MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Ecco Mina da Seal ai Subsonica ma ci manca la vera fuoriclasse di GIUSEPPE VIDETTI

Ecco Mina da Seal ai Subsonica ma ci manca la vera fuoriclasse

ROMA Avremmo voluto che Mina fosse la nostra Piaf e la nostra Streisand, la nostra Amália e la nostra Oum Kalthoum, la nostra Césaria e la nostra Maria Bethania. Invece se l' è data a gambe e adesso, trentadue anni dopo, il mito comincia a perdere sostanza. A furia di copertine disegnate, di foto camuffate, di nasi e occhi e bocche ritoccate la immaginiamo più come un fumetto che in carne e ossa, un robot del pop più che una tranquilla signora di settant' anni dalla voce pericolosamente seducente sigillata in una villa di Lugano. Una voce che non invecchia, come quella di una sirena, eternamente capace di prodigiose, generose aperture, riconoscibile tra mille, milioni. Solo di voce ci ha nutriti in questi trent' anni, la diva reclusa e ostinata. Ma la musica pop è anche altro. È palcoscenico, sudore, lacrime, fan, paparazzi, fughe precipitose dalle uscite di soccorso. In questi anni, invece, Mina ha proceduto per sottrazione, negandosi ogni giorno di più e lasciando a un pigro album la responsabilità di tramandare ai posteri, di anno in anno, la grandezza che la trasformò nella Tigre della canzone italiana. Caramella, il nuovo cd da oggi nei negozi, ha un titolo appropriato, un altro bonbon per placare un' attesa che è diventata rassegnazione. Mina non tornerà. Quel che può fare, lo fa da casa sua, con il figlio Massimiliano che fa da tramite tra lei e il mondo, lei e le canzoni, lei e i musicisti. E, adesso che è cresciuto, anche con il nipote Axel, che le ha segnalato You get me, la canzone di Teitur Lassen che Mina esegue in duetto con Seal, una ballata ruffiana che gli Aerosmith avrebbero cantato con la stessa passione di I don' t wanna miss a thing (in coda c' è anche una ghost track dello stesso brano interpretato in solitudine da Mina). Caramella è un altro disco pigro. Come quei compiti in classe da sei meno meno, «perché la ragazza è intelligentissima ma si applica poco» (dentro ci sono anche due duetti già editi con Dalla e Giorgia). Mina vive di minage, cioè del riflesso della sua arte. E a questo punto il repertorio conta, ma non è determinante. Perché sono proprio belle le due canzoni scritte da Max Casacci e Boosta dei Subsonica (rispettivamente Solo se sai rispondere e La clessidra ), acchiappa il cuore anche Io e te di Paolo Benvegnù (quando Mina spande la voce sulle dune cantando «Io e te siamo quei venti che cambiano i deserti»), ma l' impianto delle canzoni è vecchio, festivaliero, ridondante. Né bastano una chitarra svisata o una timida progressione electroa cancellare questi fastidiosi déjàvu anni Ottanta che si sposerebbero meglio con la voce di Gino Vannelli che con quella di Mina. Mina ha bisogno di grandi idee più che di grandi canzoni - sappiamo bene che anche un nonsense Sacumdì Sacumdà miracolato dalla sua voce diventa metallo prezioso. Mina ha bisogno di trovare spalle creative; il Jaques Morelenbaum cui si è affidato Caetano Veloso, l' Alain Oulman che trasformò Amália Rodrigues da folksinger in musa della canzone portoghese e vedette internazionale. «Non ho mai scritto niente per nessun altro», confessa Max Casacci, riconoscendo a Mina il primato di interprete e un carisma unico. «Ho saputo che cercava canzoni e ho composto Solo se sai rispondere pensando al suo personaggio. Quando l' ha scelta, ho chiesto di poterla arrangiare. È stato un bellissimo incontro». Lo interpretiamo come il segno di una ri-partenza. L' industria di famiglia non può più bastare