MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Donne con la schiena dritta - di Mina - La Stampa 7.11.2010

Non me ne ero accorta. Se qualcuno non avesse sottolineato che con l’elezione di Susanna Camusso al vertice della Cgil, sia la Confindustria sia il più grande sindacato sono ora guidati da due donne, non avrei colto la svolta epocale o, come è stato detto, la «caduta di un altro tabù».

E allora? Che fare? Dovrei lanciarmi in un panegirico per l’avanzante vaginocrazia? Evviva! Spiace dirlo, ma l’esultanza per il fatto che vanno al potere sempre più donne in tailleur, per le quali si constata solo la mancanza fisica degli attributi, che però possiedono largamente in senso metaforico, mi pare l’esatto e speculare opposto dell’italico machismo, di cui siamo ancora culturalmente figli.

Risuonano le concioni di capi che, di fronte a folle osannanti, ovviamente femmine, fanno capire di essere loro i soli genitali eretti disponibili su piazza, gli organi generatori dominanti, i falli paterni e padronali. Il Potere è maschio, ammira la belle ragazze e rifugge dal cicisbeismo: è fatto di pietra dura e aborre l’infrollimento della pasta dolce dei frutti canditi. Siamo figli dell’obbligo generale alla virilità che il geniale, adorato Gadda così descrive: «Polpute gambocce annaspavano con marinettiano simultanismo lungo l’asfalto guerriero, polpone e cicce che bisognava chiamarle “maschie” e mavortine anche loro.

Dacché tutto era, allora, maschio e Mavorte: e insino le femine e le balie: e le poppe della tu’ balia, e l’ovario e le trombe di Falloppio e la vagina e la vulva. La virile vulva della donna italiana». E altrove: «Tutto divenne maschio cioè dunque virile in quegli anni: perfino la sora Sorca. Le virili poppe delle maschie balie conferivano alli pupi un latte guerriero, potenziato dalle verghe: (littorie)».

Da quell’immaginario, non del tutto defunto, siamo passati al peana per il femmineo, soprattutto quando va a occupare spazi finora riservati al virilismo dominante.
Gli estremi si toccano. Perciò nessuno riuscirà a trascinarmi tra le opposte schiere dei cantatori della spermatoforica maschilità o della moderna vulvocrazia. Mi basta ricordare che la Camusso, con la sua bella faccia solenne e potente, con i suoi occhi chiari sotto la chioma leonina, ha invocato la necessità della «schiena dritta». Che non significa lo scimmiottamento della virilità muscolare, ma il mettere in campo la dignità orgogliosa del proprio lavoro e delle proprie ragioni. Il che non è poco.

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