MUSICA




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Dentro Faber - L'amore

“La fedeltà non è altro che un grosso prurito con il divieto assoluto di grattarsi!” Parola di Fabrizio De Andrè a Firenze durante la tappa del Nuvole Tour il 16 marzo 1991. E' uno dei tanti camei di “Dentro Faber”, 8 DVD che percorrono in maniera non convenzionale la vita, la carriera, le opere e il pensiero di Fabrizio De Andrè. ll primo volume, dedicato al rapporto fra il cantautore genovese e l'amore (nell'accezione più vasta del termine), esce l'11 marzo in concomitanza con l'inaugurazione della mostra sull'artista alla Besana di Milano.
La Fondazione De Andrè che ha curato l'opera con Rai Trade e la consulenza di Aldo Grasso, ha scelto la strada più difficile, quella dell'assemblaggio tematico del materiale visivo e sonoro disponibile. Così ogni DVD è un mosaico di emozioni, ricordi, scorci di vita. Ma attenzione: è un caleidoscopio ragionato, in cui le canzoni e le immagini hanno il rilevo che meritano. Il montaggio segue il filo di un racconto pacato e riflessivo, aiutato dalla voce narrante di Cristiano De Andrè che legge appunti paterni.
Dicevamo dell'amore: Fabrizio vi si accosta con apparente cinismo, escludendo che possa esistere un amore platonico (“amenochè lei non sia particolarmente brutta”). Ma per De Andrè l'amore è soprattutto follia, come quella cantata in “Dolcenera”, in cui l'innamorato lavora molto di fantasia. “Dolcenera” è una delle canzoni più belle e più complesse dell'ultimo De Andrè. Ebbe, come racconta nel DVD Ivano Fossati, una gestazione lunga e difficile, che richiese l'aiuto del computer per essere assemblata e rimaneggiata, nonostante l'ostilità di Fabrizio a certe tecnologie.
Che l'amore sia una sorta di equivoco della ragione De Andrè lo ribadisce nella “Canzone dell'amore perduto” e non salva nemmeno l'amore all'interno della famiglia, che non è il luogo dei buoni sentimenti ma piuttosto una specie di rifugio antiatomico, una sorta di società omertosa, soprattutto quando le ragioni sentimentali per cui è stata costituita vengono meno.
Ma ci sono anche amori veri. E fra le rocce del Supramonte Dori e Fabrizio lo vivono sulla loro pelle prigionieri dell'Anonima sequestri fra l'agosto e il dicembre 1979. Fabrizio ne parla (con me) senza reticenze in due interviste proposte nel DVD che sono ormai dei classici: una a un anno del rapimento per il rotocalco di Raino “Variety” in occasione dell'uscita dell'album “Mamma Do Dori”, e un altro, posteriore, per Mister Fantasy, dove parla della cella nel bosco (Hotel Supramonte), e rivela anche il segreto del brano “Via del campo” (offerto nella straziante versione che ne fece Enzo Jannacci nel 2000 in un concerto al Carlo Felice di Genova), ovvero l'aiuto materiale che lui dette a una persona che voleva diventare anatomicamente donna.
Il servizio di Variety, realizzato fra Portobello di Gallura e le rocce della sua proprietà all'Agnata, vicino a Tempio Pausania, regala scorci idilliaci di vita familiare: Dori e Fabrizio, con Cristiano già provetto alla chitarra e Luvi, ancora piccina, incerta sulle gambe. Sono così dolci, spontanei, autentici, fra grigliate di pesce e amenità musicali corali, da fare pensare che il cinismo di De Andrè sull'amore fosse, almeno in parte, una finzione letteraria. Il primo viaggio si conclude, e non poteva essere altrimenti, con una esecuzione live di “Bocca di rosa”, che completa il segmento dedicato all'amore sacro e all'amor profano, evocato anche da canzoni durissime nei confronti del perbenismo quali “La città vecchia” (“quando incasserai dilapiderai mezza pensione /diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione").
La seconda uscita è dedicata al tema che ha caratterizzato tutta l'arte e la vita di De Andrè: Gli Ultimi. Un ambito che assume un significato particolarmente intenso in “Anime salve” l'ultimo album della sua troppo breve vita. I solitari, i diversi quelli che stanno ai margini; salvi perchè soli e liberi. Fra le canzoni proposte “Ho visto la Nina volare”, “Andrea”, “Princesa”. Uno dei passaggi più drammatici de “Gli ultimi” riguarda un suo amico Riccardo Mannerini, che aveva perso la vista dopo che una caldaia di una nave della Costa gli era esplosa in faccia. Morì suicida, dopo aver scritto con De Andrè “I cantico dei drogati”, “che per me, preda dell'alcool - ricorda il cantautore - ebbe un valore liberatorio”.Mannerini, come ben spiega Gian Piero Reverberi ispirò a de Andrè il concept album “Tutti morimmo a stento”. Parla, nel DVD, anche il poeta Alvato Mutis che ispirò “Smisurata preghiera” poi realizzata con Luis Bacalv. Preceduta una una raffica di secondarie al gerundio, arriva come un pugno la frase principale: “La maggioranza sta”. Mentre lui continua “in direzione disperata e contraria”. A questo mosaico partecipano vari giornalisti negli anni dell'entusiasmo (fra i tanti Teresa Marchesi e Vincenzo Mollica): credevamo di intervistare un cantautore, e trent'anni dopo, scopriamo di aver registrato delle pagine di storia.
Nelle uscite successive “Le donne”, “L'uomo il potere e la guerra”, Genova e il Mediterraneo, Il sacro, L'anarchia,e La poesia in forma canzone.
Mario Luzzatto Fegiz


www.corriere.it

Fabrizio De Andrè Live - Via del Campo

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