MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Siamo quelli dell'emergenza - di Mina - La Stampa 11.07.2010

Non la fermiamo la palla che rotola verso il burrone. Proprio non ci pensiamo. Aspettiamo che arrivi giù nel baratro, che si sfracelli, che coinvolga e porti con sé tutto quello che incontra. Allora, qualche volta, interveniamo. Con ricchezze, non solo economiche, che sono mille volte più ingenti di quelle che sarebbero state sufficienti per mantenere in salute, per rispettare la dignità di cose e persone. Così vengono giù i palazzi, viene giù la decenza, viene giù la rispettabilità, viene giù la montagna, viene giù la Sanità, vengono giù gli edifici che ospitano le scuole e viene giù la scuola stessa. Noi siamo quelli dell’imprevisto prevedibilissimo, noi siamo quelli dell’emergenza, noi siamo quelli del bisogno casuale. Ma non c’è niente di fortuito, di inatteso per una mente sana e lucida. Basterebbe una mente, anche la più semplice, non ci sarebbe bisogno di cervelloni, basterebbe una mente, dicevo, che mettesse in atto un po’ di lucida attenzione nei confronti di ciò che merita considerazione e riguardo. Noi siamo quelli dell’emergenza. Ma non siamo soli. Il governo inglese vuol fare una riforma contro lo strapotere degli studenti che è rotolato a livelli inaccettabili. «Maestri con licenza di picchiare». Un po’ come Bond, James Bond. Insomma, ca zzotti e righelli sulle dita.

Mi ricordo le risate con le lacrime di un mio caro amico insegnante quando gli chiesi se i ragazzi si alzavano quando lui entrava in classe. Con mio grande disorientamento mi sciorinò un elenco infinito di comportamenti che credevo appartenessero a certi film americani Anni Cinquanta. Invece no. Succedeva. Succede qui e adesso. Come succede in Inghilterra. Chissà cosa ne penserà la regina, nella sua anacronistica, esasperante etichetta. Scenderà in campo con le sue borsettine e i suoi cappellini a mettere un po’ di ordine, uscendo da uno stereotipo antico e frusto? Non credo proprio. Come non credo che da noi si riesca a fare qualcosa partendo dalla radice dei problemi. Noi siamo dei grandi pompieri. Riusciamo a spegnere il fuoco, ma lasciamo cenere, rovine e disperazione. Andando nel piccolissimo, nel particolare, vedo che pochissime persone si occupano del proprio orticello mettendo in atto un sentimento di conservazione. Preferiscono abbandonarsi al deterioramento. È così, siamo così. Però esportiamo la nostra predisposizione, il nostro talento in Inghilterra. Cosa volere di più?

www.lastampa.it

Re: Principe come volevasi dimostrare, neanche un virgola per via di "una nota stonata"

Caro Principe, qualcuno mi accusa che ormai l'attacco dal punto di vista personale. Non si sbaglia. Infatti chi non accetta critiche, su ciò che di pubblico fa, non merita neanche essere preso o presa in considerazione.
Principe, lei sa cosa io voglia dire per "nota stonata". E lei sa ancora come qualcuno se la sia legata al dito e non abbia avvertito l'esigenza di scrivere, o farsi scrivere, quattro parole quattro in memoria di un grande Maestro.
Mi dirà: "Vedrà OKA che Lenny, sotto le mentite spoglie di una scimmietta qualsiasi, scriverà sul giornaletto delle parrucchiere (chapeau per queste ultime) e lei candidamente forse risponderà"!

Buona domenica Principe!!!
OKA scimmietta osservatrice e "criticona"!!!!

In effetti ci si aspettava un ricordo di Lelio Luttazzi

E non c'è stato. Come non c'è stato un ricordo per Bruno De Filippi, come non ha dedicato nemmeno due righe quando è scomparso Alberto Testa, che per lei ha scritto decine di testi da "Renato" a "Volami nel cuore".

Le iniziative del sito ufficiale di postare un'intervista a Lelio Luttazzi dell'aprile 2002, imperniata quasi esclusivamente sul suo rapporto con Mina, quasi fosse lei la persona scomparsa da ricordare e celebrare, e non il contrario, la riproposta di un articolo-intervista di Antonio Bianchi a Luttazzi di qualche anno fa, ricadendo nello stesso errore fatto per la Gagliardi (si crede di omaggiare gli estinti, mentre di loro non si parla se non in maniera trasversale riferendo del percorso artistico fatto con Mina o dei giudizi tutti favorevolissimi espressi su di lei) sono forme bislacche di omaggio che finiscono per diventare involontariamente comiche.

Ogni fan si è sentito in dovere di scrivere delle semplici e sentite espressioni di cordoglio, mentre Mina si astrae da tutto questo e invia alla Stampa ciò che aveva pronto, uno sconclusionato e raffazzonato articolo in cui non sa nemmeno lei che cosa voglia sostenere di preciso e quali siano i rimedi da lei individuati. Non si capisce quale sia la molla. Che cosa le faccia scrivere o (accettare di firmare) un pezzo in cui si parte dall'imprevisto previdibilissimo (pensiamo ai disastri ambientali, che lei stessa cita) per andare a parare con qualcosa che riguarda (ancora!) il mondo della scuola.
Parlerà di Luttazzi nelle rispostine di Vanity Fair? Chissà. Solo dieci anni fa celebrò in maniera reboante e gonfia di retorica la scomparsa di Gassman. 1° luglio 2000. Ne consiglierei la lettura e, chi vuole, commenti lo stile con cui il panegirico è stato scritto.

Non penso che Mina sia talmente vendicativa e piccina da impuntarsi sull'appunto mossole da Luttazzi circa la nota sbagliata di "Mi piace". Lo stesso Luttazzi aveva glissato nell'intervista di Antonio Bianchi. Quanto all'altra intervista nel 2002 a Lele Cerri in maniera garbatissima faceva capire che gli ultimi dischi di Mina hanno canzoni troppo complesse per lui, per la sua mentalità, "così piene di note, di notine una dietro l'altra, senza una melodia che… insomma…" Lui come jazzofilo tutto questo dovrebbe pure amarlo, ma non riesce ad approfondirlo più di tanto.
Ma sicuramente ha ragione Mina. Mina ha sempre ragione, anche quando noi saremmo portati a dire che sbaglia. "Oggi c'è un'incisione diversa da allora, perché per me viene un po' tecnicamente sovrastata… dagli strumenti elettrici, da tutto quello che c'ha dietro".

Re: Per quanto mi riguarda, il mito di Mina si è concluso da decenni

Non posso che condividere quanto scritto da te, Paolo. Sembra che a questa artista non si possano muovere critiche che subito vieni aggredito da un esercito di cavallette. Cavallette ipocrite e false. Tu, meglio di me, noti su FB come si strappino i peli del culo quando esce un disco. 10 brani = 10 capolavori. Dieci memorabili brani che passeranno alla storia della musica leggera italiana. Salvo qualche settimana dopo, le stesse scimmiette, riproporre la Mina degli anni '70 ed '80. Nessuna di queste scimmiette sarebbe in grado di cantare una canzone degli ultimi album.
Vedi tributi: bravi interpreti che ripropongono vecchi successi.
Guarda su You tube, i video più cliccati e trovi vecchie canzoni.
La TV non fa che riproporre la Mina televisiva (del resto a parte il video fatto in casa del 2001, non se ne hanno altri).
A parte scelte infelici di moltissimi brani (e qui Paolo Limiti ha ragione da vendere), è anche la persona che risulta fredda, distante, snob. Quasi a fregarsene di ciò che altri pensino o facciano.
Ormai è chiara la vendita dei loro prodotti. L'intero gruppo familiare riconosce una sola logica: vendere senza curarsi che anche i più affezionati clienti si stiano dirigendo altrove.
Come può un'artista vivere senza il contatto col proprio pubblico? Inconcepibile. Inaudito. Si può evitare il carnaio mediatico, ma si possono scegliere altre forme che non siano La stampa e, peggio ancora, Vanity Fair. Ormai, da quando mi sono reso conto che trattasi di falsi d'autore (vedi il vergognoso articolo per Nilla Pizzi riproposto due volte in due periidi diversi), non compro più né la Stampa né quel giornalaccio che mi andava di traverso: Vanity.
Ma la signora, sulla cui voce non si discute, mi è totalmente caduta dal cuore l'anno scorso con quel netto rifiuto alla Pausini di partecipare in una qualsiasi forma al Progetto "Amiche per l'Abruzzo". Come ho scritto venerdì, ne ho comprato due copie. Madame Mazzini poteva non farsi vedere sul palco o nel retro, ma offrire un brano da inserire nel disco, poteva farlo tranquillamente. Ma l'argent, mon cher Paul, est l'argent!
Non credo nella sua generosità: lo fa solo verso amici, familiari ed amici di amici. Non credo all'ascolto di 5043 brani inviati. Credo in ciò che il figlio le passa. Non ho creduto a quel raffazzonato video di Sanremo 2009. Solo riciclato da avanzi del 2001.
Mi fanno orrore le sue orrende pellicce. In breve, un mito che non colpisce più. Ignorato dalle giovani generazioni: a parte qualche bertuccia. Specie se ancheggia. Dai un'occhiata alle antologie scolastiche, c'è persino la Berti, ma di lei neanche "Un'ombra".
Le due parole per Luttazzi. Credo d'averlo previsto giovedì su FB, nel tuo account, era prevedibile che non lo scrivesse. E meno male che solo qualche annetto fa, si era concessa "Per amore, solo per amore Lelio"!
Ed anche il buon Donzelli che aspetta una sua telefonata! Ma in compenso c'è la Bertucciona che riceve autografi su autografi senza mai chiedersi se a firmarli sia lei. Alcuni, decenni or sono li firmava Tallarini ora non so se sia Lenny a farlo al suo posto!
Ciao Paolo e buone vacanze, parto, ma nel mio bagaglio non ho nulla di musicale. Mi collegherò a You tube ed ascolterò ciò che in quel momento mi aggrada. L'universo musicale né inizia e neanche, viva Dio, finisce con Mina.
Franco

Re: Siamo quelli dell'emergenza - di Mina - La Stampa 11.07.2010

Credo sia davvero difficile interpretare i comportamenti di Mina poichè non esite, a mio avviso, una logica artistica o di pensiero, tanto meno la preoccupazione di dire pubblicamente qualcosa in omaggio a chi viene a mancare per evitare brutte figure nei confronti di chi ci osserva e ci giudica per questo.

Lei, sforna. Semplicemente sforna, secondo la logica del fare che le è concessa finchè ci sarà un ritorno economico.

Ancora una volta distinguerei quindi il valore artistico, le doti innate, l'unicità della molteplicità delle sue qualità che la rendono senz'altro un fenomeno raro, da quelli che sono i comportamenti, le scelte disordinate di una persona con le debolezze ed i limiti di ognuno.

I temini sui giornali, le canzoncine che avviliscono il suo talento, il Farinellino che sceglie per lei, fanno parte del teatrino del negozio familiare che vende per far cassa e se ne infischia se il cliente possa o meno restare soddisfatto.

Sta quindi al cliente, perchè di clienti si tratta, sapersi regolare, usare il cervello e distinguere quando la signora ha voglia e la possibilità di circondarsi di ottimi musicisti, di buoni pezzi, o quando la signora fa cassetta.

Sì, perchè la signora se ne infischia, fa il suo. Come tutti.

E, piaccia o no, sembra che queste siano le regole condivise. Regole disgiunte dalla morale.

Morale che spesso tiriamo in ballo, della quale ci accorgiamo, ma soprattutto quando ad offenderla sono altri.

Alberto