MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Mina - A Coeur ouvert (Sognando)

Mina - A Coeur ouvert (Sognando)



Mina - A Coeur ouvert (Sognando)
di P.Delanoë - Don Backy

Je danse peut-être sur du vide,
je joue peut-être avec le feu,
peut-être que je devrai vivre
du bout des yeux.
Ne pas trop éclater de rire,
ne jamais avoir de chagrin,
n'être rien d'autre qu'un sourire,
n'être rien d'autre qu'un pantin.

Peut-être que la mort existe,
qu'elle me fusille du regard
mais elle viendra toujours trop vite
alors qu'elle aille se faire voir !

Je ne lirai jamais le livre
où l'on apprend à être heureux
alors autant mettre de l'huile sur le feu.
Autant croquer toutes les pommes,
semer tous mes grains de folie,
prendre le présent par les cornes,
j'ai le droit de claquer ma vie !

Alors que la fête commence,
qu'on ne mette plus d'eau dans mon vin.
Ce n'est pas tous les soirs Byzance,
ce n'est pas tous les jours demain.

Je veux que les lilas repoussent
là où mes amours sont passées,
que la solitude se couche
à mes pieds.
Je veux dormir dans des palaces,
je veux me rouler dans la boue,
n'appartenir qu'à une race
celle des gens de n'importe où.

Peut-être bien que je suis folle
et que je dis n'importe quoi,
que je me saoule de paroles,
mais je m'en fous ce soir
je bois !

Je veux aimer de tout mon être,
je veux crier de tout mon corps.
Je suis autant femme que bête
et alors ?

Moi aussi je sais dire « je t'aime »,
je l'ai dit des milliers de fois,
mais si je veux devenir chienne
cela ne regarde que moi !

Je ne suis pas comme tout le monde,
je n'ai rien à voir avec toi,
qui dis que notre terre est ronde,
toi qui sais toujours où tu vas.

Moi je ne sais pas ce que je cherche,
je ne sais même pas où est le nord.
Je sais seulement que l'herbe est verte
et encore...

Je sais que la nuit sera blanche
et que je pleure et que je ris
et qu'il y a de fortes chances
pour que ça dure toute ma vie.

Peut-être que mon existence
n'est qu'un clin d'œil au désespoir,
mais je m'en fous ce soir je chante
alors au diable les miroirs !

Io e Mina - di Don Backy

Storia di canzoni che vanno, vengono

e tornano ancora. Come quella volta....

E proprio vero. Una volta scritte, le canzoni vagano in questa armonia universale che ci circonda e - anche dopo decenni - un bel giorno arrivano alle orecchie di chi, pur non avendole mai sentite prima - e ad onta del tempo che dovrebbe 'invecchiarle' - ne resta colpito, chissà per quale magico meccanismo contenuto magari nel testo, il quale fa scattare una vibrazione a qualche corda emozionale ed ecco... il miracolo. Una di queste ultime sere, sono andato a vedere uno spettacolo. Alla fine, un ragazzo sui diciotto mi si è avvicinato chiedendomi se io ero proprio io e - alla mia ammissione di colpevolezza - il ragazzo mi ha detto di aver ascoltato due mie canzoni trasmesse da una radio privata: Nuda e Sognando. Sono due brani incisi dalla grande Mina nell'ormai lontano 1978. Informatosi poi di chi ne fosse l'autore mi ha candidamente confessato che prima di allora, aveva soltanto orecchiato il mio nome qua e là: A parte la musica, che può piacere o no, questi sono due dei più bei testi che abbia mai sentito, mi ha detto. Ovviamente sono rimasto lusingato dal complimento, a maggior ragione perché proveniente da un ragazzo (a sottolineare che ci sono delle canzoni, che - soprattutto grazie ai testi - non invecchiano mai). In macchina - rimuginando sull'episodio - mi è tornato in mente il bizzarro e alquanto magico iter, che mi portò ad avere il contatto con la cantante. Siccome penso che - dietro la nascita delle canzoni - spesso si celino casi, che hanno contribuito all'evento e che questi episodi - se rivelati - potrebbero risultare discretamente interessanti per un pubblico che ama conoscere certi retroscena, ho deciso di raccontarvi i due che narrano del come accadde che Mina ne entrò in possesso. Una sera del 1977, me ne stavo a casa tranquillamente sprofondato nel divano davanti alla televisione, quando squillò il telefono. Una voce si annunciò per essere quella di Mina. Lì per lì, dovetti comunque fare mente locale per assegnare quella voce proprio alla persona cui diceva di appartenere. Poi, non ebbi più dubbi. Era proprio Mina. Usando pochi convenevoli - giusto quelli di rito - mi disse di aver "visto" che io avevo sicuramente una canzone adatta per lei. Ancora un po' frastornato per la sorpresa e l'affermazione così perentoria - e non volendo perdere l'occasione di fornire a Mina uno dei miei brani - tergiversai un po' tra le parole con malcelata calma, dicendomi certo di poterla accontentare, e correndo - frattanto - a cercare nella mia testa, quale - tra le innumerevoli canzoni che avevo nel cassetto - potesse essere quella "vista" da lei. Al momento, nessuna di quelle ispezionate mentalmente, mi parve potesse fare al caso mio (e suo), ma - ovviamente - non le diedi l'impressione di essere in difficoltà, anzi, le promisi che avrei ben guardato per scegliere la più adatta, e mi sarei fatto vivo per comunicarglielo. Attaccato il telefono, fui preso dal panico. Mi precipitai nello studio e - preso il raccoglitore dove tengo i nuovi brani composti - cominciai a scartabellare tra questi... Che cosa avrò trovato in quel contenitore? La risposta sembrerebbe facile, ma invece...

RadiocorriereTV n° 9 04/03/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/articoli.htm

Tanti ricordi - di Don Backy

Tra Nuda e Sognando, cantate dalla

grande Mina, proseguono le riflessioni

Sollecitato da un ragazzo che mi aveva complimentato per la bontà dei testi di due mie canzoni - segnatamente, Nuda e Sognando, incise dalla grande Mina - una ridda di ricordi si è affollata alla mia mente, concernenti l'iter rocambolesco della loro nascita e il destino che le portò verso la Tigre di Cremona, la quale mi aveva telefonato dicendosi certa di aver 'visto' - in un qualche mio cassetto - una canzone adatta per lei. Mi misi quindi a scartabellare nel mio contenitore dei 'sogni' (dove tengo le canzoni), ma - adesso - tutte quelle liriche che vi si trovavano - e che fino ad allora mi erano parse bellissime - improvvisamente perdevano il loro fascino. Anzi, più me le canticchiavo cercando di avvicinarle alla personalità della cantante e più queste finivano per non sembrarmi adatte. La notte non chiusi occhio e al mattino - di buon'ora - ero già nel mio studio con la chitarra in mano, a cercare una qualche ispirazione che mi consentisse di creare una canzone all'altezza, che non mi facesse perdere l'occasione. Niente da fare. Dalla chitarra uscivano melodie mediocri, che si accompagnavano a concetti banali e retorici, da mestierante. Canzoncine 'sullo stile di...' , improponibili. La paura di dover cedere le armi e ammettere di non essere in grado di farcela, mi passò una notte tornando da un concerto. Niente strumenti sui quali strimpellare, solo un nastro d'asfalto che scorreva veloce e un cielo stellato sopra di me. Pensai a Mina. Chi diamine era quella signora? Cosa si conosceva 'veramente' di lei? Eppure tutti pensavano di saperne, per aver letto - o sentito - quel che si diceva e della sua vita da 'rifugiata'. Ecco, decisi che avrei scattato una 'fotografia' alla grande artista. Una fotografia che - come tutte le fotografie - avrebbe mostrato solamente il corpo del soggetto, non la sua anima. E fu così che nel buio dell'abitacolo, presi a sciorinare versi, che mi parvero fossero già pronti nella mia testa e aspettasséro solo l'occasione per uscire. Sui miei soliti fogliettacci - poggiati sulla parte centrale e piatta del volante - presi a scriverli man mano che scaturivano dalla mia testa, con la penna che vergava alla cieca, seguendo una melodia, che - per non essere dimenticata - dovette necessariamente essere ripetitiva. Una volta a casa, diedi un'occhiata a quell'informe ammasso di foglietti - nonché a quanto ci avevo confusamente scritto - dopo aver decrittato quei caratteri sghembi e incomprensibili - e salvai tutto sul mio registratorino, dopodiché - molto soddisfatto di ciò che era nato - me ne andai finalmente a letto rilassato. Il giorno successivo, telefonai a Mina per dirle di quanto lei avesse 'visto' giusto, dal momento che - tra le mie tante canzoni - ne era saltata fuori una che 'sembrava proprio scritta apposta per lei'. Mi chiese di recarmi al più presto a Milano, per farle un provino del brano, che - per inciso - avevo intitolato, Nuda. Così feci. Nella sua sala di registrazione - la Basilica - con l'aiuto del fonico, realizzai il provino sul nastro, quindi mi accinsi - riposta la chitarra - ad andare via. Fu solo sulla porta che mi folgorò una nuova idea. Riuscite a intuirla? Ve lo confermerà la settimana prossima.

RadiocorriereTV n° 10 11/03/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/articoli.htm

Sognando e... - di Don Backy

Ecco come nacque una delle mie

canzoni scritte per Mina

La settimana scorsa, ho interrotto il mio racconto sulla porta della sala di registrazione di Mina - a Milano - dove avevo appena terminato di registrarle il provino di Nuda, una canzone scritta apposta per lei. Mentre mi accingevo ad andarmene, un'idea mi aveva folgorato proprio sulla porta, come detto. A questo punto - però - voglio raccontarvi prima la genesi di Sognando, dopodiché seguiterò a narrarvi come fu che Mina ne entrò in possesso. Proprio in quel periodo (1978),avevo terminato di filmare per la televisione, la mia commedia musicale a fumetti intitolata Be', qualche volta faccio a meno dei miracoli, inserendo in essa, una mia canzone deI 1971, che pareva dovesse rimanere per sempre in un cassetto. È talmente inusuale infatti il tema trattato in essa, che non ha avuto vita facile per vedere la luce discograficamente. Adesso - nel 78 - la incidevo per la mia etichetta, avendo potuto crearle un'apposita collocazione all'interno di quella commedia, senza correre troppi rischi, dal momento che essa fosse recepita e digerita 'naturalmente'. Questa mia canzone, sono ormai trenta anni che viene scoperta e da un pubblico sempre più giovane il quale la 'avverte' vicina alle problematiche, che sembrano attanagliare gran parte dei ragazzi, in principal luogo, la solitudine. Sognando è nata per caso. Ho accennato a questa canzone, portandola ad esempio - qualche articolo.fa - del mio convincimento, che alcune cose che ho fatto e 'inventato', hanno probabilmente precorso i tempi, non riuscendo per questo motivo - come accade spesso per le novità a convincere al primo ascolto. Come dicevo quindi, si tratta di un brano nato nel 1971,anche questo su un mezzo di locomozione. Il treno. Quello che mi portava a Roma, da Forte dei Marmi, dove - in una struttura che oggi si direbbe casa di cura - avrei dovuto tenere un concerto. Questa storia ha magicamente dell'incredibile, infatti: immaginando - con la consueta logica delle barzellette - che il luogo del mio concerto fosse popolato da simpatici 'pazzerelloni', aveva cominciato a frullarmi per la testa, un'idea per scrivere una canzone divertente. Già vedevo un protagonista che si vantava con gli amici di poter battere Cassius Clay in un incontro di boxe, o di poter conquistare Brigitte Bardot con una semplice occhiata assassina. I suoi interlocutori lo stavano a sentire piuttosto divertiti, fino a quando due infermieri gli si avvicinavano e se lo portavano via tra le risate degli astanti. Questo era il tema che avevo in testa, ma - per quanti sforzi facessi - nessuna melodia allegra sembrava adattarvisi. C'è ancora qualcosa da dire prima di arrivare all'epilogo.

RadiocorriereTV n° 11 18/03/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/articoli.htm

In treno - di Don Backy

Prosegue il "viaggio" della mia canzone

ispirata da un disagio mentale

Sul treno che mi portava a Roma da Forte dei Marmi (dove ero in vacanza), e dove avrei dovuto tenere un concerto nel giardino di una casa di cura, l'idea di scrivere una canzone divertente su un pazzerellone - per quanti sforzi facessi - non riusciva a prendere corpo. Anzi, più tentavo di inserire questo concetto in un involucro ritmico divertente (samba, cha, cha, cha, ecc.), più il testo - anche spiritoso - sembrava rifiutarsi di aderirci. Rinunciai al momento. Nel pomeriggio romano, al termine del mio concerto - dedicato per lo più ai parenti degli sfortunati ospiti - fui colpito dalla presenza di un ragazzo sui quindici anni - apparentemente senza problemi che giustificassero il suo ricovero in quel luogo - il quale aveva assistito alla mia esibizione, senza mostrare un interesse particolare. Mi osservava di sotto il palco, assolutamente 'assente'. Solo alla fine - dicevo - mi fu chiaro il perché del suo comportamento. Quando - cioè - venne accuratamente prelevato da due infermieri e condotto via. Ci rimasi male, perché scoprivo improvvisamente che quella 'malattia', non era un'esclusiva degli adulti e che - chi ne soffriva - non faceva assolutamente ridere come i protagonisti delle barzellette, che si credono Giulio Cesare o Napoleone. Un autistico, mi dissero. Non avevo mai sentito nemmeno parlare di quel problema mentale e lì per lì mi parve anche un po' buffo come termine. Ma quando mi spiegarono che il ragazzo era come se si fosse chiuso in se stesso e avesse gettato via la chiave forse per sempre, la mia sensibilità ne rimase colpita. Il giorno seguente, ancora sul treno- mentre viaggiavo a ritroso - ritornai sulla possibilità di inventare una lirica sul problema. Pensai a quel ragazzo, alla sua impossibilità di poter godere (a modo nostro), delle cose straordinarie della vita. Pian piano l'atmosfera in quello scompartimento, si fece malinconica. Il fatto poi che lo occupassi da solo, contribuì maggiormente a che diventassi preda di quella malinconia. Chissà, fu probabilmente lo scandire ritmico, ripetitivo e ossessivo delle ruote sui binari, che una melodia - altrettanto malinconica- prese a farsi posto nella mia testa, spazzando tutto quell'allegrume che avevo tentato di creare il giorno precedente. Sì, le ruote, stavano cadenzando l'esatta ritmica che avrei adottato.Anche la melodia adesso era piuttosto chiara nella mia testa e vesti una storia, che certamente non sarà stata quella del ragazzo in questione, ma che - altrettanto certamente - poteva raccontare il suo 'disagio mentale'. Quando scesi a Viareggio, avevo riempito una serie di foglietti, ai quali avevo dato un titolo complesso quanto la mente del ragazzo, che avevo fatto protagonista di una storia d'amore (anche questa non certamente da lui vissuta) ma che - avevo immaginato - lo avesse portato lì dove lo avevo incontrato: Sognando fumo e argento. Non saprei dire perché. Forse semplicemente perché mi piaceva, forse perché era venuto spontaneamente, oppure perché in quegli elementi avevo visto la confusione e la chiarezza. Non so, fatto sta che quello fu il primo titolo che adottai per quel brano. Sì, andrò ancora avanti...

RadiocorriereTV n°12 25/03/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/articoli.htm

Brani difficili - di Don Backy

Prosegue il racconto sulla genesi

di una canzone che si intrecciò con...

E così, su un treno che mi riportava da Roma a Forte dei Marmi, nacque un brano a cui diedi il titolo di Sognando fumo e argento, dedicato ad un ragazzo autistico, incontrato il giorno precedente durante un mio concerto. Mi sembrava una buona canzone, una di quelle che - dopo Fantasia (uscita in 45gg pochi mesi prima) - avrebbe fatto degnamente parte del mio nuovo 'corso'. Evidentemente mi sbagliavo. Da chiunque la facessi ascoltare - compresi i miei discografici - non riuscii ad ottenere il nulla osta per la realizzazione su disco. Cambiai anche casa discografica, approdando ad una importante etichetta di Roma, la quale mi aveva scelto per farmi interpretare una commedia musicale in teatro, ritenendomi - bontà loro - l'unico in grado di riuscirci. Da quella commedia si sarebbe dovuto trarre anche un libro a fumetti. Sperai nel frattempo di 'piazzare' quel mio brano 'difficile', ma nemmeno da quelli che avevo ritenuto potessero avere più lungimiranza, trovai fiducia. Accettarono altri brani, ma non quello. Nel frattempo la commedia teatrale si era arenata in una secca che rischiava di inaridire anche me. Decisi di sciogliere il contratto. Solo nel 74, il mio ex amico Mariano - titolare di una etichetta discografica - mi concesse l'incisione. Il disco fu stampato in qualche centinaio di esemplari (Mariano - si sa - è un noto spendaccione), ma credo non vedesse mai la luce nei negozi. Nel frattempo avevo accorciato il titolo, trasformandolo in Sognando fumo. Fu in quello stesso periodo che decisi di riuscire laddove la multinazionale - che avevo appena lasciato - non era stata in grado. Disegnare una mia storia ecologica, e farne una commedia musicale a fumetti, da dedicare ai bambini, affinché imparassero - anche da quel racconto visivo e dalle mie canzoni - il rispetto e l'amore per la natura. Dimenticai Sognando fumo e - confortato dai libri del mio grande ma virtuale maestro, Hugo Pratt - iniziai a disegnare quella mia storia. Lavorai giorno e notte, dedicando a quella visione tutte le mie energie. La grande soddisfazione che mi riempiva la sera, quando guardavo ciò che era fiorito su quei fogli presi bianchi al mattino. Qualcosa che è quasi impossibile da far capire. Cosa erano le serate, i dischi, le canzoni, i soldi, al confronto di quella 'creazione'. Non poche volte piansi di orgogliosa, intima soddisfazione. Quei personaggi creati mi sembravano vivi, li conoscevo e amavo tutti come fossero veramente i protagonisti di una storia vera. E del resto veri lo erano davvero. Infatti - i bambini primi attori - non erano altri che mio figlio Emiliano e i suoi amichetti. La mitica "Banda Carcioffoli". Verso la fine del 77, avevo quasi finito e le undici canzoni erano già pronte. Fu a questo punto che si inserì la telefonata di Mina, la quale mi diceva di aver 'visto' - tra le mie canzoni - una sicuramente adatta per lei. Mi chiedeva di salire a Milano appena l'avessi scovata. Glielo avevo promesso, senza essere certo che avrei potuto mantenere quella promessa. Si va alla conclusione nella prossima

RadiocorriereTV n° 13 01/04/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/art3/art2003.htm

Conclusione - di Don Backy

Conclusione

Epilogo delle riflessioni su quella

canzone "nel cassetto" per Mina

Per non perdere l'occasione di fornire a Mina un mio brano - che lei in una 'visione' era certa di aver 'visto' in un mio cassetto - avevo velocemente inventato una canzone intitolata Nuda, ed ero salito a Milano per fargliene un provino. Realizzato il quale mi accingevo - riposta la chitarra - a tornarmene a Roma. Fu proprio sulla porta della sala di registrazione che mi tornò in mente Sognando fumo. Tornai indietro e chiesi al fonico di raccogliere anche quella registrazione, quindi salutai. Un paio di giorni dopo, nuova telefonata di Mina: Ero sicura di aver visto giusto.Te Io dicevo che avevi una canzone per me. È bellissima. Convinto che si riferisse a Nuda, cercai di assecondare la sua premonizione: "Guarda che combinazione... Sembra quasi che l'abbia scritta apposta per te... pare proprio la tua fotografia...". Lei sorvolò sulle mie affermazioni, annuendo: "Sì, sì, Nuda è molto carina e la inciderò, ma io sto parlando dell'altra.., è favolosa. A proposito, ma perché l'hai intitolata Sognando fumo? Perché non togli quel fumo? È molto più bella Sognando... Sognando e basta . Ne convenni. Dieci giorni dopo, mi recai a Milano per impegni miei e una sera in compagnia del mio produttore di allora, Elio Borroni, mentre si cenava da "Arlati" - il rinomato ristorante sui navigli, di Mario Arlati, a un certo punto arrivò Mario e mi disse che mi volevano al telefono. Era ancora Mina. Mi aveva cercato a Roma e le era stato detto che mi trovavo lì: "Senti, sono nei guai con la tua canzone Nuda, perché il mio arrangiatore ha fatto un arrangiamento con cambi di tonalità ogni due strofe, ma si è sbagliato e invece di chiudere la base alla quinta e ultima strofa, ha allungato di altri due cambi e quindi adesso mi mancano due strofe. Non si possono fare tagli perché si sentirebbero troppo i salti di tonalità con la parte finale. Io sono qui in sala che sto iniziando. Se vuoi che la incida, devi scrivermi altre due strofe da inserire nel contesto e portarmele subito, altrimenti... . Rimasi basito.Tornato al tavolo raccontai la cosa. Non c'era tempo da perdere. Elio mi tagliava la bistecca e letteralmente mi imboccava, mentre io procedevo a scrivere le due strofe su tovagliolini di carta. Fu una lotta contro il tempo.Alla fine, corremmo in auto. Innestai le nuove strofe subito dopo la terza e lasciai concludere le canoniche esistenti. Lei fu formidabile. Circondata da amici che la coccolavano, entrò in sala e, creata l'atmosfera con un sapiente gioco di luci, iniziò la sovrapposizione della voce. Nuda scorse leggera e allegra come acqua fresca dl sorgente, confermando la bontà della 'foto' che le avevo scattato. Non ero certamente nuovo ne alle sale di registrazione, ne a sentir cantare grandi artisti, ma - quella volta - una forte emozione mi colse. Quando diede piglio alla esecuzione di Sognando, capii che non mi ero sbagliato io. La canzone si confermava bellissima, piena di pathos e mistero, lei era entrata nel labirinto mentale che avevo immaginato e lo ispezionava con la sua voce magica. Alla fine la festeggiammo stappando una bottiglia di champagne. Che dire di più?

RadiocorriereTV n° 14 08/04/03

http://www.fanstudio.org/fanstudio1/articoli.htm

Don Backy - Sognando

Don Backy - Sognando



Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente
avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco
Se sento voci, non rispondo
Io vivo in uno strano mondo
Dove ci son pochi problemi
Dove la gente non ha schemi
Non ho futuro, né presente, e vivo adesso eternamente
il mio passato é ormai per me, distante
ma ho tutto quello che mi serve, nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno, e non capisco perché piango
Non so che cosa sia l'amore
E non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta
Chi mi accudisce e mi sostenta
Ma ogni tanto sento che, gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni, non esatte
d'un tratto sento quella voce, e qui incomincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare, la mente mia sta per scoppiare
E spacco tutto quel che trovo
Ed a finirla poi ci provo
Tanto per me non c'è speranza
Di uscire mai da questa stanza
Sopra un lettino cigolante, in questo posto allucinante
io cerco spesso di volare, nel cielo
non so che male posso fare, se cerco solo di volare
io non capisco i miei guardiani, perché mi legano le mani
E a tutti i costi voglion che
Indossi un camice per me
Le braccia indietro forte spingo
E a questo punto sempre piango
Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa, la mente
le mani forte adesso mordo e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano, qualcuno mi diceva: 't'amo'
In un addio svanì la voce
Scese nell'animo una pace
Ed è così che da quel dì
Io son seduto e fermo qui

Re: Mina - ..e la grandeur...

la Mina francese proprio non mi va giù...che ci posso fare? mi piace in tutti gli altri "idiomi" (Paolo è giusto il plurale? mi è sorto un terribile sospetto!)meno che il francese e a tale proposito mi torna alla mente Ivan e una sua frase "il francese non lo afferro....ecc...da "pigro")!

Re: Eppure se la cava bene in francese...

... mantiene l'accento in italiano, però direi che in francese se la cava meglio che in inglese. L'unico minimo appunto che le si potrebbe muovere nei brani cantati in francese è che talvolta mangia un po' le parole.
Anche in spagnolo se la cava egregiamente. Qui il difetto (di sempre) sono i testi che le passano gli autori, che il più delle volte, tenendo troppo presente l'originale italiano, finiscono per risultare incomprensibili e privi di senso.
Sarebbe meglio reinventare un testo nuovo, anche se non rispettoso dell'originale.

Re: Eppure se la cava bene in francese...MI CORREGGO

non su Mina o sulla lingua ma sul riferimento di Ivan Graziani; ho citato erroneamente "pigro" ma trattasi di "Monna Lisa".

Re: Mina - ..e la grandeur...

Mina è una cantante straordinaria che canta BENISSIMO in qualsiasi idioma (italiano, francese, inglese, spagnolo, ecc.). Punto e basta.