MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Cattelan, che barba che noia - di Mina - La Stampa 26.09.2010

Troppe emozioni. Troppe. Finiranno per confondermi. Appena terminato il brivido etico per un giallo immobiliare capace di far straparlare con gli occhi fuori dalla testa tutti, giù giù fino ai Caraibi, sono alle prese con lo stupore estetico di un marmoreo dito medio, puntato verso il cielo sovrastante la milanese Piazza Cordusio, da non confondere, come diceva lui, con il mio amico Coruzzi. Insufficientemente interessata ai contesti, sprezzante delle didascalie e sorda alle spiegazioni socio-politico-paraculistiche mi affido, per i giudizi che tengo stretti come segreti, all’inaffidabile e incolto istinto.

La fotografia dell’imponente scultura di Cattelan mi evoca il desiderio di un immediato connubio con la maxi-cacca in travertino piazzata davanti alla biennale di scultura di Carrara. Sono sicura che, se McCarthy avesse potuto consultarsi preventivamente con il maestro veneto, avrebbero insieme concordato qualche soluzione di combinazione spaziale e cromatica ad effetto simbolico accrescitivo, chissà. Le dimensioni mastodontiche di entrambe le opere in questione garantiscono il mantenimento di proporzioni corrette in un eventuale futuro incastro. Ebbene sì, siamo ancora qui a parlare della ritrita funzione provocatoria e dissacratrice dell’arte.

Quell’arte che, invece di straripare di libertà, si inginocchia, povera, pietosa, implorante, conformista, permalosa, presuntuosa e utilitaristica, ai suoi strumentali obblighi polemici o propagandistici. Che barba, che noia. Non c’è nessuna urgenza di simboleggiare alcunché di contingente o peggio di già passato. Tutti sanno già tutto o perché l’hanno imparato o perché l’hanno creato o perché l’hanno subito. Il più bravo a dire vaffa resta Grillo che non usa ammiccamenti o interposizioni, ma va giù piatto. Il bisogno di oggi dovrebbe essere quello di raccontare e farsi raccontare il futuro da persone oneste e disinteressate. Se non sarà possibile, continuiamo pure con medioni ritti ed escrementoni. Nessuno mi toglie dalla testa che Cattelan, che credo sia un «fine umorista», se la stia ridendo come un pazzo dietro un angolo, alla faccia nostra. Io convocherei Christo per uno sbarazzo elegante ed artistico degli ingombri descritti. Imballaggio accurato in cui lui è maestro, DHL, destinazione sconosciuta, ma perfettamente remota. In caso, non bisognerebbe dimenticarsi di Ago, Filo e Nodo di piazza Cadorna. Grazie.

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