In ottomila al concerto con Ray Cooper
Elton John a Milano emoziona
ancora i fan (e lo show diventa cd)
La dedica a un giovane ucciso perché gay
Elton John in concerto a Milano (Brandi)
MILANO - È salito sul palco in anticipo, poco prima delle 21. Il suo aereo personale lo aspettava a Linate per portarlo in Costa Azzurra. Elegante, meno eccentrico del solito, abito scuro e stola rosseggiante. Indomabile, il campione del pop-rock inglese Elton John si è esibito al Forum di Assago davanti a quasi ottomila spettatori. Esauriti i biglietti più cari da 170 euro, invenduti i popolari. La sequenza è quella ben conosciuta dai fan: «The One» con lunga coda strumentale, seguita da due reperti degli anni Settanta come «Sixty Years On» (struggente, da lui ha presentata affabilmente sottolineandone la vetustà), «The Greatest Discovery» e la più recente ballata-politica «Ballad of the Boy in the Red Shoes» (da «Songs from the West Coast» del 2001). E non mancano nella prima parte classici immortali e ben conosciuti dal pubblico come «Rocket-man», «Nikita», «Tiny Dancer» e «Your Song».
Colpisce ogni volta come i versi di Bernie Taupin in mano a lui perdano ogni verbosità e diventino canzoni scorrevoli ed eleganti saldandosi perfettamente alle melodie. E brani sempreverdi siano eseguiti con tale convinzione da acquistare la fragranza della novità. Nel crescendo del concerto si coglie poi il senso della sfida che Elton sostiene contro l'età (62 anni) e i limiti espressivi che essa comporta. Le dita sembrano ceppi grinzosi che si muovono però ancora agilissimi sui tasti del pianoforte, la voce si fa roca e rabbiosa mentre certi falsetti del passato non sono più praticabili. Eppure Elton John riesce a dispensare una tempesta di emozioni, e lui stesso prende forza dall’uragano che scatena e nel quale naviga esperto aggrappato alla barra del timone. Il pianoforte e la voce riempiono l'aria e la scena. Al punto che è difficile dire se l'apporto di alcuni suoni campionati nella prima parte e dell'invasivo e iperattivo percussionista Ray Cooper nella seconda aggiungano davvero qualcosa all'insieme.
Ray Cooper, coetaneo di Elton John, è un musicista spettacolare che ha lavorato con gente come Beatles, Rolling Stones e Who. E tantissimo con Elton John. La collaborazione in studio fra i due si è fermata nel ’95. Ma a sorpresa Ray Cooper è stato richiamato in servizio per questo minitour europeo. Con la sua irruzione in scena a metà concerto con un vistoso armamentario di percussioni l'atmosfera cambia, diventa meno classica. Elton John appare molto compiaciuto della presenza dell'antico amico e collaboratore, anche se brani come «Funeral for a Friend» o «Sorry Seems to Be the Hardest Word» e ancor più «Honky Cat» assumono dimensioni sonore cui il pubblico di Elton John non è abituato. Fra i momenti più suggestivi la presentazione del brano «American Triangle»: «Undici anni fa nel Wyoming un ragazzo fu ucciso nel modo peggiore perché era gay. Il suo nome era Matthew Shepard. Quando accadde rimasi sconvolto, indignato e volli scrivere una canzone su un delitto inutile, senza senso, motivato solo dall’orientamento sessuale di un essere umano». Dal concerto verrà ricavato un «instant cd» fra poco in vendita.