MUSICA




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MUSICA
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Addio a Peter Van Wood

Addio a Peter Van Wood

E' morto questa mattina all'alba al Poclinico Gemelli di Roma, dopo una lunga malattia, il cantante, chitarrista e astrologo di origine olandese Peter Van Wood. Aveva 82 anni. Nato il 19 settembre 1927 all'Aja, arrivo' in Italia nel 1949 e si fece conoscere subito come musicista, collaborando in seguito anche con Renato Carosone e incidendo una ventina di dischi. Dagli anni Sessanta decise di dedicarsi in pieno all'astrologia, formulando oroscopi per conto di giornali e riviste, pur continuando ad incidere canzoni.

Van Wood e' stato uno dei primi ad usare la chitarra elettrica e gli effetti speciali con l'eco e il riverbero. Della sua carriera musicale si ricordano canzoni quali ''Butta la chiave'', rimasta molto celebre anche in seguito per via del dialogo tra Van Wood e la chitarra (a cui fa interpretare le risposte di una ragazza che non vuole farlo entrare in casa), ''Via Montenapoleone'', ''Tre numeri al lotto'', ''Carolina e Capriccio''.

Nel 1982 Van Wood incise la sigla del programma televisivo Rai ''La Domenica Sportiva''. E' tornato alla ribalta nel mondo televisivo italiano con la partecipazione alla trasmissione ''Quelli che il calcio'', condotta all'epoca da Fabio Fazio. Sulla falsariga del suo cognome, in senso ironico, venne creata una squadra calcistica chiamata Atletico Van Goof. Nell'ottobre 2007 il musicista astrologo chiese un milione di euro di risarcimento al gruppo dei Coldplay, sostenedo che la canzone ''Clocks'' fosse plagiata dalla sua ''Caviar and Champagne''.

Peter Van Wood comincio' a suonare la chitarra a 14 anni e grazie al suo talento e alle sue capacita' tecniche riusci' a farsi ammettere, nonostante l'eta' giovanissima, al Conservatorio Reale d'Olanda. Contemporaneamente si appassiono' ai chitarristi di jazz americani e, finiti gli studi, si mise subito a suonare in piccole formazioni. A 19 anni gia' si esibiva in Inghilterra sia come solista di musica classica che come chitarrista jazz, con concerti al Palladium di Londra. Poi si esibi' alla Carnegie Hall di New York, all'Olympia di Parigi e in altri celebri teatri e music hall del mondo.

Poi conquisto' anche dei premi: ormai specializzato a filtrare il suono della chitarra attraverso effetti speciali come l'eco, il riverbero e altri marchingegni, Van wood vinse a Lisbona il concorso internazionale di chitarristi, piazzandosi al primo posto fra oltre 600 concorrenti.

Arrivato in Italia, Peter Van Wood entro' nel trio di Renato Carosone (con Gege' Di Giacomo alla batteria) con il quale incise numerosi dischi di successo. Popolarissima divenne ''Butta la chiave'', un brano nel quale si rivolge cantando a una donna che non vuol farlo entrare in casa e, con la chitarra, riproduce le risposte di lei. A questo punto della carriera pero' arrivo' la svolta. Alla fine degli anni Sessanta alla musica affianco' un'altra passione, quella per l'astrologia, e da allora ha scritto rubriche e oroscopi sui giornali piu' popolari. Nello stesso periodo apri' a Milano un locale, l'Amsterdam 19, dove si esibiva nella doppia veste di cantante-chitarrista e di astrologo.

http://www.adnkronos.com

Peter Van Wood - Tre numeri al lotto

Peter Van Wood - Tre numeri al lotto




Peter Van Wood - Tre numeri al lotto

Questa mattina mi sono svegliato
di soprassalto come un bebe'
ho fatto uno sogno simpatico e strano
ora vi spiego perche'
ho giocato tre numeri al lotto,
venticinque, sessanta e trentotto,
pensa un po' che successo farà
la canzone se il terno uscira'
ho giocato tre numeri al lotto
venticinque sessanta e trentotto,
li ho giocati convinto perche'
li ho sognati tutti e tre
ho fatto un sogno
tanto tanto bello
ero in un castello
sotto un cielo blu.
c'erano tanti,
tanti pappagalli
rossi verdi e gialli,
che dicevan cosi'
giocali, giocali, giocali, giocali, gio'
ho giocato tre numeri al lotto
venticinque sessanta e trentotto,
li ho giocati convinto perche'
usciranno tutti e tre
ho fatto un sogno
tanto tanto bello
ero in un castello
sotto un cielo blu.
c'erano tanti,
tanti pappagalli
rossi verdi e gialli,
che dicevan cosi'
giocali, giocali, giocali, giocali, gio'
ho giocato tre numeri al lotto
venticinque sessanta e trentotto,
li ho giocati convinto perche'
usciranno tutti e tre
usciranno tutti e tre.

Peter Van Wood - Via Montenapoleone

Peter Van Wood - Via Montenapoleone


Addio a Peter Van Wood, olandese che faceva parlare la chitarra

Addio a Peter Van Wood, olandese che faceva parlare la chitarra


Profumo di anni Cinquanta sorridenti, quelli con gli occhi al futuro e alla modernità, porta il ricordo di Peter Van Wood, grande chitarrista e acuto astrologo per sfizio, che se n'è andato ieri mattina a 83 anni, a Roma dov'era ricoverato per una malattia della quale soffriva da tempo. Straordinario personaggio, Van Wood. Troppo cosmopolita per poter rimanere olandese, troppo italiano per non essere considerato di fatto tale, malgrado l'accento fosse sempre rimasto incerto come nei giorni del suo arrivo fra noi. Peter è stato dei nostri fin da quei primi Cinquanta che al suo arrivo rischiarò, sottraendoli all'insopportabile retorica conformista del tempo, con una miriade di esperienze e guizzi e invenzioni che consentirono pure al nostro Paese di mettere anzitempo il naso fuori da una finestra che faticava tanto ad aprirsi.
Era arrivato non solo forte degli studi del Regio Conservatorio della sua Aia, ma già onusto di esperienze nei grandi music hall d'Europa, d'Inghilterra, d'America. Si fermò in Italia, e si stabilì a Napoli perché trascinato dentro la musica di Renato Carosone, con il quale condivideva esperienze ritmiche e passioni americane; nacque, con loro due e con il batterista Gegé Di Giacomo, un Trio scoppiettando di invenzioni e swing, che ebbe un successo fulmineo e purtroppo breve: due galli nel pollaio mal convivono.

Ma il divertimento, e l'ironia, lo portarono a diventare performer e autore in proprio: in un'epoca nella quale la chitarra elettrica suonava ancora come uno strumento esotico e dall'incerto utilizzo, Van Wood già ne faceva di tutti i colori. Usava effetti speciali, eco, reverberi. Scriveva canzoni che poi movimentava e faceva vivere usando il suo strumento: celeberrima «Butta la chiave», con l'invocazione di lui che era rimasto di sotto probabilmente un po' ciucco, e invocava Carolina che invece, da sopra, non voleva buttare la chiave del porton; e faceva parlare Carolina con le velocissime corde della chitarra. Brani sorridenti, venati di umorismo. Cartoline svagate come «Via Montenapoleone» o la surreale «Tre numeri al lotto». «25-60-38: li ho giocati convinto perché/usciranno tutti e tre».

Come per tutti, anche alla sua porta bussò Bob Dylan. Erano i Sessanta. Peter si ritirò a Milano, aprì un locale chiamato Amsterdam 19 in ricordo delle origini, dove si esibì spesso; ma cominciò pure a dedicarsi allo studio dell'astrologia, nella quale divenne presto un professionista assai consultato dall'ambiente musicale. Tra l'altro, prima di andarsene aveva qualche mese fa previsto un 2010 di disastri naturali (purtroppo ci ha beccato) con l'arrivo di un periodo per l'Italia, sotto certi punti di vista, sensazionale (e chissà se si tratta delle sensazioni di questi giorni preelettorali).

La musica rimaneva comunque un amore non negoziabile. Da uomo colto, simpatico, si trasformò spesso, in tempi televisivi, un perfetto showman. Nel 1982 aveva inciso la sigla della «Domenica Sportiva», nel 1993 partecipò a «Quelli che il calcio» versione Fabio Fazio: il quale per lui inventò la squadra calcistica Atletico Van Goof. Per il resto, continuò a rimanere con le antenne molto ben sintonizzate sulle musiche del mondo, tanto che appena nel 2007 aveva fatto causa al gruppo inglese dei Coldplay accusandoli di aver plagiato, in «Clocks», la sua «Caviar and Champagne».

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Van Wood Quartet - Butta La Chiave

Van Wood Quartet - Butta La Chiave



Van Wood Quartet - Ci ciu ci (cantava un usignol)

Van Wood Quartet - Ci ciu ci (cantava un usignol)






Quando baciavo te bambina mia
quanta felicità e poesia.
Ci ciu ci, un usignol cantava allor
ci ciu ci la sua canzon al nostro amor


Ed or che son lontano a far fortuna,
sospiro quando in ciel appar la luna.
Ci ciu ci un usignol mi sento in cuor
ci ciu ci la sua canzon cantar ancor


E va, e va,
ci ciu ci il mio pensier lontano va
Perché, perché,
ci ciu ci con l'illusion ritornerei




Mi palpitava il cuor varcando il mare,
partivo e già sognavo di tornare.
Ci ciu ci un usignol cantava allor
ci ciu ci sembrava dir con te verrò


E quando più m'assal la nostalgia
della tua bocca e della terra mia,
ci ciu ci un usignol torna a cantar
ci ciu ci le pene mie per consolar

E va,
e va,
ci ciu ci il canto suo lontano va.
Perché, perché,
ci ciu ci ti posso dir che penso a te.
ci ciu ci io penso sempre a te
ci ciu ci io penso sempre a te