MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Caldo, il solito tormentone - di Mina - La Stampa 4.07.2010

Strabiliante. Fa caldo. Da circa un anno non ne sentivo disquisire e non ne vedevo le solite rappresentazioni. Gelati che si squagliano. Fontane ripiene di piedi turistici internazionali. Cattedrali che improvvisamente accolgono atei sudati. Uomini soli, anziani e disidratati che intasano i Pronto Soccorso. Aeroporti, pensate, con gente che parte con tanto di valigia. Formidabile. E poi c'è il traffico dei weekend, con partenze intelligenti e arrivi stupidi o viceversa. Le ricche immagini delle telecamere di sorveglianza ai caselli cruciali ci mostrano, come in guerre stellari, i soliti serpentoni segmentati di abbagli. Uno spettacolo esaltante.

Un altro tragico tormentone riguarda l'economia mondiale, quella delle Nazioni, quella delle famiglie. I soldi fluttuano e per le stesse proprietà di tutti i liquidi possono salire in un recipiente intanto che un altro si svuota. Il mondo pretende che la ricchezza aumenti, aumenti per tutti, aumenti per sempre. Ci informano che può essere vero e, visto che da essa dipende la felicità generale e individuale, la politica ci strazia con ottimismi o pessimismi che, in alternanza approssimativa e casuale, appartengono a destra, sinistra, centro, estremismi e al sommerso segreto. L'uomo non può esaurire il suo valore nella manifestazione di un voto.

Da sé e dai co-categoriali dovrebbe aspettarsi di più. E non è finita. La rassegna delle clamorose attualità continua nelle previsioni fondamentali. Verso l'inverno le temperature diminuiranno, ci saranno delle nevicate, si dovranno montare le catene, i monitor della polizia trasmetteranno serpentoni con molto fumo di scappamenti, degli anziani soli intaseranno i Pronto Soccorso, negli aeroporti i viaggiatori avranno le valigie e l'economia sarà incerta, intanto che i politici continueranno a essere sicuri delle ricette e delle diagnosi.

Così si trastulla la vita dell'immobilità. Ogni giorno ci si presenta la solita avventura piatta di una storia ferma, in cui la mancanza di coraggio impedisce visioni e impegni un po' più dignitosi. Per l'imprenditore, per il ladro, per il poeta, per l'insegnante, per il disoccupato, per il condannato, il massimo del futuro è domani mattina. Ognuno avrebbe buonissimi motivi e, perché no, il diritto di scatenare un pochino di rabbia, almeno. E invece no. Si accontenta di farsi dire che d'estate fa caldo e d'inverno molto, molto meno.


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