MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Finisce l'era Mazzi a Sanremo (quella volta che Ravera mi disse...) - di Marinella Venegoni

Una volta negli Anni Ottanta Gianni Ravera, patron incontrastato di quei Festival, mi confessò che spinto da innumerevoli polemiche e critiche, aveva deciso che a scegliere il vincitore fossero veramente, per una volta, i voti popolari che arrivavano come da regolamento, invece che lui in persona (e in sordina) come sempre. «L'anno di Tiziana Rivale, il 1983. Fu una meteora: la bravura non basta per durare, ci vuole preparazione, un progetto, personalità»: ricordo ancora le parole, avara confessione di un'epoca democristiana quasi disinvolta quanto questa, ma con un'educazione alla preservazione del potere che teneva conto anche della credibilità e della materia artistica.

Certo è un ricordo che fa senso anche oggi, quando le eventuali pastette vanno a esclusivo danno della manifestazione già più amata dagli italiani, riducendone a zero la credibilità e la formula, causando gesti mai visti in natura come la protesta dell'Orchestra del Festival per il secondo posto di Pupo&C.

Il metodo di votazione importato dalle belle faccette di Miss Italia si è rivelato sulla Riviera un clamoroso boomerang. Il direttore artistico Gianmarco Mazzi che pure ha scelto qualche bella canzone, si ritira senza gloria e lascia in eredità al prossimo patron - dopo soli 2 anni - un format di eclatante successo televisivo ma senza prospettive artistiche, che terrà sempre più lontani nomi e volti della canzone italiana di qualche spessore o importanza, cioè i non vincitori dei talent.

Ha vinto un ragazzetto spaurito, privo di carisma, al limite della sufficienza, seguìto da un volpone come Pupo con il decisivo talismano del Principe suo compagno di tv; in quanto a Mengoni, sarà pure un figo come dice Mina: ma pure lei fece gavetta per educare il suo talento brado, e nessuno la chiamò al Festival quando si faceva chiamare Baby Gate.

Era impossibile comunque non prevedere una simile deriva, alla luce della vittoria del primo «amicisiano», l'anno scorso. Bisogna vedere in quale conto sarà tenuta ora, dai dirigenti Rai, la materia artistica. Abbiam sperato in tanti che l'epoca anacronistica del Festival finisse, per poter entrare anche noi in Europa; sta a vedere che ci tira le cuoia proprio adesso che è di moda la musica popolare in tv.




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