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Ma Susan Boyle è davvero la rivincita dei brutti?

Ma Susan Boyle è davvero la rivincita dei brutti?

Per carità, Susan Boyle ha battuto ogni record. Il suo cd I dreamed a dream è il più venduto di tutti i tempi in Gran Bretagna alla prima settimana di pubblicazione. Più di Michael Jackson. O degli U2. O di Leona Lewis. In più è anche il più prenotato della storia di Amazon.com. Quattrocentodiecimila copie, mica bruscolini. Lei - tanto ormai lo sanno tutti - è la bruttina lanciata da Britain’s got talent, una sorta di talent show che in Gran Bretagna ha fatto ascolti da pacche sulle spalle e da paginate su tutti i rotocalchi. Oddio, gran parte del merito è proprio di Susan Boyle, un tipo timidissimo e sincero che una volta si è lucidamente definita “brutta come un garage”. In effetti. Però ha una gran voce, molto rotonda, intonata, forse azzardata sui registri acuti ma stentorea e ben definita. In questo cd canta un bel po’ di cover e forse le più riuscite, molto più di una anonima Cry me a river, sono You’ll see di Madonna e Wild Horses dei Rolling Stones. Anzi, ques’ultima è così bella che gli Stones hanno deciso di pubblicare di nuovo come singolo la loro versione originale. Dunque, un successo senza precedenti. Naturalmente i sociologi e i tuttologi si sono scatenati sui giornali, sui tg, alla radio, tutti a commentare e a spiegare per quale motivo una sconosciuta sia diventata un eroe nazionale in pochi mesi. Spiegazione ricorrente: è la rivincita del brutto. Susan Boyle è brutta ma è in testa alla classifica e quindi basta con le supervamp, addio alla chirurgia estetica, viva la bruttezza. In realtà forse non è così e Susan Boyle non è la rivincita dei brutti. E’ purtroppo l’eccezione che conferma la regola perché se fosse davvero la rivincita, nessuno perderebbe tempo a sottolinearlo. Susan Boyle sta avendo successo anche perché è brutta, non perché la sua voce batta tutto il resto. Indubbiamente è talentuosa, ha un timbro vivace ed espressivo. Ma ha anche una storia alle spalle che rafforza il personaggio e si adatta benissimo alla matrice televisiva. In un panorama scintillante di bellezze e vacuità, una donna di provincia che sappia cantare bene e prendersi poco sul serio è una rarità che richiama l’affetto del pubblico. E dall’affetto alla “sunpazeia” il passo è breve. Ma non diciamo che questa 48enne di Blackburn rappresenti la rivincita delle brutte: è offensivo per tutti, oltre che per lei. E’ solo la dimostrazione che, come a suo tempo nel circo Barnum, a vincere sono le eccezioni. Ma a durare nel tempo sono purtroppo solo gli altri. Vedremo.

Paolo Giordano

www.ilgiornale.it

Susan Boyle - You'll See

Susan Boyle - You'll See

Un fenomeno costruito a tavolino

Gli inglesi sono stati bravissimi a costruire questo fenomeno: alcuni siti britannici di musica hanno fatto le pulci alla partecipazione della Boyle al talent show arrivando alla conclusione che sia stato tutto pianificato.
Lei ha indubbiamente una bella voce anche se poco originale (ne ricorda molte altre) e certo un disco di cover non è un grande sforzo creativo: 'I dreamed a dream' -il suo album- è piuttosto banale, scontato e noiosetto, ma in questo momento è sufficiente per sconquassare le classifiche nel mondo.
Buon per lei.
Gab.

Re: Un fenomeno costruito a tavolino

La Boyle è perfettamente a suo agio in canzoni malinconiche come "Cry Me A River" o canzoni che sembrano degli inni come "Amazing Grace", anche se il suo approccio è suppergiù lo stesso di una buona corista in una chiesa. Non è altrettanto a suo agio quando dovrebbe svolgere il tema in chiave drammatica o dovrebbe spingere di più, mettere più pepe. Staremo a vedere se il personaggio creato a tavolino avrà sufficiente autonomia per arrivare ad un secondo disco e ad un terzo.

Re: Un fenomeno costruito a tavolino

LA DOMANDA E'
Quanto durera' il fenomeno Boyle???
Leona Lewis al momento e' un po' in ribasso
cosi' pure Alexandra Burke.
Ma sappiamo come sono molto bravi i discografici inglesi, a costruire personaggi e poi continuare anche a sostenerli se occorre.
Molto diversi i nostri discografici, anche perche il mercato italiano e veramnete asfittico, non possiamo fare un paragone con quello inglese.
VINCENT