MUSICA




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La dolce febbre della beneficenza - di Mina - La Stampa 23.01.11

Se la Storia è conficcata in un muro e il muro si spacca o si dirocca, ognuno dovrebbe sentire il peso dello sfascio e la responsabilità della salvaguardia della memoria.

L’Italia, in genere, non è poi così deplorevole. Quasi sempre la sua capacità di distruggere è minima. Non possiede tra le sue caratteristiche la potenza dell’aggressione né la cattiveria della desertificazione. È, se mai, più famosa per indolenza e disordine, tanto da ammettere e tollerare degrado, disuso, abbandono di ogni preziosità che contiene.

Il grande alibi dei soldi mancanti è ingiustificato, se si pensa che proprio il patrimonio artistico e archeologico è la voce più sicura di una potenziale ricchezza. Per un immenso simbolo come il Colosseo, elencato a torto o a ragione tra le sette meraviglie «moderne» del mondo, non è stato fatto molto negli ultimi cento anni.

Ricorderei soltanto l’istituzione di un «corpo» ormai stabile di turistici centurioni per fotografie amene, delle quali faremmo volentieri a meno, e un posticcio «restauro» per vari concerti di scontata suggestione. A un tavolo, posto con singolare senso estetico a livello dell’arena dell’Anfiteatro Flavio, l’altro giorno erano invece seduti alcuni uomini della speranza.

Mi sono sembrati sorridenti nel firmare le carte che recitavano impegno, rinascita, decoro, senso di appartenenza, orgoglio. Anche la storia di quell’arena, fatta di alternanti brutture e di fasti meritori, è sembrata ritrovare un percorso di naturale dignità. Diego Della Valle ha raccolto il peso di approcci tentennanti e, con l’espressione leggera che solo la convinzione riesce a far trasparire negli occhi, ha reso pubblica la propria generosità privata. Ha poi chiamato a raccolta altri possibili mecenati, ne ha espresso una partecipazione certa, rappresentando, senza demagogiche inferenze senza finta umiltà, gli uomini di cuore.

Gli italiani, anche quelli che di soldi ne hanno pochissimi, conoscono ed esercitano continuamente la «buona creanza» della beneficenza. Molto, forse troppo sollecitati, non sono, però, mai mancati all’appello sostituendosi, addirittura trasformandosi in un Ente pubblico che supplisce alle mancanze dello Stato. L’Italia non ha soltanto approf ittatori, ladri e grassatori. Ha anche gente di qualità. Rendo omaggio a Diego Della Valle che incarna il meglio del nostro Paese. Onorevole e esportabile. Viva Della Valle

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