Ieri, lo storico incontro c'è stato. In una frontiera lacerata come la città di Trieste, i capi di Stato d'Italia, Slovenia e Croazia si sono seduti l'uno accanto all'altro per assistere al concerto Le vie dell'Amicizia messo a punto dal Ravenna Festival. Sul palco, a strapiombo sul mare, un esercito di trecentosessanta musicisti italiani, sloveni e croati diretti da Riccardo Muti. Che glissa, ma di fatto è lui l'artefice di un incontro che avrebbe le potenzialità per scrivere una nuova pagina di storia. Tutto si deve al Presidente Giorgio Napolitano, dice Muti, «dall'inizio ha avuto molto a cuore la possibilità di questo appuntamento musicale. Io ho solo creato un suono unitario fra musicisti di cultura e educazione diverse che però sono riusciti ad amalgamarsi in un attimo». Le presenze presidenziali erano state messe in pericolo da un contrappunto di memorie offese, ma alla fine s'è deciso di proiettare lo sguardo in avanti, senza dimenticare il passato. Il messaggio è stato espresso ieri dalle visite dei Presidenti a due luoghi emblema delle tragedie, l'ex Hotel Balkan, simbolo delle ferite di parte slovena, quindi il monumento dell'Esodo dove militanti di estrema destra hanno espresso dissenso per il mancato omaggio alle vittime delle foibe. Le celebrazioni sono state il corollario del concerto nel salotto triestino, piazza Unità d'Italia, con una platea di 4500 persone. Il concerto auspica l'intreccio di tre nazionalità subito rappresentate dai tre inni. E ancora, augura «il senso di pace assoluta per i morti ma anche per i vivi» dice Muti a proposito del Requiem di Cherubini: cuore della serata. Cherubini introdotto da un brano croato e sloveno: in un ben calcolato e diplomatico equilibrio.
Piera Anna Franini
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Riccardo Muti a Trieste - "Libertas Animi" (frammento) - 13.07.10