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On the road 10/4/2010 - Cardio, il nuovo Miguel Bosé fra canzoni e fondazioni virtuose

On the road
10/4/2010 -
Cardio, il nuovo Miguel Bosé fra canzoni e fondazioni virtuose



MILANO
Personaggio vulcanico, Miguel Bosé. Bravo ragazzo del '56, come recitava una sua antica canzone che oggi denuncia l'età matura, ma portata con smemoratezza dentro gli occhi truccati con sapienza e una camicia a fiori tenui che stringe un fisico atletico e orgoglioso dei chili appena persi: «Sono passato in pochi mesi da 104 a 81 grazie a una dieta ayurvedica assistita: temevo di non entrare nella copertina del nuovo album», scherza. Poi denuncia (anche lui) la tendenza dei vari Gucci, Cavalli, Armani a non vendere taglie più ampie della 38: «Ma fate le taglie grandi per noi che abbiamo i soldi, santiddio, se no non riuscite a vendere neanche ai calciatori». Parole di verità, ma non si creda che Miguel Bosé sia all about fashion: dentro l'eterno ragazzone che ancora popola l'immaginario italiano - anche per via della mamma attrice Lucia dalla quale ha preso il cognome d'arte - alberga un cuore artistico e umanistico, diviso in uguali sezioni fra la musica («Il cinema? No, è una professione eroica, bisogna aspettare: nella musica la risposta ce l'hai ieri. La tv? Mi hanno proposto l'anno scorso di fare il giudice a X-Factor, ma la tv non è la mia passione») e le azioni virtuose, di cui parleremo dopo.

Miguel è in Italia (e stasera perfino a «Ti lascio una canzone», su Raiuno) per l'uscita - il 16 aprile - di «Cardio», disco di inediti già proclamato di platino per le 50 mila copie prenotate. Le 13 canzoni tutte sue che partono con «Per te», unica in italiano, con il testo adattato nella nostra lingua da Jovanotti, denunciano un gran divertimento musicale «nel segno del più puro pop», come subito dice lui per scacciare ombre che gli si vorrebbero appiccicare: «Non sono rock, io. Mi piacerebbe, ma non lo so fare e non so come si fa. E' vero che "Eso no" è un omaggio a T.Rex, molto "gay power", come quando nei '70 vivevamo schiavi del look, ma è solo perché mi mette di buon umore». Molto gaia pure la copertina, con una foto buffa: «La faccia è divertita, irriverente, come a dire: "Cos'ho fatto?», chiosa lui.

Sempre più lontano dalle radici italiane, Miguelito. Malgrado la mamma. Qui lo si ama molto, ma lui è di passaggio: «Per cominciare non sono un uomo di destra, non è nel mio DNA. Ma capisco che nelle democrazie una destra ci vuole: dialogante e democratica, però, non un ritorno al passato». In Spagna i gay sono accettati, a Roma picchiano le coppie...«La Spagna ha assunto in modo naturale che l'amore sia un fatto personale, forse per influenza della naturalezza dell'America Latina: sono le leggi che aprono le menti. Una democrazia deve dare leggi che accontentino tutti i suoi cittadini».

Dentro canzoni mosse e danzerecce, si nascondono poi testi alquanto pesanti. Dalle vicissitudini sentimentali della sua segretaria ha imparato qualcosa sull'Opus Dei, che ha riversato nella marcia sintetica «Poco Mas»: «L'Opus dedica molti fondi all'educazione, così ci si entra fra i 14 e i 16 anni, come entreresti in Al Qaeda: il clima claustrofobico della canzone rende l'idea. E comunque, in confronto ai Legionari di Cristo, quelli dell'Opus Dei sono come Cappuccetto Rosso». «Jurame» è ispirata al concertone «Pace senza frontiere», che ha tenuto all'Havana con Juanes e Jovanotti, loro 3 unici sopravvissuti a una fuga generale di star imposta da embarghi, spiega, «e dai cubani che stanno a Miami, che hanno voce in capitolo: ci siamo resi conto che abbiamo riacceso il dibattito fra le famiglie e le generazioni».

Personaggio vulcanico, Miguel Bosé, tanto nelle canzoni che nelle fondazioni. In ricordo del padre, il torero Dominguin, che visse a lungo in Colombia, è molto legato al paese: «Sono diventato colombiano ad honorem, è appena decollata a Bogotà "Metropolis Global", che si occuperà di riciclaggio e cultura cittadina con un Quartiere Verde destinato ai meno abbienti, con strutture autosufficienti per 50 famiglie». Ma naturalmente Miguel si occupa anche di mine, da quelle parti, con l'altra fondazione «Mas arte meno minas»; poi, con Carlos Vives e altri, cerca di mettersi in contatto con i prigionieri delle FARC. Forse "vulcanico" è un po' riduttivo, per Bosé.
DI MARINELLA VENEGONI