MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Tanti prof, una sola Signorina - di Mina - La Stampa - 21.11.2010

La professoressa Antonioli entrava in classe con quella sua aria da martire consapevole. Aveva un eterno tailleur grigio di buon taglio, ma un pochino fané, un leggero filo di perle sulla camicetta rigorosamente bianca e un piccolo sorriso come di chi spera di essere capito e apprezzato per quel poco o tanto che ritiene, a buon merito, di poter garantire. Avevo un debole per lei prima ancora che come insegnante, proprio come essere umano che sentivo in controllata difficoltà. Insegnava lettere a una classe di ventiquattro fervorose ragazze che erano già un vero e proprio campionario di caratteri e comportamenti che poi avrei sempre, purtroppo, continuato a vedermi rappresentati davanti agli occhi.

Lei volava. Sembrava nascostamente riferirsi sempre a un amore perso o lontano. E conferiva alla lettura dei testi un senso di turbamento che passava direttamente nella nostra inesplorata sfera sentimentale. Me la ricordo così bene. Cara signorina, sì, solo lei era «la signorina». Tutti gli altri erano professori. Solo per lei usavamo questo appellativo come gratificazione nei confronti di chi, invece, era in tutto e per tutto il prototipo più alto, più puro di chi dovrebbe insegnare.
A lei quale gratificazione sarebbe stato giusto riconoscere?

Il massimo, secondo me, niente secondo la Rosetta che non aveva alcun interesse per la letteratura. Un conguaglio consistente sarebbe stato proposto da parte di chi aveva buoni voti per un comportamento, come dire, precocemente «politico». Una decurtazione sarebbe stata invocata dalla madre di Carla che riteneva sconveniente il trasporto con il quale leggeva certi autori ritenuti pericolosi. Non so.

Merito e meritocrazia. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini dice «Chi è bravo guadagnerà di più». Era ora. Da quest’anno prende il via una sperimentazione che gradualmente si estenderà a tutta l’Italia. Ai professori particolarmente meritevoli verrà assegnato un mese di stipendio. Il riconoscimento corrisponderà ad una sorta di quattordicesima. Brava Mariastella. Ce ne sono molti di insegnanti come la signorina Antonioli. Appassionati e civili, certi e pazienti, che sanno tirar fuori dagli studenti il meglio della loro iniziale intelligenza. Che aprono al bello e al vero. Che sostengono che solo l’uomo colto è libero. Che sanno che il processo della conoscenza è simile alla dinamica dell’innamoramento. E lo applicano.

www.lastampa.it

Re: Mina: "Brava Mariastella Gelmini". Mina inquietante e superficiale...

Il bravo di Mina a Mariastella Gelmini per la sua volontà di mettere in atto politiche di gratificazione ai professori meritevoli è, per me, semplicemente inquietante.

E' inquietante perchè se già Mina, persona che sembrerebbe intellettivamente notevole, cade nella trappola, figuriamoci la massa dei cittadini...

Sì, perchè se non vogliamo essere maliziosi (ma personalmente lo sono già stato visto che parlo di "trappola") e diamo per scontata la buona fede del ministro, non possiamo però non renderci conto che esiste notevole differenza fra i sani propositi e la capacità di individuare i giusti strumenti per realizzarli.

Ad esempio, era inevitabile che qualcuno devesse preoccuparsi della razionalizzazione della spesa pubblica anche nell'ambito dell'istruzione. Si pensi, a questo proposito, alla legge 148/1990 relativa alla riforma dell'ordinamento della scuola elementare che istituzionalizzava l'organizzazione didattica del modulo di 3 docenti ogni due classi.

Per questo la Gelmini ha ripristinato "l'antico" maestro unico e, nella scuola secondaria di primo e secondo grado, ha, fra l'altro, eliminato le ore a disposizione dei docenti portando l'insegnamento effettivo a 18 ore settimanali.

Conseguenza? Minor costo per lo Stato ma riduzione delle cattedre, impossibilità di sostituire i colleghi assenti.

I fautori di questa politica la definiscono "riduzione della spesa improduttiva" e ciò è senz'altro vero, come è però pure vero che molti insegnanti precari adesso se ne staranno a casa.

Si tratta di gente che lavora nella scuola in rapporto di precariato anche da decine d'anni. Il che non inficia la loro posizione giuridica, cioè di precari, cioè, come dice il nome, di personale non effettivamente assunto dunque per il quale non si può parlare di licienzamento.

Ma, d'altro canto, certe politiche fanno sorgere il dubbio che Mariastella si sia, fra le altre cose, dimenticata del primo comma dell'art. 4 della costituzione (la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto).

Dunque si vede quanto difficile sia essere all'altezza del proprio ruolo poichè posso essere animato da buoni propositi, ma non in grado di individuare strumenti e metodi per realizzarli.

E riguardo alla meritocrazia? E' giusto misurarla? Certamente. Ma come?

In ambito didattico è impossibile. E' un'altra bufala. O meglio, si può far finta di dar corso ad iniziative in tal senso ma la cui efficacia sarà tutta da verificare.

Diversi, infatti, ad esempio, sono i contesti territoriali nei quali operano i docenti per cui è impossibile misurare i risultati ottenuti se non si tiene conto dei livelli di partenza e della qualità dell'utenza oltre che della docenza.

Ma moltissime altre sono le variabili in gioco e/o gli elementi da misurare per pervenire alla quantificazione del merito. Variabili che di sicuro sfuggono a chi è abituato a parlare senza avere piena coscienza delle questioni, limitandosi ad accettare un principio esternato ma senza preoccuparsi se, e come quel principio verrà effettivamente perseguito.

E' questo un atteggiamento "tampone" che dovrebbe appartenere più ai falsi politici, cioè ai professionisti delle parole, che a cittadini responsabili e consapevoli o a stranieri che, pur da osservatori, pretendono di dire "brava" a un nostro ministro evidenziando giudizi che, a mio modo di vedere, sono solo frutto di superficialità.

Alberto

Docenti, rifiutiamo premi derivanti dai tagli

Il ministro Maria Stella Gelmini ha inventato un metodo di premi per i docenti basato sulla cosiddetta ‘valutazione del merito’.

Peccato che i fondi per premiare quei docenti derivino da quella che il Ministero chiama “razionalizzazione della spesa“, ma che sono i soldi recuperati con i tagli del personale, compresi gli insegnanti di sostegno per i ragazzi disabili gravi e non.

Certo il metodo potrà trovare d’accordo una parte dei genitori che penseranno di poter finalmente far pesare il proprio giudizio sugli insegnanti e potrebbe anche far sfavillare gli occhi ai docenti che presumono di poter ottenere lo stipendio in più all’anno o la quota parte del premio dato alle scuole vincitrici, ma si basa purtroppo su fondi recuperati sulla pelle altrui e sui tagli ai diritti e non sulle risorse economiche adeguate chieste oggi dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano allo Stato (leggi ‘governo’, perché è il governo che decide gli stanziamenti, visto che il parlamento in genere vota la legge finanziaria con la fiducia).

Ma anche sul metodo potrebbero essere avanzate critiche, visto che i criteri validi per le imprese non sono applicabili alla scuola. Ad esempio il criterio della produzione, quindi numero di promossi, non è indice di scuola migliore: posso promuovere di più alzando i voti o posso avere più diplomati solo perchè ho alunni non problematici o la cui famiglia può permettersi corsi di lingua all’estero e corsi di recupero a pagamento. Con tale criterio il premio ‘produzione’ andrebbe alle scuole site in quartieri più agiati e a minor rischio dispersione scolastica.

Così pure il premio per il miglior insegnante andrebbe a chi si ingraziasse il preside, visto che la commissione di valutazione (composta dal dirigente scolastico – che peraltro aggiungerebbe agli altri compiti e poteri, che sono già troppi – oltre che da due insegnanti eletti dal Collegio docenti) non è indipendente (mentre diverso sarebbe se a presiederla fosse il presidente del Consglio d’Istituto, figura elettiva indipendente per di piu’ dal ministero).

Ma la commissione non dà nemmeno garanzie di competenza, perché in una scuola elementare i docenti hanno fatto più o meno gli stessi studi, ma in un istituto superiore (poniamo un tecnico o commerciale), vi è una tale varietà di discipline da non garantire l’espressione di una commissione di valutazione all’altezza del compito, visto che l’insegnante di Lettere non saprà valutare il curriculum di un collega di Chimica e un ingegnere o architetto quello di un collega di Inglese

Ma l’aspetto principale resta quello del reperimento dei fondi: i fondi per i premi al presunto merito derivano dai tagli delle risorse umane e del diritto allo studio dei disabili.

Mi auguro che i colleghi non siano ancora una volta divisi dai soldi (che spesso, pur vergognosamente miseri, determinano la corsa al ruolo o alle ore di lavoro in più) e che si rifiutino compatti (visto che l’esperimento è su base volontaria) di prestarsi a questa sconcezza.

Ne riparleremo poi quando verranno ridati il sostegno ai disabili e la selezione dei meritevoli verrà fatta non solo sui docenti sopravvissuti ai tagli e che talora (con tutto il rispetto per quelli ancora pieni di fantasia e voglia di aggiornarsi a sessant’anni, e ne sono tanti) si avvalgono di conoscenze e metodi d’insegnamento arcaici.

Rita Guma

www.ilfattoquotidiano.it

Re: Tanti prof, una sola Signorina - di Mina - La Stampa - 21.11.2010

Secondo me Mina dice brava alla Gelmini solo per il fatto di premiare il piu bravo insegnante, come succede tra gli alunni, pertanto non credo ci sia nulla di strano...
Oppure vogliamo dare un premio a tutti comprese le maestre ( se vogliamo chiamarle tali) d'asilo che maltrattavano quei poveri bimbi?

Re: Intanto Mina impari a non ripetersi con "Signorina"! Paolo fai la ricerca e troverai ...

Intanto Mina impari a non ripetersi con "Signorina"! Paolo fai la ricerca e troverai la ripetizione della "Signorina" in altro articolo a sua firma.
Credo che Alberto abbia detto tutto.
Proprio oggi mi ero espresso su FB in un account di amici.
Che Mina non ne capisca una mazza, è risaputo.
Nemmeno la commento perché so che ultimamemnte non è neanche in grado di scegliersi un brano adatto per la sua inimitabile e potente voce. Il giudizio lo esprimono i suoi non acquirenti di ciofeche.
La smetto pure, anche perché è fin troppo noto che come persona mi è estremamente antipatica. La trovo spesso vuota.
Per i lettori del tuo forum:
Il governo Berlusconi ha tagliato tantissimo sulla scuola pubblica per dare i fondi alle scuole private. Di questo, il Nava gioirà!
Cosa è accaduto quest'anno scolastico?
Ci sono state tolte alcune ore di insegnamento. Io, ad
esempio,ho perso due ore. Da 5 sono passato a tre ore settimanali per classe (parlo per le prime). Da 5 a 4 (per le seconde) e così fino alla quinta classe.
Di contro, in alcune classi sono aumentati gli allievi. Accorpate classi fino ad un numero di 35.
Se l'anno scorso avevo 10 ore di sportello help, quest'anno, come i colleghi di inglese, ne ho 5. I colleghi di lettere, ne hanno due.
Accade che, mentre spieghi o interroghi, ti bussi la bidella in classe e ti piazzi un gruppetto di studenti di un'altra (smistata in più classi). Niente di grave, se non fossero corpi estranei alla classe. Vi lascio immaginare l'imbarazzo di chi deve essere interrogato.
Ci sono stati bloccati gli stipendi per tre anni. Sono diminuiti i fondi per l'acquisto di materiale. Bisogna chiedere i fogli per stampare un compito. Apporre firme per aver fotocopiate le verifiche da far svolgere agli studenti.
Ci sono state concesse 100 ore per la Biblioteca: classfica libri, sistemazione ordinazione ed apertura.
Lavagne luminose? Concessa solo una! Finiti i soldi per l'edilizia scolastica.
Secondo quali criteri i Docenti dovrebbero essere giudicati? Sul curriculum? Che buffonata! Che importa che io mi sia laureato con 106 su 110 nel 1982! Dal gennaio 1983 ad oggi credo aver fatto passi da gigante nella mia didattica e mai nessuno si è permesso di convocarmi in presidenza per chiedermi qualcosa sulla mia metodologia e sui risultati raggiunti. Mai nessuno mi ha dato atto che in circa 28 anni di insegnamento, mi sarò assentato, per gravi motivi, al massimo una trentina di giorni. Mai nessuno ha notato che la mattina mi presento con 40 minuti di anticipo. E come me, tantissimi docenti. I lavativi, poi, sono ovunque.
Cosa vuoi Paolo che io dica di più?
Ma dove ***** vive sta tipa? Ma che esca dal mondo ovattato in cui vive e cominci a fare la persona seria!
Anche perché, a parte il giardinetto di scimmiette, non se la fila più nessuno!

La signorina Antonioli era stata rievocata cinque anni fa

Se l’obbligo scolastico diventasse retroattivo

26 marzo 2005

Mitoccherà tornare a scuola per completare la quinta ragioneria. Sì perché, dimenticavo, il provvedimento governativo sull’obbligo scolastico ha effetto retroattivo. Volesse il cielo!

Tutti gli interrotti in schiera, con strumenti scolastici del loro ricordo, o comunque del loro passato, si presenteranno all’appello. Cartelle, cinghie per i libri, sussidiari, scartafacci, pennini lombardi, gomma pane, righe, quadretti, fogli di protocollo. Tutto rispunta dalla memoria e dalle soffitte a rigenerare discenti nelle solite scuole, inadatte da cinquant’anni a contenere e ad elargire ciò che dovrebbe essere istituzionalmente garantito: l’istruzione. Siccome non ci si riesce alle elementari e alle medie, allora proviamoci fino alla fine delle superiori. Le buone intenzioni, la malafede di ritorno, le illusioni, le nobilissime e agguerrite sirene elettorali picchiano il monotono e stonato tasto.

Si risveglia attonita e curiosa la signorina Antonioli, mia adorata professoressa di italiano. È soddisfatta, perché questa volta ce la farà a tenerci legati ai nostri banchi per un tempo lunghissimo. Disporrà di saecula saeculorum per inculcarci la voglia e il godimento per Dante, Leopardi e tutti gli altri giganti della nostra amazing letteratura. Ma lei, che non ha visto né Sessantotti né conati di riforme, si troverebbe un po’ spaesata nel baillame della scuola che ha nell’azienda una gamba d’appoggio per essere al passo coi tempi. Insensibile alle sirene della videoscrittura, insisterebbe a infliggerci compiti da consegnare in bella grafia amanuense. Li chiama ancora «temi». Su fogli di protocollo, rigorosamente divisi a metà, ci chiederebbe, con un lieve imbarazzo, di elencare in rassegna la lirica d’amore, da Saffo a Sandro Penna. Le analisi testuali, che sminuzzano il gusto delle parole nel frullatore dello strutturalismo, non sa neppure dove stiano di casa. Anche se i ministri le richiedono all’esame finale. Lei è nata decenni prima di De Saussure e qualche millennio prima della scrittura funzionale, fatta solo per redigere curricula di lavoro.

Il ministro la obbligherà a frequentare qualche corso d’aggiornamento. Necessario per far fronte ad un’utenza (non si dice così, oggi?) allargata, poco avvezza alla scrittura in bella prosa e all’uso acconcio del punto e virgola. La signorina Antonioli, che è «ante litteram» e non solo, si siederà pur’ella sui banchi, e ascolterà qualche funzionario dissertare sulle teorie della didattica in un’epoca di istruzione non più elitaria. Lo farà, remissiva. Senza nulla pretendere.



Mina
www.lastampa.it

I professori bravi meritano un premio Ma non quello improvvisato dal governo

da Il Fatto Quotidiano di sabato 20 novembre 2010

I professori bravi meritano un premio Ma non quello improvvisato dal governo

di Marina Boscaino

È mancanza di rispetto verso i docenti spacciare la resistenza che parte della scuola democratica e attiva sta esprimendo nei confronti del piano-valutazione Gelmini-Brunetta-Aprea come tentativo di sottrarsi al giudizio.

Le molte persone serie, in nome delle quali mi sento di poter parlare, non hanno questa intenzione. Ma criticano le soluzioni improvvisate: siamo docenti e conosciamo il valore di ricerca e di riflessione. Nella consueta medietà dei toni – dopo “la riforma epocale” ecco “un giorno storico per la scuola italiana: si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica” – la meritevolissima Gelmini (quale cursus honorum le avrà garantito la poltrona di ministro?) ha annunciato la fase 2 della strategia. Dopo aver delegittimato i docenti in ogni modo, amplificato il dramma del precariato, ridotto le scuole in ginocchio e alienato agli studenti il diritto allo studio, con una scrematura che ha fruttato allo Stato 8 miliardi di euro e alla scuola 140.000 posti di lavoro tagliati, ecco il premio.

Si tratta di due diversi progetti: il primo , rivolto alle scuole medie (per ora delle province di Pisa e Siracusa), prevede di valutare gli istituti. Considererà i risultati dei test Invalsi e una serie d’indicatori (tassi di abbandono, rapporto scuola-famiglia, scuola-territorio, virtuosità nella gestione delle risorse). Valutatori: un ispettore ministeriale e due esperti indipendenti (perché, ci sono quelli dipendenti?). Le relazioni finali definiranno una graduatoria.

ALLE SCUOLE MIGLIORI premi fino a 70 mila euro. Un secondo progetto – che riguarderà i docenti di Napoli e Torino – prevede di individuare quelli che si “distinguono per le capacità e le professionalità dimostrate”. Dirigente, due docenti eletti dai colleghi e, come osservatore, il presidente del Consiglio di Istituto (un genitore) valuteranno. Il curriculum e un misterioso “documento di valutazione”, nonché l’indice di gradimento presso studenti e genitori, costituiranno gli elementi di giudizio.

Quali i finanziamenti? La sperimentazione sarà pagata con parte del 30% dei risparmi ottenuti grazie a “razionalizzazioni” di spesa, al netto delle risorse per il recupero degli scatti biennali (questa la buona notizia). Di tale somma si parla già dall’inaugurazione della “cura da cavallo” per la scuola (i tagli) che avrebbe da tempo consentito il “premio” ai meritevoli. In questa strana politica in cui tagli, fannullonismo, inefficienza, semplificazione e razionalizzazione sono artatamente finiti in un solo calderone, assestando un colpo definitivo alla credibilità sociale di scuola e docenti; in questo strano Paese che non è ancora in grado – a 3 anni da un documento di Fioroni in merito – di certificare seriamente e oggettivamente le competenze degli alunni, come l’Europa chiede di fare e fa da anni – la rincorsa a misurazione che non transiti attraverso una seria cultura della valutazione (inaugurata nei sistemi scolastici di alcuni Paesi UE più di 30 anni fa attraverso studio e finanziamenti) appare un re-styling frettoloso e pericoloso.

COME TENER CONTO della differenza abissale che implica l’insegnare in una zona o nell’altra del Paese? Come non trasformare le scuole in meccanici progettifici, per essere più concorrenziali sul mercato della premialità? Come ponderare i risultati di un test Invalsi a Scampia o ai Parioli a Roma? Come evitare la costituzione di cordate di potere nelle scuole, e il diffondersi di competizione senza competitività? Non ci s’interroga, infine, sul fatto che l’“utenza”, talvolta, potrebbe non avere ragione? Basta pensare alle ristrettezze in cui gli istituti versano e ai salari degli insegnanti per intuire che la lotta sarà tra dediti al volontariato o seguaci del neoliberismo. Comunque una guerra tra poveri. La tanto decantata Finlandia non ha mai riformato la propria scuola, che fornisce performance eccezionali. Ha solo mantenuto alta la considerazione sociale dei propri docenti.



www.aetnascuola.it