MUSICA




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Ricerca Usa: 'Nel 2016 streaming prevalente sul download e sui cd'

Non ci vorrà molto tempo, prima che il concetto di accesso alla musica diventi prevalente rispetto a quello del possesso: questa, almeno, è la previsione dell’istituto newyorkese ABI Research, secondo cui già nel 2016 l’utilizzo dei servizi di streaming cloud-based supererà in popolarità e diffusione il modello prevalente di consumo basato sull’acquisto di album e canzoni (in formato fisico o download). Gli abbonati ai servizi di streaming fruibili in modalità mobile attraverso smartphone e tablet, fanno notare gli analisti di ABI, dovrebbe raggiungere quota 5,9 milioni a livello mondiale entro la fine di quest’anno: ma da qui a cinque anni, stimando un tasso medio di crescita di quasi il 95 %, saranno probabilmente 161 milioni. Ad approf ittarne, sostiene ABI Research, saranno società come Spotify, Rhapsody e Melon, particolarmente competitive sul fronte dell’offerta, ma anche “le etichette discografiche, i produttori e gli altri intermediari le cui attività sono state scosse alle fondamenta dalla pirateria dei contenuti” ma che ora “hanno un’opportunità di monetizzare gran parte di quel consumo che altrimenti avverrebbe al di fuori delle loro fonti di ricavi”. Tale evoluzione, avverte ABI, è legata alla prospettiva di un calo sensibile delle tariffe di abbonamento e dei prezzi di accesso: una previsione che, precisano i ricercatori, “si basa sull’assunto che i detentori dei diritti abbassino le loro richieste in termini di royalty. Case discografiche e società di collecting non devono calcare la mano su questo punto. Se ai consumatori non viene offerta un’alternativa legale conveniente e praticabile, questi ultimi non faranno altro che procurarsi la musica in altri modi”.

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