MUSICA




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Un Bersani con i controfiocchi - "Manifesto Abusivo" è un top 2009

Un Bersani con i controfiocchi - "Manifesto Abusivo" è un top 2009

Con i suoi 39 anni che scoccano oggi - troppo pochi per essere il cantautore canonico, ma troppi per apparire un virgulto delle nuove leve - Samuele Bersani fa davvero specie a sé. Oggetto di culto in una rispettabile nicchia, è uomo con uno stile musicale e punti di vista che si riversano in opere attraversate da prospettive stravaganti. «Manifesto abusivo», che esce domani, è fra i cinque più notevoli album del 2009, in questo tempo che degli album si fa beffe (anche perché spesso nessuno li sa più fare). Musica assai curata, nel suo stile piano e sempre al servizio della parola comprensibile; testi che possono vivere felicemente di vita propria, Lucio Dalla e Pacifico coristi di lusso. Nella versione per iTunes, c'è «Il bombarolo» di De André, con squisito compagno il pianoforte di Stefano Bollani.
Caro Bersani, è rimasto quasi con il cerino in mano, nella musica d'autore che non produce più autori..

«Faccio un disco ogni 3 anni, ma ormai sembra un secolo. Io so far questo, gli album. Non son dato a spot o film, ma sono contento, anche mi costa un sacco, e ogni volta è un po' come ricominciare».

Lei si occupa qui molto della zona grigia delle coppie, lo stare insieme, il tradirsi o no: «Ho lavato nel lago lo spirito...il tuo corpo ha finito per essermi estraneo».

«Corrisponde un po' con la mia vita, al di là della partita Iva. Da dieci anni stiamo insieme, con la mia compagna, senza starci; ci siam lasciati per un anno, poi torna tutto come prima. E' un disco di confessioni, parlo dei sentimenti degli altri e di chi mi ha usato, perché pensa che scrivendo canzoni io possa pure dare consiglio».

Ma lei canta anche di ostelli a Guantanamo e di bed and breakfast nelle villette degli orrori: molto torva, la situazione di «Pesce D'Aprile».

«E' sul rapporto che abbiamo con le notizie. Si sta tutto televotizzando, se continua così fra Bersani e Franceschini si deciderà con il televoto».

Lei è di Cattolica, ma vive da 18 anni a Bologna, alla quale dedica un originale e problematico poemetto : «A Bologna è comodo avere poteri speciali/per schivare le armi da taglio e le me rde dei cani».

«"Bologna" è una delle mie più forti canzoni d'amore, dove davanti metto le cose che non sopporto più. Era il meglio del Paese, è una città grigia: vorrei rivederla sorridente».

Invece com'è cambiata la musica in questi tre anni di iato?

«E' cambiato tutto. Oggi chiedono l'autografo ai discografici che vanno ad "Amici": se siamo a pranzo con Rudy Zerbi, il presidente della Sony, chiedono l'autografo a lui».

Si sente frustrato, è per questo che canta Robinson Crusoe?

«Figurarsi, Robinson a me è servito perché volevo scrivere sulla sindrome generale da deriva, e lui non è uno da Isola dei Famosi. Vede, in un disco le parole sono un modo per rendere le canzoni tridimensionali: se non fosse importante, il testo, la musica lo ingurgiterebbe».

Uno squarcio sull'Italia?

«Vuol dire la nostra Albania? All'estero ci attaccano, e a dir quel che si pensa si corrono pure dei rischi: ma arrivando da una famiglia di comunisti ascolto più Fini che tanti altri, perché dice cose ovvie e normali. Allora mi danno del destrorso: l'Italia è cambiata negli ultimi anni, perché la sinistra non ha cercato di mostrarsi. Non sono qualunquista, solo faccio fatica a trovare delle idee che mi assomiglino. La parola solidarietà che ha riempito i temi delle nostre medie, dov'è finita? Attaccano i gay, le donne africane, i ragazzini aggrediscono senza motivi: è solo voglia di scaricare odio, come nei messaggi anonimi di You Tube».

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Samuele Bersani - Un periodo pieno di sorprese

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