MUSICA




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Zucchero: «All'estero mi chiedono perché Silvio è ancora lì»

Fa le cose in grande, Zucchero, perché gli piace così. Ed è già “in fibrillazione” (e a dieta ferrea) per l’imminente ritorno on the road, partenza da Zurigo il 9 maggio, quindi altre date (sold out) in Europa per arrivare all’Arena di Verona per cinque sere speciali, dal 2 al 7 giugno. Produzione imponente, undici musicisti (fiati e archi inclusi), sorprese e iniziative collaterali, addirittura una “Sugar Card” da collezione che dà diritto a sconti e benefit vari. “Investo molto nel tour, alla fine quasi ci rimetto – spiega - Faccio impazzire i manager, infatti li ho cambiati spesso. Ma devo accontentare il mio pubblico, che è goliardico come me: ama stare in compagnia, divertirsi, mangiare e bere bene. E anche ascoltare bene la musica”. Al centro, per atmosfere e tematiche, ci sarà l’ultimo cd Chocabeck, album delle radici, più folk e meno estroverso, fra memorie di paese e l’amato “suono della domenica”. Ben avviato verso la conquista del disco di diamante in Italia, con buone vendite anche in Europa e la prossima pubblicazione della versione inglese nel Regno Unito e negli Usa.

“Sto pensando di dividere lo spettacolo in due parti: prima tutto Chocabeck, che è un concept, poi i miei classici riarrangiati. Ci sarà anche Donne, che dal vivo faccio raramente”. Il tour proseguirà con altre date a luglio (il 23 all’Olimpico di Roma, fra le varie tappe) e agosto, quindi live invernali nei palasport, più trasferte in America e Canada, poi ancora concerti per tutto il 2012. “Ecco perché sono teso. Prima non ho voglia di iniziare, perché sto bene a casa, poi non voglio più smettere, perché sul palco sto da dio. Riabituarti a certi ritmi non è facile”.

Il tutto nel bel mezzo di una serie impressionante di sconvolgimenti mondiali. “Mi tengo informato, non vivo fra le nuvole. E sono preoccupato. Siamo di fronte a un cambiamento epocale: la Libia non è uno staterello, speriamo sia l’inizio di una vera democrazia. Gheddafi, però, fa paura: alla sua età, cos’ha più da perdere? Speriamo non scateni un casino planetario. Certo noi saremo fra quelli che soffriranno di più, lo vediamo già ora con tutti questi sbarchi. Al tempo stesso non ha senso chiudersi in casa: due ore di buona musica aiutano a distogliere un po’ dai brutti pensieri”.

Col suo girovagare nel resto d’Europa, Sugar viene spesso bersagliato da domande sul nostro premier. “I più insistenti sono i giornalisti del nord, specie i tedeschi. Mi chiedono come mai Berlusconi è ancora lì e io me la cavo con qualche risposta diplomatica, tipo che “non c’è alternativa”. Forse è semplicistico, ma in realtà non so più a chi dar retta, non c’è nessuno che mi prenda davvero. E, in fondo, per me è sempre stato così: da bambino non mi fidavo né del prete né dei compagni della cooperativa. Certo che oggi, tra gossip e scandali, è sempre più difficile capirci qualcosa. E ho come l’impressione che i politici appena ti giri te lo mettono nel c....”. Discorso a forte rischio di qualunquismo. Ma Zucchero giura di no. “E’ che credo di più nella gente comune. Preferisco volare basso e starmene a parlare col contadino dei nove maialini che mi sono appena nati”.


Diego Perugini

www.unita.it

Zucchero - E' un peccato morir

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