MUSICA




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MUSICA
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Da 40 anni senza Jimi Hendrix il rivoluzionario della chitarra

Il 18 settembre 1970, a casa di un'amica a Londra, dopo aver ingurgitato troppe pillole, troppo vino rosso e chissà cos'altro, Jimi Hendrix vomitò, e incapace di riprendersi soffocò. Aveva 27 anni ed era il dio riconosciuto della chitarra elettrica e del sesso, in quella stagione dove per i ragazzi troppo non era mai abbastanza, nel rock come nella vita. Numero uno rimane ancora oggi, a 40 anni dalla morte, grazie al tarlo che coltivava, di inventare e reinventare, mutuato da Miles Davis e trapiantato nei territori della propria musica, sempre con la volontà di rimanere lontano dagli stereotipi imposti anche allora dall'industria discografica.

Aveva faticato così tanto, ad imporsi, da esser costretto all'inizio ad emigrare da Seattle a Londra, città allora assai più aperta, per poter esprimersi liberamente con il proprio stile. Curiosamente, a farlo conoscere in Europa fu Johnny Hallyday, che lo portò in giro come supporter nei suoi concerti; solo l'esplosione della fama al Festival di Monterey, nel 1967, lo ricondusse in patria. Nel '69, a Woodstock, incendiò le folle e la chitarra in una performance che resterà nella storia della musica popolare, con una «Star Spangled Banned» che si chiudeva con l'onomatopea delle bombe vietnamite.

Ma rimase un eroe solo, anche infelice, anche depresso, fino all'uso dell'eroina (che 15 giorni dopo di lui si portò via, alla sua stessa età, pure Janis Joplin). Aveva alle spalle e nella mente una famiglia poco ospitale, una madre morta quand'egli era bambino, un padre anaffettivo che lo picchiava quando lo beccava a suonare la chitarra con la sinistra, una povertà che lo costringeva a mettere il cartone nelle scarpe rotte quando a Seattle l'inverno si faceva duro. Finì riverito dal gotha del rock inglese, da McCartney a Eric Clapton a Brian Jones, che rimasero sconvolti dalla sua tecnica quando lo ascoltarono la prima volta, e lo accolsero nella loro comunità, procurandogli un contratto.

Il ricordo di Hendrix viene ovviamente quest'anno amplificato, con iniziative sparse per il mondo: da una mostra di suoi memorabilia a Londra, proprio nel piccolo appartamento dov'era vissuto, fino al National Museum of the American Indian di Washington, per via del sangue cherokee che gli scorreva nelle vene. In Italia, gli dedica domani sera un concerto di tribute bands Brescia, organizzato da Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d'Italia Associati. «Nel '67, suonavo la chitarra con un gruppo ed ero già pazzo dei Beatles, ma un mio amico mi fece ascoltare l'LP "Are You Experienced" e la mia carriera di solista finì quel giorno: suonare così era impossibile. Fui poi sul palco del suo concerto nel '68 a Parco Sempione. E non si può da beatlesiani dimenticare che nel '67 Jimi suonò "Sgt.Pepper" in un teatro a Londra, a soli 3 giorni dall'uscita del disco, e in sala c'erano Paul e George», ricorda Rolando.

Ma è soprattutto la discografia, a giovarsi degli anniversari. Dopo anni di tentativi negletti, la sorellastra Janie ha costruito una partnership con la Sony, e copiose saranno le uscite discografiche: «Valleys of Neptune», sorta di compilation con inediti, ha inaugurato il contratto la scorsa primavera, seguiranno dal 19 ottobre la collezione «Jimi Hendrix Blues», BBC Sessions, una riedizione del concerto storico di Woodstock e addirittura il singolo «Merry Christmas&Happy New Year».

Marinella Venegoni
www.lastampa.it

Jimi Hendrix - Little Wing

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