MUSICA




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La prima volta. Benedetta: sì, sposerei uno come lei

La prima volta. Benedetta: sì, sposerei uno come lei
«Canto con la voce di mia
madre Mina. Noi siamo uguali»
La figlia nel nuovo video: «L’idea è mia. L'ho convinta puntando sul suo amore per me, incondizionato»


MILANO — Sembra di tornare indietro di 30 anni. Benedetta Mazzini è il ritratto di mamma Mina. Vederla in un video in cui dalla sua bocca esce la voce della «signora della canzone» fa ef­fetto. Il clip è quello di «Adesso è facile», duetto fra Mina e Manuel Agnelli con gli Afterhours, da ieri in anteprima su corriere.it (in tv soltanto da lunedì). «Non è che io voglia assomigliarle, il fat­to è che siamo uguali. Se raccolgo i capelli poi...», dice Benedetta.

Nel video, diretto da Cosimo Alemà, Manuel e Benedetta sono nella stessa stanza d’albergo. Sempre assieme, ma alternativamente uno dei due è trasparente, come se non si dovessero mai incontrare. Il leader degli Afterhours canta le sue parti, Benedetta «interpreta» Mina. «All’inizio muovevo solo la bocca, ma il regista mi ha chie­sto di cantare veramente per rendere più reali le riprese. Più che imbarazzo ho provato grande ri­spetto e, come sempre quando ascolto la voce di mamma, emozione», racconta Mazzini jr. Com­mento di Mina? «Come ti sta bene quella voce!». Non deve essere stato facile convincere la stel­la a fare un video con veri interpreti. I suoi clip sono sempre stati di animazione. «Sembra che faccia apposta non solo a non farsi vedere, ma anche a non far sapere nulla della sua attività. Ho proposto questa idea non per egocentrismo, vo­levo far conoscere la canzone anche a chi guarda le tv musicali. Ho potuto fare leva sull’amore in­condizionato di mamma», racconta la figlia.

Il processo di convincimento è stato lungo. «A differenza degli altri che le chiedono le cose mil­le volte, fino a che lei non dice no, io so come prenderla. Le ho fatto la proposta e l’ho lasciata cadere. Ho aspettato un mese per sentirmi dire che non aveva ancora deciso. Alla fine ha dato l’ok. Per me è stata una comunione di affetti: voglio un bene smisurato agli Afte­rhours e adoro mamma». A tal punto che una volta ha dichiarato che si sarebbe sposata solo con un uomo con le stesse «palle» della madre. «È vero. È la persona più importante della mia vita, la mia migliore amica, fratello e sorella. È una delle persone migliori che ho conosciuto, le presento sempre i miei amici, sono 'innamora­ta' di lei», rilancia.

Essere figli d’arte, benedizione o maledizione? «Sono stata fortunata perché non faccio il suo la­voro. Credo che l’affetto che la circonda mi abbia risparmiato cattiverie, ma non ho mai avuto aiuti diretti. Penso che chi ha genitori famosi abbia dei vantaggi: se respiri quell’aria devi per forza diventare una persona in gamba». La rivoluzione rock di Mina l’ha propiziata lei. «Le avevo fatto conoscere la loro musica e nel ’96, quando ci fu un loro show in Svizzera, li invi­tai a casa nostra a Lugano», ricorda. Poi Mina fe­ce una cover di «Dentro Marilyn» e ora il duetto. È vero che ascolta tutte le canzoni che le manda­no anche autori sconosciuti? «Lavora tutti i giorni come una che timbra il cartellino — la descrive così Benedetta —. Però con passio­ne. Ha un cassetto dove conserva le cose più assurde, ma non accantona nulla perché dice sempre che non sai mai da dove può arrivare il colpo di genio. Vive sommersa di dischi che ascolta in cuffia o, quando è in studio, a volu­mi che neanche le band heavy metal».

La carriera di Benedetta ha incrociato cine­ma ( Tutti giù per terra, Panni sporchi ), teatro ( Bigodini con Platinette) e tv («Rock Café», «Festivalbar»). Dopo qualche anno di assenza è tornata nel 2009 con «X Factor - Il processo» (sabato su Raidue l’ultima puntata) e a marzo partirà «Africa Benedetta» sul canale satellita­re Nat Geo, documentario di viaggio in cui ac­compagna un personaggio in un safari. L’Afri­ca è una delle sue passioni: «Da una decina d’anni sono travel companion di una compa­gnia sudafricana». Cioè? «Accompagno turisti offrendo un servizio aggiuntivo a quello di ran­ger e guida. È una gioia far conoscere quei posti meravigliosi a chi non li ha mai visti», racconta. Sulla carta d’identità, quindi, che scriverebbe alla voce professione? «Vivo. Una volta avrei det­to attrice, ci credevo molto. L’Africa mi ha equi­librato. Oggi direi che sono felice di fare le co­se che mi fanno felice».


Andrea Laffranchi