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L'album di Michael Jackson - Il mejo del mejo, niente inediti

L'album di Michael Jackson - Il mejo del mejo, niente inediti

Nel torrente di musica jacksoniana che sta per riversarsi sul mercato prenatalizio, non attendiamoci troppe sorprese. Dopo il singolo «This is It» che si è rivelato solo un mezzo inedito, essendo già stato inciso dalla cantante Safire nel 1991 sotto il titolo «I Never Heard» (come ha confessato il coautore Paul Anka, chiedendo prontamente anche per questo giro il proprio 50 per cento di royalties), è la volta di «Michael Jackson's This Is It», che esce oggi solo in versione digitale, e più tardi in cd. E' un doppio album dedicato allo zoccolo duro dei fans, quelli ai quali non basterà la visione nei cinema di «This is It», in proiezione da domani per due sole settimane, né l'acquisto poi dell'omonimo DVD, da consumare in attenta adorazione, cercando di elaborare un lutto che è destinato ad alimentare i fatturati di una discografia alla quale servono ormai più i morti che non i vivi.

Alla fine della fiera, il primo dei due capitoli della nuova uscita post mortem è una specie di «il meglio del meglio di...» con le canzoni in scaletta nel film, in versione master originale. Contiene «I Wanna Be Startin' Something», «Jam», «They Don't Care About Us», «Human Nature», «Smooth Criminal», «The Way You Make Me Feel», «Shake Your Body», «I Just Can't Stop Loving You», «Thriller», «Beat It», «Black or White», «Earth Song», «Billie Jean», «Man in the Mirror» e per finire due versioni di «This is It»: quella ormai nota, con il già criticato coretto degli ex fratellini Jackson in sottofondo, e una più suadente con orchestra. Certo una scaletta magnifica se si trattasse della vivacità di un concerto live, e se si va indietro con la memoria alle meraviglie coreografiche che Michael Jackson riusciva ad esprimere nei suoi tempi d'oro, come accadde per esempio nel quadretto di «Smooth Criminal», con tutta la ricerca sui costumi d'epoca della Chicago dei gangsters, o con la flessuosa moonwalk in calzini corti bianchi e giacchina bluette scintillante durante «Billy Jean»; trattandosi però di un disco, sono tutti pezzi che gli appassionati hanno già probabilmente collezionato in tutte le salse e in più esemplari, dagli album originali fino alle raccolte uscite copiose nell'ultimo decennio.

Qualche elemento di curiosità in più, i non troppo volenterosi compilatori hanno introdotto nella seconda parte, con dei demo che rivelano alcuni felici, dimenticati momenti del Michaelino interprete: voce e chitarra in «She's Out of My Life», un pezzo non suo contenuto in «Off the Wall» del '79, nella quale si riscopre una grana di voce ancora autentica e non affettata, venata di soul; «Wanna Be Startin' Somethin'» da «Thriller», intrisa delle tipiche sonorità nervose degli Ottanta che permeano pure il demo successivo, «Beat It», dallo stesso album: qui si tratta più evidentemente della traccia di una prova generale, per la complessa vocalità richiesta, della quale si scoprono più vividamente i colori. Infine, le agili menti che conducono quest'operazione kolossal della memoria, sono andate a ripescare «Planet Earth», una poesia scritta e recitata dal povero scomparso pure durante una cerimonia alla Casa Bianca nel 1984: un inno accorato al nostro pianeta «che fluttua sopra una nuvola di polvere». Son passati venticinque anni, e si fluttua ahinoi sempre di più. Per i feticisti più duri, l'album cartaceo conterrà un libretto commemorativo di 36 pagine, con foto di Jackson durante le prove di un tour che doveva essere la sua rinascita e s'è trasformato invece in tomba.

Marinella Venegoni



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