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"Reality killed the video star" - Robbie, il panico oltre la siepe (storia d'una star che ha paura)

Robbie, il panico oltre la siepe (storia d'una star che ha paura) -
"Reality killed the video star", un bel disco pop

«Cos'avrei fatto, se non fossi diventato una popstar? Sarei diventato davvero grasso. E poi non ho diplomi, mia madre non sarebbe proprio contenta di me... mah, forse avrei venduto marijuana». Robbie Williams la butta così, in battuta, mentre affronta con sincerità disarmante una lunga chiacchierata per l'uscita di «Reality Killed the Video Star». Il nuovo album ha questo titolo pregnante che però, giura lui, non sottintende filosofie ed è solo un'idea che aveva da tempo: anzi, era addirittura una canzone che aveva scritto, perso e mai ritrovato. Ora che il disco è prodotto da Trevor Horn dei vecchi Buggles (la band che fece successo con il prequel, «Video Killed the Radio Star») l'idea gli è tornata. Finità lì. Tanto che non è nemmeno una title-track, e la brillante sequenza di 13 brani dei quali ha scritto i testi - ballate killer per grande orchestra, pezzi Anni Ottanta, un po' di elettronica, un rock-pop - parla di tutt'altro: degli egizi e di Michael Jackson, della disco e dei «famosi» come fenomeni. Con una puntina di sarcasmo che si rintraccia poi ogni volta che parla di sé, delle sue paure, dei terrori. Certo, Robbie Williams è una popstar. Ma che vita, e che pensieri.

Caro Robbie, lei è cattolico e nel singolo «Bodies» canta proprio di religione. E' anche praticante
«Sono stato allevato da cattolico, con i miei bravi sensi di colpa. Ma un giorno a casa a Los Angeles guardavo un documentario che rivelava come templi e simboli cristiani fossero appartenuti prima ad altre religioni. Mi è nato questo pezzo, l'ho messo nel disco perché è piaciuto ad Ayda, la mia fidanzata. Sono un cattolico un po' così, non vado più a messa, certo che in tempi difficili Dio può tornare comodo. Quando sono felice penso che non ci sia, da infelice dico: non si sa mai...».

Le riviste di gossip e musicali la scrutano e riportano ogni sua virgola: in questo ramo, gli inglesi sono tremendi. Lei ha una grande pressione su di sé ma dà l'impressione di essere indifeso. Non si è costruito un'armatura, ora che ha 35 anni?
«Sono imbarazzato da quanto sono fragile; mi è impossibile proteggermi. Tutto il mio potere se ne va quando mi presento in pubblico. Mi è difficile anche andare a parlare del disco. Gli inglesi? Ecco perché vivo all'estero: qui sto chiuso in casa a Chelsea, non esco mai, mai. Capisco perché George Michael ha inciso solo quattro album, e Morrissey ne incide uno ogni 7 anni».

Lei ha dedicato a Michael Jackson «Morning Sun». Un po' lo stesso panico, il vostro.
«Parlo con tante star. Tutti stanno a casa, e ci stava anche Michael. Ho capito il perché delle pillole tranquillanti e contro il dolore: ma per lui è stata una cosa lunga, per me è durata solo un paio di mesi. Per me, dal vivo, alcune volte andava bene, altre ero assalito da terrore: a Dublino, all'inizio dell'ultimo tour, c'erano 3 milioni e 600 mila persone che avevano comprato il biglietto; io ci pensavo e son salito in scena continuando a chiedermi: "Ma cosa sto facendo?". E per questo non vado in tour questa volta, per non finire ancora così».

Una delle voci più insistenti, è il suo ritorno nei Take That.
«Già, su questo mi massacrano. Diciamo così: mi piace il pop, e cerco sempre l'album impossibile. I Take That hanno fatto un disco facile e onesto, che mi è piaciuto: fanno una vita brillante, loro. Sono una gang. E io ero con loro, e ora sono solo. Diciamo che quel che mi interessa è la gang».

Lei è contento della sua vita, comunque?
«Ci sono lavori duri, c'è gente che non mangia. Mentalmente trovo difficile questo mio mestiere, anche se sono orgoglioso dei quasi 60 milioni di album venduti. Però, se guardi nell'abisso, poi l'abisso guarda te. Mi diverto con la mia fidanzata, ma è una vita vuota a pensarci bene. La gente poi, nel nostro ambiente, si prende troppo sul serio, dovrei farlo anch'io, ma sono solo canzoni. Ora la recessione manda tutti nel panico: e cercano di afferrare tutto, prima che tutto scompaia».

Come sarà, la vita d'artista quando i dischi scompariranno?
«Mio padre faceva l'enterteiner, si è ritirato dopo il mio successo ma non gli manca nulla. Non sono un uomo ambizioso, voglio solo tornare a Los Angeles dai miei cani. E poi sì, è vero, potrei sempre tornare in tour: dicono tutti che si ritirano ma poi non lo fanno, perché sennò non sanno cosa fare».


Marinella Venegoni
www.lastampa.it

Robbie William - Morning Sun - Reality Killed the Video Star - 2009 (Cd version)

Robbie William - Morning Sun - Reality Killed the Video Star - 2009 (Cd version)