MUSICA




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Addio a Carlo Alberto Rossi, il signore delle "Mille bolle blu"

Si è spento a 89 anni uno degli autori più prolifici della musica italiana. Sua anche "E se domani" e altre evergreen. Molte eseguite da Mina
Aveva 89 anni e li ha vissuti tutti. Girando sul piatto dei giradischi, passando per juke boxe, e ancora prima uscendo da grammofoni e radio in legno. Carlo Alberto Rossi si è spento a Milano ieri. A darne la notizia è stato il presidente della Siae, Giorgio Assumma, sommo avvocato, tra i più noti studiosi di diritto d'autore e dello spettacolo. Si conoscevano bene, Carlo Alberto Rossi aveva fatto parte del Cda della Siae per anni e, insieme, hanno visto passare sotto i loro registri i più grandi cantanti italiani. Carlo Alberto Rossi per loro e per tutta la sua lunga vita ha scritto canzoni che sono entrate nella memoria e che hanno disegnato un'Italia passata dall'antenna alla rete, dalla lambretta allo scooter. Tanto. Mina, Natalino Otto, Luciano Tajoli, Joe Sentieri, Fausto Cigliano e Milva hanno cantato le sue musiche passando per cantagiri e festival dei fiori. E nel nuovo millennio, Carlo Alberto Rossi ha avuto finalmente il primo riconoscimento alla carriera. Il Festival di Sanremo gliel'ha consegnato nel 2002, celebrando così i suoi 18 festival gareggiati senza mai vincere.

Carlo Alberto Rossi era nato a Rimini il 30 agosto del 1921, la musica tra le dita. Da quando era un bambino di sette anni cominciò a studiarla e giocarci e passò l'infanzia tra il canto e i giochi nei cortili assolati e larghi insieme a Federico Fellini e Sergio Zavoli. Piccoli re in calzoncini corti e sogni in tasca. Rimase amico di entrambi anche dopo il trasferimento a Milano che avvenne nel '36. Anni di liceo e conservatorio, anni in cui mise insieme un quintetto vocale, i Barboni, che cominciarono ad andare in giro per i locali della Lombardia e lo portarono a scrivere la sua prima canzone. La prima di oltre seicento depositate alla Siae. In tempi di guerra, nel 1939, scrisse

Il tango di Manuelita, edita dalle edizioni Curci, seguita da Quando piange il ciel e, nel 1941, da Luna indiscreta e Perdonami. Anche durante l'inevitabile servizio militare, quando Carlo Alberto Rossi divenne ufficiale, continuò a scrivere. Note e fiori da disperdere in trincea. Indomabile scrisse anche una commedia musicale, recitata e cantata dai commilitoni della divisione Acqui, e l'inno del 17° e 18° Reggimento Fanteria della Divisione Acqui che poi fu massacrata a Cefalonia dai tedeschi.

Signore della musica, delle canzoni e delle melodie, Carlo Alberto Rossi iniziò a diventare grande come compositore in poco tempo. Conosci mia cugina? cantata da Natalino Otto e Non ho più pace per Alberto Rabagliati, lo portarono veloce verso il suo primo successo 'pagato'. Nel 1947 arrivò infatti Amore baciami. Lidia Martorana la cantò sul testo di Gian Carlo Testoni, e nei primi sei mesi dell'anno Rossi guadagnò un milione 400 mila lire in diritti d'autore. Amore baciami negli anni dopo fu incisa anche da Mina, Jula De Palma, Ornella Vanoni e in inglese da Pat Boone per la colonna sonora del film The main attraction



Il dopo guerra fu gentile. Rossi divenne richiestissimo. Nino Taranto e Ernesto Bonino, i grandi dell'epoca, lo volevano come autore, come compositore, come produttore, tanto che nel '49, Rossi fondò l'Ariston insieme al fratello Alfredo e a Ladislao Sugar. Carlo Alberto Rossi divenne un marchio d'elite e nella sua scuderia entrarono i più prestigiosi musicisti italiani, compresi Trovajoli e Lelio Luttazzi.

Il resto furono canzoni, musica negli angoli. Nel 1953 la sua Acque amare, interpretata da Carla Boni e arrangiata da Trovajoli e Angelini, viene applaudita al Festival di Sanremo per tre minuti e cinque secondi. Un record che nessuno ha ancora eguagliato. La Ariston nel '56 lascia il posto alla C.A.Rossi Editore. Jazz e swing, ritmi moderni, sono i giorni conn Gorni Kramer, Natalino Otto, Rabagliati, Milva, Joe Sentieri, Bing Crosby, Tom Jones, Ray Charles, Nat King Cole e Sarah Vaughan. Poco importa se il festival della canzone non lo fa mai vincere. Solo Quando vien la sera arriva in una finale di Sanremo. Ma brani che il festival non promuove come Le mille bolle blu e E se domani, che aveva scritto per Fausto Cigliano, hanno vissuto benissimo anche senza.

Vide e visse in un Paese che, mentre rinasceva dalle bombe dava la possibilità a chi aveva idee di realizzarle. Carlo Alberto Rossi sapeva usare la musica. Dal 1958 al 1968 gestì il dancing "Whisky Juke Box" di Rimini e divenne discografico fondando la CAR Juke Box s.r.l., visionario, collegò la sua casa discografica a un gruppo industriale torinese che importava juke box e diffondeva il futuro. Così i suoi dischi si trovavano in tutte le macchine a gettoni. La CAR Juke Box restò in vita fino al 1975, poi Carlo Alberto Rossi si ritirò dal mondo musicale trasferendosi a Crotone. In pace, dopo aver dato luce e vinili a Jenny Luna, Fausto Cigliano, Joe Sentieri, Miriam Del Mare, Luciano Tajoli, Le Orme quando erano ancora un quintetto, a Mia Martini ancora Mimì Berté, Pier Giorgio Farina, il quartetto vocale I Caravels, Enzo Jannacci.

Nel 2007, il figlio Giorgio ha curato il cofanetto con il triplo Cd dal titolo E se domani collection che contiene 58 suoi grandi classici e molte canzoni mai pubblicate in Italia. Le mille bolle blu cantata da Dalida, Notorius nella versione di Nat King Cole e anche un Cd solo di rarità, dal provino originale di Mina del 1960 che canta Le mille bolle blu accompagnata al piano da Rossi, alle prime versioni di Amore baciami e di Luna indiscreta cantata da Natalino Otto nel '50. Immortale, il vinile gira ancora.

www.repubblica.it

Mina - E se domani (Studio Uno 1965)

Mina - E se domani (Studio Uno 1965)

" E se domani" è nata così - di Carlo Alberto Rossi

" E se domani" è nata così - di Carlo Alberto Rossi


E’ una storia strana quella di Mina e “E se domani”. Lei non voleva farla uscire. Non è vero che non le piacesse, però, per un qualche motivo che non ha mai saputo spiegarsi, né spiegarmi, per un misterioso senso di chissà cosa che poi, qualunque fosse, si è rivelato ingiustificato, non voleva farla uscire in disco. Non è mai esistito un motivo “dichiarato” per cui non volesse fare “E se domani”. “E se domani” uscì perché in quel bellissimo long-playing del 1964 col quale vinse un sacco di premi, le mancava una canzone... e alla fine decise di inserirci “E se domani”. Beh, non ebbe poi di sicuro da pentirsene...
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Mina, quando incise “E se domani” - io ero là, non presente in sala perché mi sarei sentito incombente, ma ero là perché era il mio stabilimento - ti posso assicurare che lei, E se domani, la cantò solo una volta... non ha ripetuto niente... incredibile... cantò solo esattamente quello che conosciamo tutti dal disco. E alla fine, incise con un coltello il titolo su un mio tavolo preziosissimo, e con una biro ripassò il cuore dell’incisione.

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Io non mi sono mai messo a scrivere dicendomi che dovevo scrivere un brano. Le canzoni sono sempre il frutto di qualcosa. E come tali si amano. Sono stati d’animo, legati a episodi, a storie, a momenti. Si vive... poi, a un certo punto, la vena si è riempita di cose vissute e comincia a pulsare. Anche per “E se domani” è andata così. Un giorno che evidentemente mi sentivo di mettermi lì a riflettere su qualcosa, chiamai proprio Mario Carulli e lo feci venire in Fonorama, nel salone grande; mi feci aprire l’organo - era un sabato pomeriggio, mi ricordo, alle due e mezzo - mi feci mettere un microfono per la voce, visto che l’organo incide in diretta, mi feci mettere su una pizza a bassissima velocità, prova di registrazione, mi feci lasciare solo e mi ritrovai lì, da solo... senza nemmeno avere bene idea perché... ma c’era il nastro che andava... e improvvisamente... mi venne fuori “E se domani... e se domani.... non la rivedrò....” ...e via, di filato, poi, tutto il motivo... E poi, chiamai subito Calabrese, e successe quel che successe...
Eh sì... “E se domani” è un caso a parte. Sai, la canzone, come ogni tipo di musica, ha una sua ortografia, una sua sintassi... la strofa, il ritornello.. che si chiama così perché le note del tema “ritornano”... E poi ci sono vari tipi di struttura di canzoni.. c’è “A-B-C-B” come “lasciamoci così senza rancore / il mio cuore / vuol così”, eccetera, con tanto di inciso e riprese, ritorni, dopo.... e altri schemi, come quelli in sedici e sedici.. e via e via... “E se domani” non ha niente, non ha schemi, non ha inciso, il tema non si ripete... nasce così... chissà perché? come?... meno male che io stavo incidendo, altrimenti, probabilmente, l’avrei persa... E nasce così...: “E se domani, e se domani, non la rivedrò”... è nata così...