MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Raimondo Vianello. Cosa trovo triste.

Spesso quando un personaggio noto dello spettacolo o della musica scompare, si verificano due aspetti tediosi:

- I Media che ci rendono schiavi con le notizie in merito. Giornalisti che scrivono fiumi di parole "inutili". Giornalisti, fotografi e cameraman appollaiati nel luogo dove è morto il personaggio noto pronti ad intervenire durante i telegiornali.

- Le parole inutili della gente, con frasi melense, piagnistei fasulli, coloro che portano i fiori sotto la casa o l'ospedale dove si trova il personaggio noto. Le solite americanate che ora sono diffuse anche in Italia.

Il rispetto della morte di una persona è un aspetto intimo che riguarda i familiari e i conoscenti. Basta.

Il silenzio è sintomo di rispetto. Invece si tende sempre a spettacolizzare tutto, anche la morte.
Chiedo scusa per questa intrusione, ma non ce l'ho con voi ma con quello che ho visto in TV, e ho letto in molti forum e ho sentito dalla gente.
Ciao.

Era un personaggio pubblico, mito della televisione italiana

La scomparsa di Raimondo Vianello rappresenta la fine di una generazione elegante, signorile, il ramo nobile di una televisione plasmata per ingentilire e acculturare un'italietta energica ma alquanto ignorante. Raimondo Vianello era l'ultimo della ferrea classe dei presentatori garbati e ironici del bianco e nero. Il suo fare televisivo non era di colui che s'impossessa dello spazio e lo domina. Non è mai stato un mattatore, eppure entrava con facilità nelle case senza ostentare. Parliamo di un'altra TV. La prassi non contemplava l'urlo per imporsi. La comicità del bianco e nero oggi potrebbe sembrare di una semplicità disarmante, perché il pubblico ormai è assuefatto dalla discutibile satira che serve soltanto a versare cicuta nei bicchieri dei nemici. Vianello-Tognazzi adottavano il cliché universale, lo stesso di Chaplin e lo stesso di Stanlio e Ollio. Non facevano un granché di speciale i grandi del piccolo schermo, oltre a sapere a meraviglia come trattare una scaletta televisiva. Soprattutto come dosare l'umorismo. Il pubblico lo conquisti così. Facendolo sorridere. Cinquant'anni fa, trent'anni fa, oggi e domani. L'atteggiamento vincente di Vianello ha penetrato i decenni senza mai perdere d'intensità. Era davvero l'amico di tutti: non c'erano divisioni di sorta. Presenza televisiva gradita all'ottantenne come al trentenne. E' questo è sintomatico in un paese come il nostro pieno di fratture e distinzioni. Questo è il motivo per cui è pianto e per cui (l'aspetto che a te disturba di più) la gente vuole sapere, vuole essere in qualche modo partecipe.
Non lascia eredi. La stessa tragedia accaduta al cinema. Ci sono discreti registi anche oggi, ma nessuno come Fellini, Antonioni, Germi, Visconti, De Sica. Ci sono dei discreti presentatori, ma nessuno come Corrado, Tortora, Alberto Lupo, Raimondo Vianello. Ne nasceranno di simili chissà quando. E chissà dove.

Per certi versi sono d'accordo con te. Che c'entrano tanti intervistati, tanti rappresentanti del baraccone mediatico nel piangere questa scomparsa se primi colpevoli o corresponsaqbili dello svilimento della Rai e dei suoi programmi odierni?

Concordo.

La penso come te, anche io mi sono posto l'ultima domanda.
Ciao.

Sam