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Belle and Sebastian, nostalgia pop

Data unica al Play Art di Arezzo

E' stato un po' come ritrovare dei vecchi amici, quelli che ogni tanto perdi di vista e con i quali ti ritrovi accorgendoti che qualcosa è cambiato, ma nell'essenza si rimane sempre gli stessi. I Belle and Sebastian dopo quattro anni di silenzio sono tornati in Italia per una data unica, lo scorso 25 luglio nella stupenda cornice della Fortezza Medicea di Arezzo per chiudere, preceduti da un apprezzato concerto dei Baustelle, la quarta edizione del Play Art.

Un ritorno nel segno dell'entusiasmo, che ha unito gli oltre 3mila spettatori che hanno riempito il parco al collettivo scozzese, generoso di parole e di musica. Svanita l'ormai leggendaria timidezza delle esibizioni di inizio carriera, Stuart Murdoch (voce e anima del gruppo, che in questi ultimi tempi aveva "sacrificato" per dedicarsi alla composizione di un musical) ha trovato la giusta familiarità col pubblico, e con lui gli altri componenti della band. Ormai da tempo ogni loro concerto vive non solo di canzoni ma di dialoghi, battute, gag improvvisate più o meno riuscite che -appunto- denotano più un clima di festoso incontro tra amici che un concerto in senso stretto.

E festa è stata, perché, per una ripartenza che entro la fine del 2010 dovrebbe portare a un nuovo disco, i Belle and Sebastian hanno suonato, ovviamente, il meglio di tutto quanto finora hanno composto. Non sono mai vissuti di effetti speciali, i ragazzi di Glasgow, ma di semplicità e immediatezza, e continuano a battere questa via. Il loro pop-folk un po' nostalgico, tanto solare quanto venato di dolce malinconia, fatto di delicati ricordi adolescenziali ma anche di incertezze verso la vita che verrà, poggia ancora su basi solide. E' un romanzo di formazione fatto di melodia, oltre che di parole.

Certo, la loro storia musicale, ha subito scossoni più o meno forti (l'uscita dal gruppo della musa Isobel Campbell, voce e violoncellista del gruppo, fu una bella botta, otto anni fa), negli ultimi lavori la voglia di provare a far cose leggermente diverse aveva fatto perdere qualche grammo di quella spontaneità che era il punto forte della loro originalità, ma la dimensione live ha restituito buona parte di quell' "innocenza" che li aveva portati ormai al successo. Un successo non massificato ma venuto dal basso, da un disco uscito da un corso di musica professionale nel 1996 ed esploso col passaparola.

Questa è ormai storia, e sulla loro storia i Belle and Sebastian hanno fondato la scaletta della data aretina composta da una quindicina di pezzi, dei quali oltre la metà tratti da "If You're Feeling Sinister" e "The Boy with the Arab Strap", le pietre miliari della loro carriera.

In platea si balla, ma sul palco va in scena una spettacolo parallelo, con i ragazzi del gruppo ad alternarsi vorticosamente tra chitarre, basso, tastiere, batteria, violoncello, violino, percussioni, tamburelli e tromba (in più, sullo sfondo, c'era la "guest star" della serata, il quartetto d’archi dell’Orchestra Multietnica Aretina), ragazze dal pubblico "on stage" a ballare sulle note dell'"Arab Strap", brindisi con "spiumante" (per dirla alla loro maniera) per il compleanno del batterista, un improvvisato accenno di "Smoke On the Water", omaggio ai Deep Purple che avevano suonato lì due giorni prima, e uno Stuart Murdoch ballerino e scatenato come non mai con la sua t-shirt degli Smiths, e non è una scelta a caso.

E che lo spirito di Morrisey, ma anche dei Love, di Nick Drake, dei New Order e, ça va sans dire, dei Beatles, che aleggiano da sempre nella musica e nella poetica del gruppo di Glasgow, continuino sempre a ispirarli...

Domenico Catagnano

www.tgcom.it

Belle & Sebastian -The Boy With The Arab Strap

Belle & Sebastian -The Boy With The Arab Strap