MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Vintage, spruzzate di sesso, chitarre (Emma con Modà già i favoriti)

Prima panoramica sulle canzoni di Sanremo


Le corse al fotofinish per il Festival anticipato al 15 febbraio, trovano le 15 canzoni in gara ansimanti ma quasi pronte. Gran voglia di vintage con alcune ispirazioni che affondano nei primi gloriosi '60, gran quantità di chitarre e chitarrone, e come segno inevitabile dei tempi, abbondanti spruzzate di sesso nei testi. Sarà merito di Morandi se la qualità media è alta in modo insolito; ma non mancan cose autenticamente brutte, mentre si sa per sicuro che qualcosa di autenticamente bello è stato bocciato: perché il cast festivaliero è come un cocktail che deve accontentare tutti, cheap&chic, ad ogni costo.

VINCITORI IN PECTORE. E' ovvio che Emma con i Modà vengano già segnalati come tali. Lei arriva da quegli Amici di Maria privilegiati nel televoto, e loro sono stati il suono 2010 nelle radio italiane più potenti. "Arriverà" è puro Modà sound, con echi sixties e perfino un finale in prog rock. Sono kitsch come lo spirito del tempo chiede, cantano «La mia pelle a curar le tue voglie».

LE PIU' BELLE. Una discreta quantità, capitanata da quel Tricarico che come sale sul palco di Sanremo sbaglia: «Tre colori», di Mesolella degli Avion Travel, è sul solco del migliore Sergio Endrigo per l'infanzia, delicata filastrocca che racconta a un bambino gli orrori della guerra e la bandiera nazionale («Quelli nella nebbia hanno la bandiera verde/Ricorda che la nostra tre colori ha»). Seguono coloro che a Sanremo non ti aspetteresti: una piana, elegante ballad di Roberto Vecchioni, «Chiamami ancora amore», suona come una preghiera che finisca questo tempo («Per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero»); «Io confesso» di Giovanardi& La Crus, gente d'essai, è un sofisticato rimando vintage ai primi '60 e a Morricone, con tanto di soprano, sul tradimento (non nuovo il verso «posso resistere a tutto/Ma alle tentazioni no»); «L'alieno» di Luca Madonia si alza di una spanna nel cameo finale di Franco Battiato, pure arrangiatore, fra elettronica riverberi e controcanti: il tema è l'inquietudine senza drammi di un bilancio esistenziale.

LE LADIES FESTIVALIERE. Patti Pravo ringiovanisce con le sue note basse in «Il vento e le rose», e canta «Ma no, tu non ti muovere/Che stai benissimo su di me». Anna Oxa guerreggia sempre cupa e inquietante, in una eterna ricerca stilistica e umana con «La mia anima d'uomo»; Nathalie da X-Factor è minimale nella sua «Vivo sospesa». Parte sommessa per salire su vette spesso impervie gran parte dell'offerta sanremese, da Nathalie a Giusi Ferreri, che in «Il mare immenso» curata da Rustici s'incarta salendo con quella sua voce che si ostina a usare in modo improprio. Tatangelo recita una versione più kitsch di «Bugiardo e incosciente» e la chiama avec finesse «Bas tardo» («Voglio dirti quello che sento/farti morire nello stesso momento»).

LA MOSCA BIANCA. Davide Van De Sfroos è come il bambino che morde il cane: sconosciuto alle radio, canta in laghée dialetto del Comasco, e per lui (e per la Lega) Morandi&Mazzi hanno abbandonato Napoli. La gente oltre il lago capirà soltanto le numerose parole in inglese ma «Yanez» è un pezzo curioso, un country nostrano impastato con trombe messicane che racconta anziani pirati di Varese in vacanza in Romagna («Sandokan...G'ha l'artrite e g'ha el riporto»). Mosca bianca pure il redivivo Max Pezzali, che in puro pop racconta autentiche gioie della maturità, intitolate «Il mio secondo tempo».
(Mi mancano all'ascolto Albano e Barbarossa, sorry)



Marinella Venegoni

www.lastampa.it