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AC/DC: la recensione dello show di Udine

E sono tre. Dopo le due date sold-out del marzo 2009 al Forum di Milano, che sancirono il ritorno degli Ac/Dc in Italia dopo otto anni di assenza, la band australiana torna nel Belpaese e lo fa in una location che negli ultimi tempi sta ospitando numerosi eventi musicali degni di rilievo (su tutti i concerti di Bruce Springsteen e Coldplay lo scorso anno): lo stadio Friuli di Udine. Quella friulana è l'unica esibizione italiana della nuova tranche del "Black ice tour", partita il 14 maggio da Sofia e che si concluderà il 28 giugno a Bilbao. Un primo assaggio della partecipazione massiccia di pubblico lo si può avere già in autostrada con gli autogrill verso Udine pacificamente presi d'assalto dai fan di Angus Young e soci, in arrivo da tutta Italia e non solo (effettivamente Austria e Slovenia sono dietro l'angolo) e con le code ai caselli. Sono le 19 quando ci si piazza nella tribuna stampa del Friuli: visibilità buona, audio accettabile. Il primo a salire sul palco è Maurizio Solieri: il chitarrista di Vasco, fresco di pubblicazione del suo primo album solista "Volume 1", intrattiene il pubblico (già folto) con un sound decisamente aggressivo e "chitarroso" che trova un'ottima accoglienza tra i rockers delle prime file. Non va altrettanto bene a Le Vibrazioni. La band di Francesco Sarcina viene accolta da una bordata di fischi, lancio di oggetti e cori che invitano senza troppi complimenti a togliere il disturbo: evidentemente non sono la spalla giusta per il pubblico degli Ac/Dc. Serve Pino Scotto per risollevare il destino delle Vibrazioni e rimettere in carreggiata un'apertura altrimenti destinata al disastro. E al grido di "Rock n' roll" dei Led Zeppelin lo stadio si rianima come si deve per qualche minuto. La palla torna poi al gruppo milanese, evidentemente in cerca di una bella conferma dal pubblico rock che però ancora fatica a digerirli (vallo a spiegare a gente che ha ancora nelle orecchie "Giulia" che hai imbracciato la via del rock). Quattro pezzi e i ragazzi delle Vibrazioni lasciano lo stadio malconci come dopo aver perso per tre a zero. Le luci si accendono e la locomotiva Ac/Dc si scalda. Quando i riflettori si spengono una serie di emozioni vengono scatenate dalle migliaia di luci rosse "cornute", da un boato incredibile e dalla proiezione del prologo a cartoon con Angus Young che lancia il treno degli Ac/Dc a tutta velocità per una serata di puro rock'n'roll. Il chitarrista compare dalla lingua che taglia in due la platea sovrastata dall'immenso palco dominato, oltre che dalla ormai consueta locomotiva, anche da due berretti da "scolaretto" manco a dirlo cornuti a dovere e con una bella A al centro, che campeggiano sulle due torri degli amplificatori. Si comincia, ovviamente, con "Rock'n'roll train" tratta dall'ultimo lavoro "Black ice" ma già ben conosciuta ed apprezzata dal pubblico seguita a ruota da "Hell ain't a bad place to be" e dalla celeberrima "Back in black" che trasforma il Friuli in una bolgia assordante. Stiamo parlando di quel pezzettino di storia del rock che segnò il ritorno degli Ac/Dc dopo la morte di Bon Scott, mica pizza e fichi: c'è gente che c'è cresciuta con questa roba. Brian Johnson alla voce e Angus alla chitarra sono i grandi protagonisti dello show, i due sono scatenati e tra loro c'è un affiatamento davvero splendido. "Big Jack" è il secondo estratto dall'ultimo lavoro e precede una "Dirty deeds done dirt cheap" quasi ringhiata da Johnson e "Shot down in flames". E se tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, tra l'Ac e il Dc c'è un fulmine che risponde al nome di "Thunderstruck" e che fa brillare i fumogeni (ebbene si) di una platea già in fiamme per conto suo. E' poi il turno della titletrack di questo tour, "Black ice" e mentre la band prende un attimo di respiro (poco), sul blues storico di "The Jack" Angus improvvisa uno spogliarello: via la giacca, via la cravatta, via la camicia e...giù i pantaloni per mostrare orgoglioso i suoi boxer marchiati Ac/Dc! Questo è rock'n'roll guys ed il pubblico impazzisce definitivamente prima di prendere la rincorsa insieme a Johnson che parte da lontano per suonare la campana forgiata all'inferno: "Hells bells" e tanti saluti alle mamme a casa che aspettano i propri angioletti di ritorno dal concerto. Riff potenti e sound inconfondibile sono il marchio di fabbrica della band che senza pause lancia la volata all'ultima parte del set con quella "Shot to trill" che recentemente abbiamo sentito al cinema per il nuovo capitolo della saga di Iron Man. E non è un caso che venga seguita a ruota proprio da "War machine", ultimo pezzo tratto da "Black ice". E qui la scaletta prende l'unica deviazione rispetto alle date milanesi dell'anno scorso, mettendo sul piatto la storica "High voltage" (al posto di "Anything goes"). Scelta azzeccata vista l'alta tensione che permea la totalità dello stadio che non smette di incitare i propri idoli senza sosta, i quali ricambiano fomentando ancora di più tutti i presenti, dal prato agli spalti, sganciando bombe come "You shook me all night long". E qui vi invitiamo ad immaginare che effetto può fare sentire quarantacinquemila persone cantare lo stesso inno rock. La dinamitarda "T.N.T." apre la tripletta finale completata dalla grintosa e veloce "Whole lotta Rosie" (con la gigante bambolona gonfiabile che irrompe sul palco per tenere il tempo e dar manforte ai suoi ragazzi) e dalla micidiale invocazione "Let there be rock". Sullo schermo passano anni di storia degli AcDc concentrati in poche immagini, le cover degli album che hanno reso questa band la leggenda che è oggi fino al logo puro e semplice: bianco su nero. "Ma Tchaikovsky sapeva" e disse: che sia il rock. E, in un tripudio di luci e di colori, su un assolo torrenziale di un Angus Young madido di sudore che viene assunto in cielo mentre vengono sparati in aria coriandoli di festa, il rock fu. Meritata pausa. Ma le braci dell'inferno non si sono ancora spente ed il demone Angus Young (che si dota di apposite corna rosse) spunta da sotto il palco per riaccendere le fiamme con la leggendaria "Highway to hell" e per la conlcusiva "For those about to rock" che rende omaggio all'incredibile platea friulana e permette alla band di prendere congedo nel migliore dei modi dopo due ore intense, con Brian Johnson che sfodera la maglietta della nazionale italiana di calcio. E' proprio il caso di definirla una chiusura col botto, viste le "bombe" sparate dalle decine di cannoni piazzati sul palco ed ai lati ed i fuochi d'artificio che suggellano due ore da non dimenticare. Alla fine sono sempre i Monsters Of Rock a impartire la lezione: raro vedere un concerto così carico, raro vedere un pubblico così instancabile e fedele, raro vedere qualcosa di così tamarro, ma così dannatamente divertente. (Ercole Gentile / Marco Jeannin)

TRACKLIST:
Rock n'roll train
Hell ain't a bad place to be
Back in black
Big Jack
Dirty deeds done dirt cheap
Shot down in flames
Thunderstruck
Black ice
The Jack
Hells bells
Shoot to thrill
War machine
High voltage
You shook me all night long
T.N.T.
Whole lotta Rosie
Let there be rock
Encore:
Highway to hell
For those about to rock


www.rockol.it

AC/DC "Back in black" - Udine 19/05/2010

AC/DC "Back in black" - Udine 19/05/2010