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Paolo Conte, dedica al cane Nelson (canzoni al mercato delle pulci)

Paolo Conte, dedica al cane Nelson (canzoni al mercato delle pulci)

"Multiamo la volgarità"


«L'ho letta sulla Settimana Enigmistica. Ha detto John Osborne: chiedere a uno scrittore che cosa pensi dei critici, è come chiedere a un lampione cosa pensa dei cani». Et voilà Monsieur Conte, di fronte a vastissima e rispettosissima platea di media, chiudere con lo sberleffo la sua conferenza stampa che annuncia il nuovo album «Nelson». Paolo Conte è così, riservato e magari un po' timido, con l'ironia che affiora quando meno te lo aspetti. Nella splendida villa del Fai di Milano ha risposte pronte alle domande più improbabili, e saggezze ataviche che affiorano per spiegare gli argomenti ai quali vieta l'accesso nella sua musica: «Slealtà, cattiveria, volgarità, cattivo gusto, in generale e all'italiana. Della realtà è meglio non parlare, per non istigare cattive abitudini. Ci sono battaglie per se in partenza contro certi modi di fare. Criticare non è sufficiente, ci vorrebbero impegni più forti, forse occorrerebbe fare delle multe». Charmant, vellutato, avveduto.

Questo disco «Nelson» ha testi in italiano, inglese, francese, spagnolo, napoletano. Che facciamo, voliamo via?

«No, vogliam restare. Mi vergogno di cantare in lingua, chiedo sempre le attenuanti generiche in tutti i paesi».

Lei aveva accennato ultimamente a una difficoltà a scrivere, ma qui ci sono ben 15 canzoni

«Non mi dispiace contraddirmi, la curiosità artistica è sempre alta».

Perché far dischi?

«La voglia di scrivere innesca una reazione a catena, diventa poi un automatismo registrare. Ma le canzoni nuove entrano pochissimo nei live, il pubblico ci mette molto ad abituarsi, ai concerti celebra la festa della nostalgia».

Qui fuori c'è ad aspettarla Fabio Fazio, che spera di coinvolgerla nel programma con Saviano «Vieni via con me», titolo preso da una sua canzone. Conosce lo scrittore Roberto Saviano?

«Ho letto solo articoli, di suo. E' uno impegnato, tratta argomenti pericolosi».

Chi è Nelson al quale ha dedicato il disco?

«Un cane che abbiamo avuto per 12 anni, morto 2 anni fa. Un pastore francese di carattere difficile ma così bello, aveva orecchio musicale. Io suono di notte, e finisco sempre con una frase di Fats Waller: lui la riconosceva, e si alzava. Ora ho un altro trovatello, Orazio, perché ho pensato a Orazio Nelson: è un can da pajé, come diciamo da noi, un ba stardino».

La canzone «Bodyguard for myself» racconta un uomo solitario. E' un autoritratto?

«Su me stesso non ho mai scritto nulla, non sono per le autoconfessioni. Solo in "Sotto le stelle del jazz" c'era il comportamento di quattro gatti della mia generazione».

Canta spesso del ballo

«Forse perché sono un pessimo ballerino».


Marinella Venegoni
www.lastampa.it


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IL DISCO "NELSON"

«Nelson» è un disco morbido e a tratti baldanzosamente ritmico, come nella miglior tradizione di Paolo Conte. E affollato di personaggi pittoreschi, oggetti e espressioni in disuso, così tanti da poter popolare un mercato delle pulci parigino: c’è la Massaggiatrice che si svela poco a poco in un testo ambiguo e divertente, dove viene presa di mira anche la musica di plastica stile new age degli istituti di bellezza; c’è la sensuale Nina con il suo vestito giallo, odorosa di lune sudamericane; ci sono antiche Galosce selvagge dei camminatori d’un tempo, con una interessante costruzione musicale. Affonda nei ricordi dei ’50-’60 la trascinante L’orchestrina, scene di un dancing d’epoca con l’odalisca che si spoglia con tanto di mancia sopra il piano: «Mi illudo che il testo non sarebbe dispiaciuto al mondo di Federico Fellini», scrive il cantautore nelle sue note. Ma Nelson è anche un album sui generis, da riascoltare più volte per coglierne l’impianto sofisticato, costruito sia con canzoni sia con squarci e suggestioni che suonano come dipinti astratti: poche parole per tratteggiare la figura del Clown, che l’artista descrive come «pendant con la mia vecchia canzone Max per il sapore misterioso della composizione», poco più che suggestioni per descrivere in inglese una Sarah avvolta di sensualità.

Introduce una sorta di prologo amoroso per voce e pianoforte (Fra le tue braccia) che si apre subito sullo sferragliante gioiellino vintage Jeeves, omaggio al maggiordomo dell’umorista inglese P. G. Wodehouse. E c’è parecchio divertimento: la scatenata Sotto la luna bruna è «un nonsense in stile Cajun», come spiega l’autore, C’est Beau è un duetto in francese fra Laura Conti e il bassista Jino Touche dove s’insinua la voce di Paolo («Un burlesque, dedicata a Manitou, il grande spirito»). Un Conte in stato di grazia, ribollente di idee, cultura, ricordi ed enigmistica.

Paolo Conte - L'orchestrina

Paolo Conte - L'orchestrina