MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Noi, professionisti del prodigio - di Mina - La Stampa 12.09.2010

Il destino era là. Il tuo destino, dolcissima Francesca, amaro e assassino era là che ti aspettava fuori dalla pizzeria. Nell’attesa di trovare una collocazione più idonea alla tua preparazione universitaria, qualche soldo, qualche stramaledetto soldo ti è costato la vita. Il tuo paese, Il Paese che frana, questa volta, ti è caduto addosso. Con tutto quel fango. E neppure una metafora per risparmiare almeno te. Poteva succederti in una stazione con un treno che va troppo forte, che fa una scintilla e che esplode. Poteva essere un cornicione di una casa di cemento tarocco che si stacca per qualche grado della scala Mercalli in un epicentro a rischio assolutamente noto. Poteva essere una pallottola vagante. Poteva essere un dottore arrabbiato che, concentrato a tirare un ca zzotto in un vetro, ti lasciava sanguinare un po’. Poteva essere un bisogno qualunque, molto prevedibile, ma che viene regolarmente trattato con la frenesia e l’imprecisione dell’urgenza. Pare che i soldi per la normalità non ci siano mai. Ti sei laureata, hai fatto uno stage di sei mesi giusto in tempo per accettare di fare le pizze a casa tua, in un posto del mondo come Atrani, il piccolo, splendido, fragile comune della costiera amalfitana, trasformato in un drammatico pantano dall’esondazione del fiume Dragone.

Giusto in tempo per tornare in un posto che si sa che può venir giù e che viene giù. Giusto in tempo per morire, forse. La tua famiglia, attonita e dolente, si pone delle domande. E anche noi. E anche qualcuno che ha responsabilità di governo e competenze istituzionali dovrebbe prendere una pausa dalle risse politiche e fermarsi a riflettere su cosa va fatto. Perché nella nostra splendida terra non si sia più costretti dall’incuria a morire come topi. Non è la prima volta che in quella zona si produce questo disastro. Dobbiamo aspettarne un altro prima che si muova qualcosa? Adesso, come al solito, l’unica cosa da fare è sperare in un miracolo. Lo aspetta la tua famiglia, lo aspetta tuo padre la cui faccia sarà difficile da dimenticare. E lo aspettiamo anche noi. Ci attacchiamo all’unico strumento che non prevede intermediari. Noi siamo abituati a questa attesa dell’evento soprannaturale. Siamo professionisti del prodigio, dell’avvenimento eccezionale che risolve situazioni irrisolvibili. Ma ormai siamo talmente abituati ai miracoli che, quasi, non ci crediamo più.


www.lastampa.it