MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Vecchi forever - di Mina - La Stampa 4.10.09

Vecchi forever - di Mina - La Stampa 4.10.09

Dovranno imparare. I bambini che nascono adesso dovranno imparare ad essere vecchi. A lungo. Per un tempo che sembra aumentare ad ogni respiro, ad ogni battito di ciglia. Per un tempo che potrebbe apparire, dopo una prima euforia, complesso e disagevole.

Vecchi forever. Cento anni e di più. È quanto sostiene l’analisi pubblicata sull’accreditata rivista scientifica Lancet, firmata Kaare Christensen, ricercatore dell’Ageing Research Centre della University of Southern Denmark, centro danese per gli studi sull’invecchiamento. La «grande Pandemia di sopravvivenza», come la chiama l’adorato Ceronetti, sta per abbattersi sul mondo senza possibilità di antidoti o vaccini. Ci vorrà del talento politico e sociale per accettarne l’impatto. Ci vorrà fantasia individuale per contrastarne gli effetti. Nessuno scienziato ha individuato terapie per lo stupore dell’uomo che continuerà a vedersi vivo invece che morto. Preparatevi da subito. A essere trasparenti, a tollerare il compatimento altrui, a non essere più giudicati per quello che è la vostra reale essenza, a dover ammettere che la vostra faccia non vi assomiglia più, a non essere più ascoltati, a sopportare quei sorrisetti di finta complicità, a essere un ingombro, a essere depredati di tutto, a far finta di essere amati.

Esistono, però, anche esempi opposti. Spulciando qua e là tra storie pubbliche o nascoste ci si può imbattere in rari casi di capacità di adattamento ad includere grandi vecchi in schemi famigliari virtuosi. Queste storie raccontano della vecchiaia come di una stagione dorata, calma, sorridente. Di una gioia essenziale, della devozione di figli dedicati, rispettosi, affettuosi. I vecchissimi di queste case e di questi casi riescono a desiderare che il tempo non abbia fine. Più di cento e più di duecento anni, per gustare amore e saperlo restituire ogni minuto, ogni secondo di una vita che sembrerebbe sempre troppo corta. Ma, indipendentemente dagli scenari possibili, abituatevi a non mantenere traccia della vostra mascolinità o femminilità. Oltre i cento anni diventerete tutti un po’ simili, come i neonati nella culla che si distinguono dal colore del camicino. Non è una minaccia, è una certezza scientifica. Il sopravvivere ad ogni costo può essere considerato un vizio paradossale. Non sarà più così. «Ma perché devo morire?» è una domanda che si perderà nel lieve desiderio di togliersi dalle palle.


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