MUSICA




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Lunga strada per diventare grande: Dopo Fiorella, ecco "RossoNoemi"

Si era laureata con 110 e lode in critica cinematografica e televisiva, al Dams di Roma. Voleva recensire e finisce invece recensita, Noemi: finora, anche alquanto piacevolmente. Semplice, scricciolina, con la sua vociona senza fronzoli e virtuosismi, ma brillante ed espressiva, ha finito per catturare, quasi prima che il pubblico, l'attenzione di alcuni big italiani: prima dell'altra Rossa della quale sembra un derivato, Fiorella Mannoia (hanno anche inciso insieme) poi di Vasco (Rossi) che le ha scritto il testo di «Vuoto a perdere»; e la canzone gravida di bilanci amari campeggia ora nel primo vero album della ventinovenne fanciulla, «RossoNoemi», in uscita in questi giorni. «Per una canzone di Vasco e Curreri sarei disposta a lavare loro i piatti per un anno», aveva detto tempo fa: ma Vasco l'ha ricompensata facendole cantare «E ora sono qui che...mi guardo crescere/La mia cellulite e le mie nuove consapevolezze». Lei ribatte: «Ci tengo a precisare che cantavo la cellulite delle altre e non la mia. Vasco è il mio mito, lo seguo da quand'ero piccolina, colpisce nel segno, con le sue metafore».

Si capisce che a Noemi lavare i piatti piace poco: «Con il mio ragazzo, c'è un patto: io cucino e lui lava i piatti». Scrive, invece, Noemi. E confessa: «Mi fa un po' paura. La sto prendendo alla lontana, senza esagerare. Mi piace avere il controllo di quello che canto.. ma poi amo le collaborazioni, e che non ci sia una regola precisa. Scrivo più volentieri la musica, sui testi si rischia di esser banali: ho cercato di evitare l'amore, e racconto quel che sto passando ora. Nel testo di "Fortunatamente", confesso che mi sento in bilico: ho avuto un buon successo con l'altro album, adesso vediamo».

Fin troppo prudente, la ragazza. I testi dell'album non riservano colpi d'ala o sorprese indimenticabili e non si vedrebbe, confessa, a dire la sua in tv con la grinta di una Emma: «In una canzone dell'album, "Odio tutti i cantanti", c'è la metafora di vivere la vita un po' superficiale, dove tutti possono parlare di tutto come se fossero in un bar. Invece a me piace sentir parlare chi se ne intende. Una cantante non è un'opinionista, né un personaggio tv. Posso avere le mie idee, ma non sento il bisogno di dirle al mondo intero». Però le 9 canzoni non sono banali, la ragazza sta formando un suo stile, un pop-rock non peregrino, piacevole, con un understatement che piace nei nostri tempi urlati.

«Sento per la prima volta di correre da sola, ho chiamato io personalmente molte persone, potevano dire di no ma non lo hanno fatto. Ho scelto Mancino, e Kaballà che è bravissimo. Pacifico ha apprezzato il mio lavoro, ha tenuto le mie idee in "Le luci dell'alba", che poi ha corroborato. In questo ambiente musicale poi c'è un po' di maschilismo: mi chiedono sempre dei pezzi degli altri, mai dei miei. Invece è meglio perdere con le proprie carte, che cantare cose che non ti rispecchiano. Poi, dare la colpa alla casa discografica è una bella scusa: ma mica c'è Hitler a capo della Sony. Bisogna farsi rispettare, ma anche esser brave a incassare».

C'è una «teoria della rossa», dietro l'album: «Le rosse sono donne volitive. La Rossa per antonomasia è Fiorella: molti autori mi han dato fiducia perché lei l'ha data a me, mi ha fatta ascoltare dal suo pubblico. E poi le rosse hanno un piglio molto maschile sulla vita. Io non sento la competizione, faccio pochi paragoni, guardo molto il mio. Il rosso, più che un propotipo femminile è uno stile di vita: decidere per sé, di pancia, tenere la barra dritta».

E' volata a San Francisco, Noemi, per farsi produrre da Rustici, il santo dei rockettari italiani in trasferta: «Non vedo l'ora di cantare dal vivo, nel tour che comincia a giugno. Rustici suona davvero, io non amo la musica elettronica sul palco, prende troppo il sopravvento».



Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Noemi - Vuoto a Perdere

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