MUSICA




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Le canzoni storiche a Sanremo - Una confusione tutta italiana

Presentato a Roma lo show di giovedì 17 febbraio dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia



Sembra improbabile che le canzoni riescano a rimpiazzare il cemento molle che in questo periodo storico tiene insieme l'Italia. Ma ben venga la serata patriottica di giovedì 17 febbraio 2011 al Festival di Sanremo, già focolare della tipica famiglia del nostro Paese; lì si celebreranno con un mese giusto d'anticipo i 150 anni dell'Unità, con 14 brani Made in Italy di varie epoche ed ispirazione, scelti senza un filo storico o artistico, con tutte le gioie della casualità. Oltre a spezzare il rituale della gara (servendone tuttavia i meccanismi di ripescaggio, con il rischio di un bel minestrone), la puntata troneggia con il titolo «Nata per unire» (come l'Italia, come la musica), probabilmente inventato dopo il caos suscitato dall'idea di Morandi di proporre «Bella Ciao», subito seguita da quella di Gianmarco Mazzi di aggiungere «Giovinezza».

Ancora si contano i feriti dell'improvvido dibattito, ma di comune accordo i due inni sono stati accantonati per favorire, appunto, l'unione: ieri, tra l'altro, a Morandi è sfuggito di raccontare che molti artisti avrebbero cantato volentieri «Bella Ciao» e nessuno «Giovinezza» ma tant'è, la questione è seppellita. Morandi parlava, in viale Mazzini, nell'ambito di una conferenza dove «Nata per unire» - serata cementata dalla beneficenza, cui andranno anche i proventi di un disco dedicato, oltre a 2 euro per ogni telefonata di gradimento - veniva presentata dalle massime autorità Rai: Masi e Garimberti, Mazza e Mazzi, non mancava nessuno perché alla fine l'Italia sempre nostra è. Richiesto di una ipotesi di presenza di Benigni per dar lustro al galà, il direttore Mazza ha risposto: «Se viene gratis come da Saviano, volentieri». Se mai fosse, ci scatenerebbe subito il tema di una seconda voce, come da dibattito precedente.

«La selezione dei titoli è grandiosa, un degno modo di ricordarci che questo grande mosaico che è il nostro Paese, con tutte le sue differenze, alla fine si unisce e siamo tutti fieri di essere italiani», ha detto per tutti il Gianni (che quella sera lì, potrebbe pure cantare qualcosa, come la sua professione comporterebbe). I titoli annunciati c'entrano un po', tanto o niente con i festeggiamenti patriottici. Alcuni brani sono stati suggeriti dall'organizzazione, altri scelti dagli artisti. Patty Pravo si cimenterà in «Mille lire al mese» (dicono sia una tipa spendereccia, sembrerebbe dunque una pena del contrappasso); Nathalie fresca regina di X-Factor ha optato per «Il mio canto libero» di Battisti; Roberto Vecchioni evocherà finalmente il napoletano (e la guerra) con «O' Surdato 'nnammurato», e così farà Anna Oxa con «O' sole mio»; Giusy Ferreri sceglie «Il cielo in una stanza»; «La notte dell'addio» avrà arrangiamento e direzione di Battiato con Luca Madonia; si torna alla storia con Max Pezzali in «Mamma mia dammi cento lire», con Barbarossa&Del Rosario in «Addio mia bella addio» e con i Modà&Emma in «La ballata di Sacco e Vanzetti», mentre La Crus propongono «Parlami d'amore Mariù»; Albano viene tentato dalla lirica con «Va' Pensiero»; Tatangelo non poteva scegliere che «Mamma», Tricarico fa «L'italiano» di Cutugno, al quale risponde da sinistra un pezzo da novanta, «Viva l'Italia» di De Gregori, a cura di Van De Sfroos, che finora aveva gorgheggiato solo in tremezzino stretto.

Come si vede, manca qualunque cosa (almeno «Azzurro», via) ma anche no. Non essendoci una precisa indicazione, la serata dell'Unità d'Italia finisce per somigliare all'Italia medesima: tutto e il contrario di tutto. Non fosse mai che ci dobbiamo smentire proprio al Sanremone.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it