al millimetro, senza nemmeno una sbavatura. E questo è il sacrificio che si fa sull'altare del piccolo schermo: qui non c'è la platea ingessata dell'Ariston e il presentatore (il bravo Marcoré) è autorizzato a spingersi ben oltre i limiti che si impongono al padrone di casa della competizione canora, ma pregi e difetti sono gli stessi di Sanremo. Quando ci sono di mezzo le telecamere non si sgarra, e gli unici imprevisti possibili sono quelli che la pubblicità arrivi troppo presto sulla coda di una canzone (chiedete a Caparezza). E se alla fruizione televisiva questo rigore è di certo funzionale, una fruzione live da questo punto di vista ne esce notevolmente impoverita, specie in occasione di set - come quello del rapper pugliese e di molti altri - che imbrigliare in gabbie temporali è davvero un peccato, soprattutto dal punto di vista creativo. L'organizzazione: già detto, più che buona. A parte le questioni che hanno interessato gli addetti ai lavori (delle quali giustamente non frega niente a nessuno, e che volentieri vi risparmiamo) cinque o sei larsen a fronte di otto ore di spettacolo, centotrenta elementi microfonati tra coro e orchestra più cambi palco di fatto istantanei ha praticamente del miracoloso, quindi una lode a tutto lo staff tecnico. Certo, alcune scelte nell'assegnazione degli slot potevano essere fatte meglio (Chiara Civello, alla quale è stato assegnato un set particolarmente lungo, per un'artista non esageratamente popolare, in chiusura, ha visto la platea allontanarsi dalle transenne a iniziare a fare la coda dai rivenditori di porchetta a mezzanotte battuta), ma è altrettanto vero che sono talmente tanti gli aspetti da tenere in conto (l'avvicendamento del pubblico a seconda delle fasce orarie, soprattutto) da rendere impossibile l'elaborazione di una scaletta perfetta.

E' vero, il Concerto del Primo Maggio non smette di assomigliarsi, ma assomigliarsi perpetuandosi è prerogativa delle celebrazioni, ed è questo il limite più grosso del concertone per chi si accosti ad esso considerando solo l'aspetto musicale dell'evento. Il tema metteva paletti importanti al cast (nell'anno del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia, legittimo chiamare solo artisti italiani), e di voci "popolari" (e questa è la conditio sine qua non per fare parte del cartellone) magari meno engagé ma di certo meno prevedibili su un tipo di palco del genere - specie tra i giovani, per così dire - se ne sarebbero potute trovare. Essendo però questa una festa offerta da qualcuno è giusto che il menù segua il gusto del festeggiato. Musicalmente parlando l'evento è stato in piedi, iniziando però a mostrare segni di cedimento dovuti non solo al cast intervenuto. Forse un rinnovo del format - pur tenendo fede all'assunto-base, cioé che questa sia la festa dei sindacati, gratis, per giunta, e che loro a suonare sono liberi di invitare chi gli pare - potrebbe riavvicinare all'evento tanti ascoltatori desiderosi di vedere cambiare un po' il copione. I mezzi ci sono, il pubblico - affezionato - anche, quindi perché non tentare?
(dp)
www.rockol.it

Concerto primo Maggio : Ennio Morricone - Elegia per l'Italia - 01/05/2011

Concerto primo Maggio : Ennio Morricone - Elegia per l'Italia - 01/05/2011