MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Una Clerici inadeguata per un festival di canzoni appena appena sufficienti

Per venti minuti due grandi signori dello spettacolo come Paolo Bonolis e Luca Laurenti, autentici mattatori della passata edizione, traghettano il Festival nelle mani di Antonella Clerici, che si dimostra inadeguata, irritante, a tratti persino imbarazzante: "La giuria si è espressa? Ma cos'è? Una tromba? Un trombone?" Peggio di lei solo alcuni cantanti.
Ad aprire è Irene Grandi con una discreta canzone firmata da Francesco Bianconi. Sembra costruita con gli scarti di "Bruci la città", ma nonostante tutto è una delle migliori. Testo molto efficace e centrato, dove si auspica uno stretto legame con l'Universo senza scomodare la parola Dio.

Valerio Scanu, il più giovane dei Big, canta con voce ben impostata una canzone di stampo sanremese, ma il risultato è modesto. Non lascia il segno.

Toto Cutugno, non al meglio come performance vocale, canta un pezzo nella sua tradizione. Assolutamente scontato.

Arisa e le Sorelle Marinetti propongono un brano dal testo futuribile, ambientato nel 1987 con musica rétro. Una filastrocca orecchiabilissima, ma musicalmente alquanto gracile.

Nino D'Angelo con Maria Nazionale regala con "Jammo jà" un bel brano a tempo di lambada che mischia all'atmosfera dei vicoli partenopei le suggestioni della world music mediterranea. Sarà bocciato (provvisoriamente) dalla giuria demoscopica. Forse è la tematica a nuocergli, perché le interpretazioni erano state ineccepibili. Da tenere in evidenza per un Premio della Critica.

Marco Mengoni, che parte come favorito, convince fino a un certo punto. Ha una canzone d'amore dal testo per nulla innovativo. Sa cantare, ma tende a strafare. Canta con enfasi con la sua voce dall'ampio registro, molto influenzato dalle grandi cantanti soul-pop e aggiunge un tono inquietante che dà originalità ad una canzone davvero modesta. Al di sotto delle aspettative. Però si porta dietro la dote delle recente affermazione televisiva a X Factor. Al televoto, proprio come l'anno scorso, quando vinse Marco Carta (direttamente da "Amici") è affidata anche quest'anno buona parte del verdetto finale. Si spera che il podio non sia indecoroso quanto quello del 2009.

L'impresentabile trio composto da Pupo- Emanuele Filiberto e il pur bravo Luca Canonici finisce per essere un'irritante summa di banalità e luoghi comuni. Salutati da qualche fischio e da un tricolore sventolato in platea. Pupo, il peggiore dei tre.

Brutta scivolata delle Clerici con la sua filippica retorica e moralista per sfruttare ancora un poco la vicenda Morgan. Credo sia palese che a lei interessava solo ottenere qualche titolo di prima pagina in più per tentare di tenere alta l'attenzione sul "suo" Sanremo.

Frasi imbastite male e lettura di alcuni versi della canzone coronata da una frase di pessimo gusto: "Morgan, spero che tu e tutti quelli come te si possano ritrovare. Un abbraccio!"

Altra canzoni in gara. Il pezzo di Cristicchi probabilmente è più furbo del pastiche sarcastico che richiama un po' "La terra dei cachi" di Elio e le Storie Tese e fra citazioni di cronaca, gossip, video-ricatti, seni-rifatti e presidenzialismo mediatico, gratta gratta si potrebbe scoprire che dietro le maschere di Carla Bruni e Sarkozy si nascondono ben altri personaggi.

"Ricomincio da qui" di Malika Ayane è una delle cose migliori. Fascinoso brano, colto, firmato da Pacifico che trae spunto dalla celebre poesia di Prèvert "Dèjeuner du matin" . Personalmente non amo molto il timbro della Ayane, ma il brano non è sicuramente dozzinale.

Enrico Ruggeri presenta un testo semplice, poetico, ma non molto sostenuto musicalmente. L'esercizio gli era riuscito assai meglio in altre circostanze.

I Sonohra offrono una ballata rock melodica passabile. Niente di che. Solo ascoltabile.

Povia è molto furbo, ma anche pieno di sé, senza essere De Gregori o Guccini. Il pezzo è discreto, ma è difficile pensare che possa fare presa sul pubblico oltre Sanremo. C'era solo curiosità per la trovata annuale.

Irene Fornaciari e i Nomadi - Il mondo piange - Brano mid-time abbastanza ricco di melodia moderna scritto da Damiano Dattoli (l'autore di "Io vagabondo"), con il testo inconfondibile di Zucchero.
Duetto vocale tra due ugole super: quelle di Irene e del grande Danilo Sacco. In ogni caso non irresistibile.

Noemi - Per tutta la vita - Vincitrice morale di X Factor II Edizione, ha una buona voce, grinta e il suo primo album, che comprende il duetto con la Mannoia, è valido. Tematica già ascoltata. Le ferite d'amore fanno male un sacco e su di esse ci si può costruire una canzone, un romanzo, un film...Da primi posti.


Fabrizio Moro - Non è una canzone - Filastrocca rap sulla libertà. Testo per niente speciale, ma la musica un po' aiuta. Comunque inutile. Esce ogni febbraio per Sanremo e poi viene rimesso in naftalina fino all'anno successivo.