MUSICA




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Così Sanremo rischia di risorgere (Dopo il doppio effetto "Amici")

Lasciamo perdere gli anni d'oro, e il tempo felice di quando per Sanremo l'Italia faceva le notti lunghe. In questi ultimi anni di respirazione artificiale il Festival è stato - quanto a musica e canzoni - un rito agonico, una celebrazione doverosa e passatista che con il televoto, al di là dei numeri di ascolto, ha finito per esporre impudicamente tutta la propria vacuità, e si è consegnato straccione al dominio delle liturgie televisive, tanto da dare la vittoria per due anni di seguito ad altrettanti Amici di Maria (De Filippi), Marco Carta e Valerio Scanu. Sembrava, insomma, che il Sanremone non avesse altro futuro che una ulteriore lenta discesa verso gli abissi, per quanto abilmente mascherata da lustrini, tette e paillettes. Dopo due televittorie di quel genere poi, sembrava che nemmeno una celebrità, neanche d'epoca, si dicesse disposta a immolarsi nell'edizione del 15 febbraio 2011.

Ma le notizie che arrivano sono di tutt'altra pasta. Si è cominciato con una prima, sussurrata, distribuizione di nomi assolutamente impensabili ma confermati, due nobili cantautori che mai e poi mai si sarebbero immaginati a spasso per Sanremo: uno è "il professore" di San Siro e Samarcanda, Roberto Vecchioni, e l'altro addirittura lo schivo e riservato Franco Battiato, che farà compagnia in gara a Luca Madonia. Da saltare già sulla sedia. Aggiungiamo i pur sempre nobili Avion Travel, vincitori di un decennio fa.

Ma nuove indicazioni, se confermate, faranno di questo Festival prossimo venturo, e già dato per morto e sepolto, un'avventura anche venata di glamour, almeno per la «famosità» delle presenze.

Si parla molto dei nuovi Pooh, a trio, che avrebbero quasi chiuso il contratto. C'è perfino l'ipotesi di un gruppone alquanto stravagante con Enrico Ruggeri, Niccolò Fabi e il travolgente Elio e Le Storie Tese.

E poi, ci sono pure quelli già confermati. Max Pezzali che mai si era affacciato a quella platea, e che tace da lunga pezza; Nina Zilli che dopo l'exploit dell'anno scorso e del film di Ozpetek ha avuto una fittissima stagione live; Anna Oxa uscita da poco da una volontaria segregazione, e bisognosissima di visibilità; la strana ammucchiata Emma (l'ultima preda di Amici) e Modà, il gruppo strakitsch che l'ha fatta da padrone per tutta l'estate con «Sono già solo»; e Albano Carrisi, e Luca Barbarossa con la signora Alonso.

Se i probabili fossero certi, tenendo conto che il regolamento parla di 14 "big" il cast sarebbe quasi chiuso, e con, dentro, una notevole base di rappresentanza di nomi non peregrini del pop italiano mainstream. Ma perché tanta lieta voglia di immolarsi sull'altare delle esclusioni quotidiane e del televoto?

Il mago che avrebbe permesso il realizzarsi di questa incredibile chiamata alle armi non può essere che Gianni Morandi: che ha tirato fuori di tasca la propria agendina e ha chiamato i colleghi, uno per uno, con la sua nota giovialità e il sorriso a 50 denti. Morandi non solo è il fidanzato di tutte, ancora alla sua età, ma è anche uno che non ha nemici (ha persino quasi ignorato il fatto che Francesco De Gregori lo abbia denunciato per aver usato «Buonanotte Fiorellino» spezzettata, in un disco dell'86).

Sarà stato tanto irresistibile, in quelle telefonate? E' possibile, conoscendone carattere e fermezza d'animo (Gianni è uno che si fa le Maratone, compresa quella di New York, come se fossero un'allegra passeggiata di buon mattino). C'è anche una ipotesi numero due: che la musica italiana è così a mal partito, così bisognosa ormai di tornare a farsi ascoltare fuori dal circuito dei talent-show troppo sfruttati (pure la Maionchi è fuggita da X-Factor verso "Amici"), che all'improvviso Sanremo torna appetibile come ai bei tempi, anche aiutato dalla correzione del regolamento che per il voto dà più potere agli esigentissimi - ma rassicuranti e professionali - professori dell'orchestra. Chissà, magari saranno le due cose insieme; resta comunque il fatto che il Sanremone dato per morto e sepolto potrebbe tornare di nuovo a stupirci. Robe da matti.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it